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Comitato parlamentare contro la soluzione dei termini

Tre dei parlamentari membri contrari al regime dei termini per l'interruzione di gravidanza, in votazione il prossimo 2 giugno.: da sinistra a destra il consigliere nazionale zurighese Ruedi Aeschbacher del Partito evangelico svizzero (PEV), il consiglie Keystone

Venticinque parlamentari, tutti uomini ed in maggioranza UDC, contrari al regime dei termini per l'interruzione di gravidanza, in votazione il prossimo 2 giugno.

Un embrione è un essere umano dalle prime settimane, ha dichiarato il consigliere agli Stati Hans Hofmann (UDC/ZH): «Abortire dopo dodici settimane è come uccidere una vita umana». L’introduzione di un qualsiasi termine, durante il quale è permesso per legge abortire, «suscita una concezione completamente falsa della vita umana e dell’interruzione di gravidanza», ha aggiunto.

La vita sopra tutto

«La vita è un regalo del Creatore e l’uomo non può disporne a suo piacimento», ha aggiunto il consigliere nazionale zurighese Ruedi Aeschbacher del Partito evangelico svizzero (PEV), aggiungendo tuttavia di essere contrario a un divieto assoluto dell’interruzione volontaria di gravidanza.

La regolamentazione in vigore, nonostante le applicazioni molto diverse nei vari cantoni, è migliore della soluzione dei termini, ha aggiunto l’esponente del PEV. Se la modifica del Codice penale dovesse essere accettata dal popolo, alle donne basterà dire di trovarsi in uno stato di «angustia» per non essere più obbligate a consultare due medici diversi prima di abortire, ha aggiunto Aeschbacher.

Nessuna parlamentare

Qualsiasi tipo di termine è contrario ai diritti fondamentali iscritti nella Costituzione federale, ha affermato il consigliere nazionale Alexander Baumann (UDC/TG). Lo Stato – ha aggiunto -dovrebbe proteggere la vita dell’embrione, «anche contro la volontà della futura madre». Occorre però poter interrompere una gravidanza se mette in pericolo la salute o la vita della donna.

I tre rappresentanti del comitato hanno dichiarato di essere contrari anche all’iniziativa popolare degli ambienti anti abortisti «per madre e bambino». Ad un divieto di fatto, preferiscono il sistema attuale con qualche ritocco. In questo modo il Codice penale continuerebbe a prevedere la punibilità dell’aborto.

Nel comitato «No al regime dei termini», composto principalmente da esponenti dell’UDC, fanno parte anche due rappresentanti del PEV, uno dell’Unione democratica federale (UDF), un PLR ed un PPD. Non figurano donne perché le uniche deputate che si sono opposte alla soluzione dei termini durante i dibattiti parlamentari erano delle PPD: questo partito intende creare un proprio comitato di oppositori, ha detto Aeschbacher.

swissinfo e agenzie

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