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Christian Levrat alla testa dei socialisti

Il nuovo presidente era il solo candidato alla successione di Hans-Jürg Fehr Keystone

Come l'Unione democratica di centro, anche il Partito socialista (PS) ha eletto sabato un nuovo presidente. Il friburghese Christian Levrat subentra allo sciaffusano Hans-Jürg Fehr.

Durante il congresso straordinario, i socialisti hanno dibattuto soprattutto delle sfide che attendono il partito dopo la sconfitta subita in ottobre. Nel mirino anche i bonus “indecenti” di alcuni top-manager.

Davanti ai delegati riuniti sabato a Basilea, il neopresidente del Partito socialista, il consigliere nazionale (deputato) friburghese Christian Levrat, si è impegnato a valutare le conseguenze sociali di ogni progetto di legge e a combattere “qualsiasi progetto di smantellamento, qualsiasi violazione dei principi di uguaglianza e di solidarietà che sono la base del nostro impegno militante”.

Per vincere le elezioni federali del 2011, ci vuole “un’immagine chiara e comprensibile”, ha detto Levrat, eletto all’unanimità. A suo avviso, il PS deve dimostrare di battersi per una Svizzera più sociale basata su tre pilastri: giustizia sociale, politica climatica e apertura al mondo.

“Lo scorso ottobre abbiamo subito la peggior sconfitta elettorale del dopoguerra”, ha dichiarato il consigliere nazionale. Il PS ha “commesso errori nella campagna” e non è riuscito ad imporre i suoi temi.

Per Levrat, il partito “ha accettato di trasformare le elezioni federali in plebiscito per uno o l’altro dei consiglieri federali”. Ma le cause della sconfitta sono più profonde, secondo il neopresidente. Il PS “ha troppo spesso dimenticato che un partito di sinistra può sopravvivere solo a condizione di essere anche un movimento sociale”.

Battersi per l’uguaglianza

Un’opinione condivisa anche dal suo predecessore. Secondo il presidente uscente Hans-Jürg Fehr, i temi sui quali il PS deve battersi sono l’uguaglianza fra donne e uomini, una più giusta ripartizione delle ricchezze, la protezione del clima e il diritto di voto e di eleggibilità per gli stranieri.

Le “visioni” del partito dovrebbero essere l’adesione all’UE, l’introduzione dell’orario continuato nelle scuole, il pensionamento flessibile e una Svizzera senza centrali nucleari, ha aggiunto. Ma “la grande visione” resta la democratizzazione del potere economico.

Nel suo ultimo discorso in veste di presidente, Fehr ha invitato i socialisti a proteggere “l’eredità del movimento operaio” dagli attacchi dei reazioni neoliberisti”.

Le conquiste socialiste, come lo Stato sociale, la ripartizione equa del benessere e le relazioni di partenariato nel mondo del lavoro, sono sempre più prese di mira. “È nostro dovere impedire che il 20esimo secolo socialdemocratico venga relegato nel dimenticatoio”, ha detto il consigliere nazionale. “Non abbiamo il diritto di tradire la nostra eredità”.

La cooperazione con i sindacati fa parte di questa eredità. Hans-Jürg Fehr costata però con disappunto che “c’è gente nel partito che si diverte a distanziarsi da essi”. Un atteggiamento, a suo avviso, suicidario.

“Bonus indecenti”

Ad Hans-Jürg Fehr ha fatto eco la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, secondo la quale per il PS la “madre di tutte le battaglie è la lotta contro le disuguaglianze”.

La consigliera federale ha denunciato i “bonus indecenti” concessi ad alcuni manager.

“La mondializzazione genera spontaneamente una crescita delle disuguaglianze nei paesi sviluppati”. In Svizzera non tutti traggono profitto allo stesso modo. “Molti vedono il loro reddito erodersi mentre altri ricevono bonus indecenti”. “Ci sono banche che perdono miliardi e i loro presidenti rimangono in carica mentre le relazioni di lavoro diventano flessibili”, ha dichiarato Micheline Calmy-Rey.

La votazione di domenica scorsa sulla fiscalità della piccole e medie imprese ha permesso al PS di prendere posizione. “Non potrà essere raggiunta nessuna soluzione nelle future riforme fiscali senza il sostegno e l’accordo dei socialisti”, ha aggiunto.

Tre no il primo giugno

Nel corso del congresso, i delegati hanno pure preso posizione su tre oggetti in votazione federale il prossimo primo giugno.

I delegati hanno nettamente respinto le due iniziative dell’UDC “per naturalizzazioni democratiche” e “sovranità del popolo senza propaganda di governo”, nonché il controprogetto del parlamento a quest’ultima iniziativa.

Per il PS le votazioni sulle naturalizzazioni, che l’UDC chiede di ristabilire, sono arbitrarie e discriminatorie. Quanto all’altra iniziativa, che intende vietare alle autorità federali di informare in merito ad una votazione, i socialisti ritengono al contrario che il governo abbia il dovere di ragguagliare i cittadini.

swissinfo e agenzie

Alle elezioni federale di ottobre 2007, i socialisti hanno raccolto il 19,5% dei suffragi contro il 23,3% nelle precedenti elezioni (2003).

Secondo partito in Svizzera per numero di elettori, ma minoritario in governo e in Parlamento, il PS è costretto ad autentiche acrobazie tra l’opposizione e la collaborazione con i partiti borghesi.

Sul piano federale, il PS conta attualmente due ministri – la ginevrina Micheline Calmy-Rey (Dipartimento federale degli Affari esteri) e lo zurighese Moritz Leuenberger (Dipartimento federale dei Trasporti, Energia, Ambiente e Comunicazioni) – 43 deputati e 9 senatori in parlamento.

Per garantire un migliore coordinamento e una maggiore rappresentazione delle varie tendenze del partito, il PS ha deciso di cambiare gli statuti relativi alla vicepresidenza e attribuire questa carica a cinque persone (finora erano due).

Oltre alla consigliera nazionale (deputata) basilese Silvia Schenker, che già ricopriva la carica, sono stati eletti i deputati Marina Carobbio (Ticino), Pascale Bruderer (Argovia), Jacqueline Fehr (Zurigo) e Stéphane Rossini (Vallese).

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