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Solo rammarico per il freno all’immigrazione dall’UE

Richard Jones ha assunto dall'inizio del 2012 l'incarico di ambasciatore dell'UE per la Svizzera e il Liechtenstein Keystone

L'ambasciatore dell'Unione europea a Berna deplora la decisione del governo svizzero di limitare per un anno la libera circolazione delle persone con l’UE. Secondo Richard Jones, i Ventisette non intendono però adottare contromisure.

Il governo svizzero ha deciso mercoledì di applicare la cosiddetta clausola di salvaguardia, prevista dagli accordi conclusi con l’UE, che permette di limitare la libera circolazione delle persone verso la Svizzera. Secondo il rappresentante dei Ventisette a Berna, questa misura è ingiustificata, tenendo conto tra l’altro della situazione economica in Svizzera.

Per Richard Jones, la Svizzera ha tratto finora grandi vantaggi dalla libera circolazione delle persone in Europa. La decisione del governo elvetico giunge nel mezzo di importanti colloqui esplorativi tra Berna e Bruxelles. I Ventisette premono per riaprire dei negoziati su alcuni dossier importanti, come quello della fiscalità.

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Bisogna porre un freno all’immigrazione?

Questo contenuto è stato pubblicato al Già un anno fa, il Consiglio federale ha invocato la clausola salvaguardia per i cittadini provenienti dagli otto nuovi membri dell’Unione europea. I sostenitori di tale intervento ritengono che il governo debba dare un chiaro segnale per mostrare che prende sul serio le preoccupazioni della popolazione. I suoi detrattori deplorano invece le possibili conseguenze negative…

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swissinfo.ch: Il governo svizzero ha deciso di far ricorso alla clausola di salvaguardia per frenare la crescente immigrazione di persone dall’UE. Come reagisce?

Richard Jones: L’UE deplora questa decisione. Non la consideriamo giustificata, tenendo conto della situazione economica oggettiva in cui si trova la Svizzera. Assieme alla Svizzera ci stiamo dirigendo verso una completa libera circolazione delle persone a partire dall’anno prossimo. Questa decisione, adottata a così breve scadenza, sembra quindi andare in senso opposto.

Riteniamo problematica anche la modalità della decisione, in particolare la distinzione tra due gruppi di Stati membri dell’UE: un gruppo di 8 paesi e un gruppo di 17. Questa sorta di differenziazione tra due gruppi di paesi non è prevista nel trattato concluso con la Svizzera e si scontra con uno dei principi fondamentali del funzionamento dell’UE: formiamo un’unione, siamo uniti e non facciamo alcuna differenza tra gruppi di Stati membri.

swissinfo.ch: Ma adesso le misure si applicano a tutta l’UE ad eccezione di Romania e Bulgaria – quindi non c’è discriminazione …

R.J.: Sarebbe altra cosa se i dati sull’immigrazione fossero sommati, tenendo conto globalmente di 25 paesi. Ma il governo svizzero non ha operato in questo modo e quindi non possiamo condividere la sua posizione.

Il governo svizzero ha deciso mercoledì di applicare la cosiddetta clausola di salvaguardia, prevista dagli accordi bilaterali conclusi tra la Svizzera e l’UE.

Questa clausola permette di limitare la libera circolazione delle persone verso la Svizzera, quando il numero di permessi di soggiorno e di lavoro supera di almeno il 10% la media degli ultimi tre anni.

Nel maggio 2012, il Consiglio federale aveva già attivato la clausola di salvaguardia per 8 dei 10 paesi che avevano aderito all’UE nel 2004:  Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania.

La misura decisa mercoledì dal governo – che verrà introdotta a partire dal 1° giugno e avrà una durata limitata ad un anno – concerne gli altri 17 membri dell’UE.

swissinfo.ch: Lei ha citato la situazione economica in Svizzera, ma non va dimenticata neppure la situazione politica. Questa decisione serve anche a dimostrare alla popolazione che si sta facendo qualcosa per frenare l’immigrazione.

R.J.: Non spetta a me commentare il dibattito politico tra la popolazione e il governo svizzero. Noto però che ci troviamo nell’ultimo anno del periodo di transizione previsto dal trattato sulla libera circolazione delle persone. E siamo d’accordo sul fatto che, al termine del periodo di transizione alla fine di maggio, il trattato non prevede più misure di salvaguardia. Vorremmo quindi prepararci piuttosto per questo periodo.

swissinfo.ch: È possibile che l’UE adotti misure analoghe contro la Svizzera – limitando il numero di cittadini elvetici che possono vivere e lavorare nell’UE?

R.J.: Il trattato non prevede questa possibilità. L’accordo permette alla Svizzera di introdurre delle misure contro i 25, ma non la possibilità per l’UE di adottare a sua volta dei provvedimenti.

Più significativamente, la libera circolazione delle persone è assolutamente importante per l’UE e fornisce un grande contributo al nostro sviluppo economico. Il fatto che abbiamo così tanti cittadini svizzeri che vivono e lavorano negli Stati membri è estremamente utile sia per noi che per la Svizzera. Credo che sarebbe quindi un po’ strano, se non continuassimo a seguire questa strada.

Può sembrare un po’ impertinente, ma da parte nostra non facciamo differenza tra gruppi di cantoni …

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La Svizzera mette un freno all’immigrazione europea

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swissinfo.ch: La decisione del governo svizzero rischia di complicare le discussioni su altri dossier, ad esempio sul segreto bancario?

