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Cinema che salta all’occhio

Lo svizzero Eric Bergkraut presenta a Nyon "Coca-La Colomba di Cecenia". Visions du Réel

La complessità del mondo viene tradotta in immagini al Festival del film "Visions du Réel", in programma a Nyon dal 18 al 24 aprile.

L’undicesima edizione della rassegna di documentari rispecchia una grande diversità di generi, storie e punti di vista.

«Il nostro festival si oppone alla concezione neo-liberista secondo cui siamo tutti abitanti del medesimo villaggio globale», afferma Jean Perret, responsabile della rassegna cinematografica “Visions du Réel” (Visioni del reale). «A suo parere, «questa visione del mondo è menzognera; il cinema mostra fino a che punto gli altri sono profondamente diversi da noi».

La diversità dei generi, delle storie, dei punti di vista, l’occasione di dibattiti e la presentazione di particolari tematiche: sono queste le caratteristiche che rendono diverso l’appuntamento di Nyon (Canton Vaud).

«Desideriamo lasciar spazio ad un’altra dimensione temporale, ossia quella dei cineasti che dedicano settimane, mesi, persino anni per raccontare una storia, proporre una riflessione. “Visions du Réel” si accosta a questi tempi che si discostano dal frenetico flusso audiovisivo».

Uno dei tre appuntamenti maggiori

Anche quest’undicesima edizione non fa eccezione alla regola: “Visions du Réel” mira infatti all’eccellenza. Tuttavia, il festival – che costituisce insieme a Locarno e Soletta uno dei tre momenti più importanti dell’anno cinematografico svizzero – rifiuta l’etichetta di rassegna riservata agli esperti del cinema documentario (o «del reale», come si preferisce chiamarlo a Nyon).

«Ci rivolgiamo ad un vasto pubblico e il nostro ruolo è riconosciuto», assicura Jean Perret. Lo scorso anno, alla manifestazione hanno assistito 25’000 spettatori. Per questa edizione, le scommesse sono aperte.

In totale, saranno presentate 143 pellicole, di cui 25 nel concorso riservato alle opere prime (“Regards neufs”, Sguardi nuovi) e 18 in quello internazionale. In quest’ultima sezione, i titoli «Massaker», «Exit» e « Petits morceaux choisis» (Piccoli pezzi scelti) costituiscono tre esempi della diversità delle opere in gara.

In «Massaker», sei soldati – carnefici a Sabra e Chatila (1982) – raccontano nei dettagli i massacri compiuti. «Una violenza insopportabile, un film che pone anche la questione etica di stabilire fino a dove si può ascoltare l’orrore», afferma Jean Perret.

«Petits morceaux choisis», del francese Radovan Tadic, propone una riflessione sulle culture giapponese e occidentale e in particolare sull’importanza attribuita ai dettagli, ai più piccoli elementi, caratteristica della società nipponica. Jean Perret lo definisce «un’opera appassionante, che offre delle piste di riflessione su ciò che costituisce la differenza tra le due culture».

«Exit», che prende il nome dall’Associazione per il diritto di morire con dignità, è una pellicola realizzata dallo svizzero Fernand Melgar. Essa getta uno sguardo lucido e senza sentimentalismi sulle persone che decidono di morire.

Numerosi film svizzeri

Tre nella competizione internazionale, numerosi anche nelle altre categorie, i film elvetici hanno nuovamente diritto ad una selezione particolare (“Helvétiques”) che rispecchia la ricca produzione attuale (con nomi quali Erik Bergkraut, Pierre-Yves Borgeaud, Marcel Schüpbach, Richard Dindo).

Un’altra tradizione del festival è quella degli ateliers, ottima occasione per analizzare l’opera di un regista in sua compagnia. Questa edizione riserva l’incontro con i rappresentanti di due generazioni e due culture: il francese Nicolas Philibert («Être et avoir») e il tailandese Apichatpong Weerasethaku («Tropical Malady»).

Per tutto l’anno, “Visions du réel” sostiene unitamente alla Confederazione anche lo “Swiss Palestinian Encounters”. Questo programma di scambio incoraggia i palestinesi a parlare delle proprie vicende attraverso le immagini: cinque loro pellicole saranno presentate a Nyon, prima di circolare in Palestina.

Il giorno precedente la proiezione, è previsto un incontro con alcuni giovani cineasti israeliani provenienti da una zona proletaria e povera nel sud del paese, vicino alla striscia di Gaza palestinese.

Jean Perret spiega che si tratta di una semplice coincidenza… Ma si potrebbe benissimo interpretarla come un’ulteriore prova della complessità del mondo.

swissinfo, Pierre-François Besson
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

L’11esima edizione del festival “Visions du Réel” si tiene a Nyon (località situata tra Losanna e Ginevra) dal 18 al 24 aprile.
Saranno proiettati 143 pellicole in rappresentanza di 31 paesi (selezionati su un totale di 1500 proposte)
17 films sono in lizza per il concorso internazionale, 25 per la sezione opere prime
si attendono circa 1’100 professionisti e giornalisti insieme ad un pubblico numeroso (lo scorso anno 25’000 spettatori)

Nel corso degli anni, il Festival “Vision du Réel” è diventato un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati ed i professionisti del cinema documentario europeo.

Organizzata in Romandia, ma molto seguito anche dai germanofoni, la rassegna ha anche l’obiettivo di favorire l’incontro tra la lingua tedesca e quella francese, a livello svizzero ed europeo.

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