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Cern: è anche una questione politica

Il rivelatore dell'antimateria, realizzato da un'équipe di Zurigo, è un progetto piccolo ma importante (Cortesia ATHENA/CERN)

La cittadella della fisica delle particelle è in difficoltà.

La costruzione del nuovo acceleratore di particelle LHC (Large Hadron Collider) ha “sforato” i preventivi di 800 milioni di franchi.

LHC: un gioiello costoso

Quello che avrebbe dovuto essere il gioiello del CERN verrà inaugurato con due anni di ritardo, nel 2007, ed è diventato l’incubo degli amministratori del grande ente di ricerca.

Tutto ciò è conseguenza della malattia che affligge la moderna fisica delle particelle: la tendenza a realizzare esperimenti sempre più grandi e costosi, che richiedono investimenti importanti e la collaborazione di centinaia di ricercatori.

Origini

Il CERN, fondato nel 1953, era nato appunto come tentativo da parte delle nazioni europee di arrivare insieme a produrre risultati che non sarebbero state alla portata di ognuna di esse presa singolarmente.

In quasi 50 anni di storia, da Ginevra sono arrivati risultati importantissimi, fra le sue fila è emerso un congruo numero di Premi Nobel e al mondo esterno sono giunte importanti applicazioni tecnologiche (non dimentichiamo che il World Wide Web è stato inventato proprio al CERN).

Ora però il meccanismo sembra essere cresciuto al di sopra delle proprie possibilità, e forse LHC, progettato espressamente per scovare l’elusivo bosone di Higgs, è stato un passo troppo lungo per la gamba del CERN.

In bilico tra passato e futuro

All’interno della comunità dei fisici sperimentali serpeggia un po’ di malumore, specialmente fra coloro che lavorano al di fuori del progetto di LHC. Qualcuno si lascia scappare perfino che “ormai il CERN coincide con la caccia al bosone di Higgs”.

In queste difficoltà, economiche è politiche, è recente la notizia che il personale del Centro verrà tagliato di almeno 600 unità. È diffusa la frustrazione, soprattutto fra i giovani studiosi che si barcamenano fra borse di dottorato e di post-doc e che sono consapevoli che difficilmente a Ginevra troveranno un posto fisso.

Perciò in questi anni dal CERN non si attendono grandi scoperte. Ecco quindi che tutto fa brodo. Anche ATHENA, con il suo antidrogeno nella trappola di ricombinazione. Che non porterà un Premio Nobel a breve termine, che avuto bisogno di un contributo economico determinante dal Giappone per esistere, ma che almeno dimostra che a Ginevra si fa ancora qualcosa.

Marco Cagnotti

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