R.J.: A livello istituzionale si tende sempre a giudicare ogni dossier in base ai propri meriti e non a mescolare mele e pere.

La mia unica riserva è che non sappiamo come verrà percepita questa decisione dai singoli Stati dell’UE. Per finire ogni nuovo accordo deve essere approvato da tutti i paesi membri. Sorge quindi un punto interrogativo.

swissinfo.ch: Un numero considerevole di persone in Svizzera vuole un tetto all’immigrazione. Come spiegare loro che si sbagliano?

R.J.: La libera circolazione delle persone è stata una storia di grande successo per la Svizzera. Ha contribuito in modo notevole al suo successo economico degli ultimi anni e rappresenta una delle ragioni che permettono alla Svizzera di ben figurare in un momento molto difficile per l’economia mondiale. Ultimo motivo, ma non meno importante: la libera circolazione delle persone aumenta la libertà personale di tutti noi.

Detto questo, ci sono delle difficoltà, che vanno di pari passo con tale sviluppo economico. Dovrebbe quindi esserci una discussione su queste difficoltà, che si tratti di infrastrutture, come il costo degli alloggi, le scuole, ecc. Penso che invece di guardare solo alle difficoltà dalla libera circolazione delle persone, dovremmo concentrarci anche sui suoi meriti, ricordando i benefici che ha portato alla Svizzera – e all’Unione europea. Si tratta di una vera e propria situazione win-win.

L’introduzione di contingenti per i cittadini provenienti dai 15 Stati storici membri dell’Unione europea, più Cipro e Malta, avrà soltanto effetti minimi sull’immigrazione. Rispetto al periodo attuale, dovrebbe permettere di evitare l’arrivo in Svizzera di 4’000 fino a 5’000 persone.
 
La clausola di salvaguardia non potrà essere estesa a questi 17 paesi se la soglia dei 56’268 permessi di dimora di tipo B (cinque anni, rinnovabile) non sarà superata entro fine maggio. Stando alla ministra Simonetta Sommaruga questo sarà però sicuramente il caso.
 
Attualmente mancano ancora 3’376 permessi B affinché la Svizzera possa decidere di fermare le frontiere. Negli ultimi mesi, sono state distribuite mediamente 4’868 autorizzazioni di questo tipo a francesi, italiani, portoghesi, spagnoli o tedeschi. Dal 1° maggio a fine aprile 2014, la Confederazione accorderà loro soltanto 53’700 permessi.
 
Il governo ha inoltre prolungato i contingenti per i cittadini provenienti da Estonia, Ungheria, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Repubblica ceca. Per loro sono previsti circa 2’180 permessi. Concretamente però la limitazione dei permessi B non fa che aumentare la domanda di permessi L di breve durata, che dipendono dal contratto di lavoro e, solitamente, vanno dai 3 a i 12 mesi.
 
Anche i permessi L per i cittadini dell’Europa dell’est saranno sottoposti a contingenti a partire dal 1° giugno 2013 per un anno. La misura non tocca invece gli altri 17 paesi, per i quali non è stata raggiunta la soglia massima di 49’180.

swissinfo.ch: Ciò nonostante, molti svizzeri temono l’UE. Riesce a capire questa resistenza?

R.J.: L’UE segue la realtà svizzera, cercando di capire i dibattiti in corso e le preoccupazioni degli svizzeri.

Più questi problemi vengono sottoposti a discussioni e confronto, come alcuni miti riguardo all’UE, e più grandi sono le possibilità di alleviare le paure. Ogni tanto, ad esempio, l’UE viene accusata di voler eliminare tutte le distinzioni tra i suoi paesi membri. Ciò non è assolutamente il caso. Siamo 27 Stati membri “uniti nella diversità” – come lo è la Svizzera!

swissinfo.ch: Lei ha detto recentemente che i negoziati istituzionali sono difficili, ma stanno avanzando bene. Fino a quando sarà così?

R.J.: Non posso dare una risposta definitiva. Posso soltanto dire che, sia noi che i nostri colleghi svizzeri, cerchiamo di avanzare in fretta in questi colloqui esplorativi e che dall’inizio dell’anno sono stati fatti progressi molto rapidi. Vogliamo quindi approfittare di questo slancio.

swissinfo.ch: È ottimista sulle possibilità di trovare una buona soluzione?

R.J.: Sono ottimista tenendo conto dei passi compiuti finora e dell’atmosfera che contrassegna questi colloqui. Si tratta di questioni difficili e non abbiamo quindi garanzie di successo, ma penso che la strada imboccata finora sia incoraggiante.

La commissaria europea agli affari esteri, Catherine Ashton, si è detta delusa dalla decisione del governo svizzero di attivare la clausola di salvaguardia. Dal suo punto di vista, la Svizzera e l’Ue approfittano della libera circolazione delle persone.

La responsabile della diplomazia europea ha ricordato che nel 2008 e nel 2009 la clausola non era stata attivata anche se il tetto massimo di permessi previsto dalla Svizzera era stato superato.

Per l’Ue, la libera circolazione delle persone ha un significato molto importante nel contesto delle relazioni con la Svizzera. Attivando la clausola di salvaguardia, Berna non tiene conto «dei grandi vantaggi che questo accordo dà ai cittadini elvetici ed europei».

Traduzione di Armando Mombelli

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