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Come è possibile negare l’Olocausto?

Al Liceo di Bellinzona Giornata della memoria dedicata alla Shoah swissinfo.ch

Una domanda ricorrente tra i giovani del liceo di Bellinzona, una delle scuole in cui il 21 marzo è stata commemorata la Giornata cantonale della memoria.

Una giornata ufficiale, la prima, scandita da diverse altre iniziative, come la presentazione di una mostra itinerante contro il razzismo.

La scuola ticinese è dunque scesa in campo per coinvolgere il più possibile giovani e giovanissimi in un percorso di consapevolezza e di conoscenza sui crimini perpetrati contro l’umanità.

Un percorso – come sottolinea Diego Erba, capo della Divisione scuola del Dipartimento dell’educazione (cfr. intervista “L’impegno della scuola ticinese”) – che occorre costruire giorno dopo giorno.

Il documentario e poi negli occhi l’orrore

E la giornata del 21 marzo al Liceo cantonale di Bellinzona inizia molto presto: alle 8.15 introduzione del direttore Rocco Sansossio e subito dopo la proiezione del documentario di Alain Resnais “Nacht und Nebel”, del 1954, uno dei primi dedicati all’Olocausto.

Un documentario che per la sua veridicità fu addirittura ritirato dalle sale perché nessuno voleva credere alle atrocità proiettate sul grande schermo.

Le immagini che scorrono davanti agli occhi dei giovani sono, è vero, quelle di sempre. Quelle che tornano e ritornano, a scavare nelle coscienze, a ricordare ad ogni battito di cuore che l’umanità non è immune all’orrore, all’odio, al razzismo.

Come non sentirsi feriti alla vista di quei corpi profanati dalla follia omicida del nazismo? Come non provare sdegno?

“Quelle immagini – dice a swissinfo Camilla, IV liceo – sono crude, spietate. Non riesco proprio a capire come sia stata possibile tanta crudeltà, tanta atrocità”.

“E pensare che ci sono persone – gli fa eco Claudio, anche lui di IV liceo – che sostengono ancora oggi, e con velleità quasi scientifiche, tesi revisioniste. Ma come è possibile – si chiede sconsolato -negare l’Olocausto?”

Gli risponde indirettamente il compagno di scuola Richard: “Purtroppo l’uomo non impara niente dalla storia, ripete ciclicamente i suoi errori e continua a considerarsi superiore. Oggi si parla piuttosto di supremazia tra etnie o di scontri civiltà, come tra Islam e Occidente”.

Smemorata memoria, ma chi veglia?

“La nostra pessima memoria, o la guerra, si è addormentata, ma con un occhio aperto. Chi di noi veglia – racconta il narratore in un passaggio del documentario – per avvertirci dell’arrivo di nuovi carnefici?” E come non pensare, dunque, al Rwanda e alla ex Jugoslavia?

“Ricordare questi episodi, di cui è fatta la storia, – spiega Claudio – è importante. Anche per noi giovani, che non abbiamo un ricordo diretto di quelle tragedie – come la Shoah – e che non abbiamo vissuto le guerre. Ricordare aiuta a comprendere che il passato potrebbe anche tornare”.

Ecco perché la crescita dell’estremismo di destra non può non destare apprensione. “A volte diciamo che il fascismo appartiene ormai al passato, ma è un errore da non commettere. Purtroppo queste ideologie – osserva ancora Claudio facendo allusione agli skinheads – fanno ancora leva su alcune fasce della gioventù”.

Razzismo silenzioso

Ma attenzione, dicono i tre giovani, le manifestazioni di razzismo sono anche quelle silenziose, di cui è fatta la quotidianità.

Intolleranza, xenofobia, chiusura, disprezzo verso l’altro o verso chi è diverso, sono segni tangibili di pregiudizi. “E la forza dei pregiudizi – osserva Claudio – può essere devastante”.

“Contrastare le manifestazioni di razzismo nella realtà di tutti i giorni – annota Camilla – è spesso più difficile. Perché l’impegno, appunto, deve essere quotidiano. Lo sgomento suscitato dalle sconvolgenti immagini del film è sicuramente giusto. Ma quelle immagini così atroci e insostenibili vengono poi rimosse”.

Il razzismo, insomma, lo si combatte giorno per giorno. ” E se davvero vogliamo costruire una società migliore – conclude Richard – dobbiamo imparare ad andare oltre le barriere dei pregiudizi, delle paure, dell’intolleranza”.

I colori della pace

Messaggi forti, immediati, sinceri, coloratissimi. Sono le caratteristiche dei manifesti preparati da alcuni giovani scolari e studenti ticinesi e parte integrante di una mostra itinerante sul razzismo e sui diritti umani. L’esposizione è stata inaugurata in Parlamento in occasione della Giornata della memoria.

“Non abbiamo dato vita a questa mostra perché abbiamo la coscienza sporca – afferma Mbacke Gadji, mediatore culturale e curatore della mostra – ma perché crediamo che l’interculturalità sia il più grande messaggio di pace, di cui l’umanità ha disperato bisogno”.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

21 marzo: è la data scelta dall’ONU per la Giornata mondiale contro le discriminazioni razziali, nata per commemorare la brutale repressione di studenti di colore a Soweto, nel 1966
22 marzo 2004: il Gran consiglio ticinese invita il Governo a promuovere delle giornate di approfondimento sull’Olocausto e sui genocidi, dando seguito ad un’iniziativa parlamentare
Oltre 20 le scuole ticinesi che hanno organizzato momenti di riflessione sul tema
In Svizzera la giornata della memoria ricorre prevalentemente il 27 gennaio, giorno della liberazione del campo di Auschwitz avvenuta nel 1945

Il Ticino è il primo cantone della Svizzera ad istituire ufficialmente una Giornata della memoria che ricordi tutti i crimini contro l’umanità.

Numerose le iniziative per commemorare la giornata, tra cui una mostra realizzata da ragazze e ragazzi delle scuole medie in collaborazione con una classe di liceo e il Centro scolastico industrie grafiche di Lugano.

La mostra gode del sostegno della Commissione cantonale per l’integrazione degli stranieri e la lotta contro il razzismo.

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