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Con un bisonte attraverso le Alpi

Immagini di vita quotidiana sul piazzale della dogana commerciale di Chiasso-Brogeda swissinfo.ch

Basilea-Chiasso, circa 300 km in poco meno di 8 ore. Dal punto di vista di un camionista, il viaggio in Svizzera con un TIR di 34 tonnellate è quasi un incubo. Ingorghi "cronici" alle dogane, fermate forzate ai parcheggi autostradali e veri e propri toboggan. "Ma oggi siamo fortunati..."

Arrivo in mattinata alla dogana merci autostradale di Basilea e mi lancio nel parcheggio zeppo di TIR antistante la frontiera alla ricerca di qualcuno disposto a farsi accompagnare fino a Chiasso. Dopo un paio di tentativi infruttuosi, ottengo un passaggio sul bisonte di Slobodan Vujsic, detto Boban, 29enne di Kraljevo, in Serbia, ma residente da 6 anni in Italia. Boban era arrivato alla dogana già alle 8.30 ma la coda in entrata per la Svizzera ne ha ritardato l’effettivo accesso. Adesso sono le 10.15 e, finalmente, siamo in movimento.

Il mio compagno di viaggio si ritiene un camionista fortunato: “Ho un buon datore di lavoro e non devo viaggiare troppo”. Il suo tragitto è fisso da ormai 2 anni: partenza il venerdì da Verona in direzione di Lille o Parigi. Percorso inverso il mercoledì. Sempre attraverso la Svizzera. Boban percorre circa 13’000 km al mese, “ma non sono molti! Alcuni miei colleghi ne percorrono fino a 25’000”.

Oggi trasportiamo casse di cosmetici destinate alla fiera di Bologna. