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Cervino di nuovo aperto

Migliaia gli alpinisti che ogni anno scalano il Cervino. Toni Mohr, photo.zermatt.ch

Cervino nuovamente libero per le scalate dopo quattro giorni di chiusura per una frana provocata dal ghiaccio che si sta sciogliendo.

Il caldo eccezionale che imperversa da giugno sulla Svizzera e l’Europa, sta mettendo a dura prova anche l’ecosistema dell’arco alpino.

Cervino riaperto sabato agli alpinisti dopo quattro giorni di chiusura per la frana staccatasi a 3.400 metri sopra il livello del mare.

Le guide di Zermatt hanno securizzato la zona dell’Hörnli-Grat, dalla quale si è staccata la frana, stimata in un migliaio di metri cubi di roccia.

Il luogo è soggetto da anni a scariche di rocce. Lo sanno bene le guide alpine locali, che hanno dovuto più volte modificare il tracciato delle ascensioni proprio per evitare il pericolo.

Imputato il caldo

Le temperature superiori di 6-7 gradi centigradi rispetto a quelle della media pluriennale hanno sciolto la neve in altitudine.

Il masso di roccia precipitato dall’Hörnli-Grat era “incollato” alla montagna da neve e ghiaccio depositatesi in una fessura del minerale.

Il geologo cantonale vallesano Jean-Daniel Rouiller ne è convinto: “Neve e ghiaccio agiscono come una specie di cemento naturale, che si scioglie per l’eccezionale ondata di caldo registrata anche alle altitudini più elevate.

Disgelo ad alta quota

Sulle vette, con il surriscaldamento dell’atmosfera le zone abitualmente gelate, e che trattengono sassi e terreno, sono confrontate col fenomeno del disgelo.

Un pericolo che si può manifestare in qualsiasi settore del massiccio alpino, secondo Jean-Daniel Rouiller.

In montagna il disgelo non causa soltanto il ritiro dei ghiacciai, ma anche un fenomeno meno spettacolare e molto più pericoloso per le comunità che vivono a valle: lo scioglimento del permafrost, la porzione di sottosuolo che per tutto l’arco dell’anno resta ghiacciata.

Il permafrost delle alpi

Nei terreni alpini, il permafrost può avere uno spessore compreso tra alcuni metri ed oltre cento, con temperature oscillanti tra pochi decimi e vari gradi sotto lo zero, ed è un fattore fondamentale per la stabilità dei terreni.

In Svizzera i primi studi sistematici sul permafrost sono iniziati negli anni Settanta.

Nel 1987 per la prima volta sul Piz Corvatsch, vicino a St. Moritz nel canton Grigioni, un gruppo di ricercatori dell’Istituto d’idrologia e glaciologia del Politecnico federale di Zurigo ha installato una stazione di misurazione per osservare i mutamenti della temperatura del sottosuolo.

Misurazioni analoghe e studi specifici vengono effettuati regolamente da un decennio nelle Alpi grigionesi ed in quelle vallesane.

Secondo uno studio del Fondo nazionale svizzero per la ricerca, entro i prossimi 50 anni, in presenza di un innalzamento di 1 o 2 gradi centigradi della temperatura media, il limite altimetrico del permafrost s’innalzerà tra 200 e 750 metri (contro i 150-250 metri d’ascesa dalla fine della piccola era glaciale ad oggi).

swissinfo e agenzie

6-7 gradi centigradi, la temperatura in più registrata in giugno in Svizzera rispetto alla media pluriennale
100 metri ed oltre, la profondità del permafrost nelle alpi
200-750 metri, le previsioni d’innalzamento del limite altimetrico del permafrost nei prossimi 50 anni ed in presenza di un aumento della temperatura media di 1-2 gradi centigradi

Montagne che friggono ed alpinisti in pericolo per l’eccezionale ondata di caldo che da giugno si abbatte sulla Svizzera e sull’Europa.

Il Cervino, uno dei simboli della Svizzera, è stato vietato alle scalate per quattro giorni, dopo una frana staccatasi martedì a 3.400 metri d’altitudine.

Ad alta quota, con il surriscaldamento dell’atmosfera le zone abitualmente gelate, sono confrontate col fenomeno del disgelo, che non causa soltanto il ritiro dei ghiacciai, ma anche lo scioglimento del permafrost, la porzione di sottosuolo che per tutto l’arco dell’anno resta ghiacciata.

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