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Cieli europei sicuri per la Svizzera

Le missioni dei caccia svizzeri sono molteplici Keystone

Grazie ad accordi firmati con Francia e Italia, la Svizzera è entrata a far parte dello spazio aereo europeo meglio organizzato e più sicuro.

Accordi bilaterali simili sono in discussione anche con Austria e Germania. Permetteranno alle forze aeree di penetrare, in caso di urgenza, nello spazio aereo del paese vicino. Proibito però fare fuoco.

Dal 11 settembre 2001, gli aerei-caccia svizzeri sono sul chi vive. Sollecitati, possono infatti decollare per intercettare qualsiasi aereo sospetto nello spazio aereo nazionale.

La paura più grande è quella di vedere un aereo civile in mano ai terroristi e successivamente trasformato in un’arma. Un’arma che, vista la sua rapidità, può passare da uno spazio aereo all’altro in una manciata di minuti. Inevitabile quindi l’esigenza di collaborare fra paesi.

“In un settore così sensibile – scriveva il governo nell’autunno del 2004 – il nostro Paese non può rappresentare una breccia aperta in uno schermo di sicurezza”. L’urgenza di prendere dei provvedimenti era pertanto manifesta.

Nel novembre del 2004 con la Francia e successivamente nel febbraio del 2005 con l’Italia, la Svizzera ha siglato degli accordi nel campo della “cooperazione in materia di sicurezza aerea contro le minacce aere non militari”.

Gli accordi, firmati su esplicita richiesta dei due paesi, sono illimitati nel tempo ma possono essere denunciati.

In arrivo accordi con Germania e Austria

Soluzioni simili- fa sapere Simon Pluess, supplente del capo del servizio giuridico delle Forze armate – sono attualmente in discussione con le forze aeree della Germania e dell’Austria. Con Berlino, tuttavia, il dossier si è arenato.

La legge svizzera sulla sicurezza aerea che autorizza l’esercito ad abbattere un aereo civile nelle mani dei terroristi, è stato giudicato incostituzionale dalla giustizia tedesca.

Per quanto riguarda l’Austria, gli scogli sono altri: le elezioni previste in autunno e la presidenza austriaca dell’Unione europea, ritardano la prosecuzione dei negoziati. “Al momento – sintetizza Pluess – è impossibile fornire delle scadenze”.

Detto questo è pur vero che nei cieli europei si sta progressivamente organizzando e costituendo una fitta rete di sicurezza; una conferma in tal senso giunge anche dal luogotenente colonnello EMG Claude Meier, rappresentante delle operazioni nel corso dei negoziati.

“La realizzazione di una rete sicura è l’obiettivo principale. Non facendo parte né della NATO, né di un’altra organizzazione di sicurezza – annota il militare – gli accordi bilaterali sono indispensabili per migliorare la sicurezza”.

“Una maglia allentata nella rete di sicurezza dei cieli europei sarebbe semplicemente difficile da giustificare”.

Sovranità nazionale

Concretamente, gli accordi firmati con Francia e Italia e gli altri due imminenti, scolpiscono nel marmo la cooperazione in materia di sicurezza aerea. Facilitano, inoltre, lo scambio sistematico di informazioni migliorando nel contempo la capacità di intervento.

“Un caccia svizzero – spiega Simon Pluess – può inseguire in Italia un aereo civile nella mani dei terroristi, ma in nessun caso ha il diritto di fare fuoco in territorio italiano”.

La sovranità nazionale resta infatti la pietra miliare di tutto il sistema di sicurezza. Nel caso in cui un aereo sospetto volasse spedito verso l’Italia, le autorità della Penisola verrebbero immediatamente informate da quelle elvetiche.

Spetterebbe poi agli italiani chiedere alle forze aere svizzere di proseguire con le previste misure di polizia dei cieli anche in territorio italiano. In questo caso, passata la frontiera, i caccia svizzeri passerebbero sotto controllo operativo italiano.

Possibilità di intervento

“L’intervento può spingersi fino a colpi di intimazione. In nessun caso – precisa Claude Meier – possono venire esplosi dei colpi di distruzione, possibili solo con mezzi di intervento nazionali e unicamente in territorio nazionale”.

“Dall’angolatura svizzera questa cooperazione è molto interessante, viste anche le dimensioni esigue del territorio. Per agire – osserva il graduato dell’esercito – è bene essere avvertiti prima che l’aereo sospetto varchi lo spazio aereo elvetico”.

Collocare un aereo nella categoria dei casi ambigui o sospetti dipende comunque dalla situazione concreta e dalla configurazione geopolitica del momento.

Polizia dei cieli

Ma il fatto è che i caccia svizzeri spiccano il volo “più volte all’anno per intercettare movimenti anormali – spiega Jürg Nussbaum, responsabile della comunicazione delle forze aeree – un po’ come la polizia sulle autostrade”.

Potrebbero per esempio distruggere un aereo civile che avesse preso di mira Palazzo federale?

“E’ vietato colpire un aereo civile se non c’è uno stato di urgenza o una necessità di legittima difesa. Non esiste – sottolinea Simon Pluess – una procedura di decisione definita che permetta di sparare su un aereo che punta su Palazzo federale. In principio spetta al pilota valutare la situazione: urgenza o legittima difesa?…”.

swissinfo, Pierre-François Besson
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

Gli accordi bilaterali per la cooperazione nel campo della sicurezza aera tra Svizzera e Francia, risalgono al vertice del G8 che sé tenuto a Evian nel 2003. Con l’Italia un simile accordo è stato siglato in occasione dei Giochi Olimpici di Torino

Le forze aeree controllano i cieli 24 ore su 24 e sono pronte ad intervenire in qualsiasi momento.

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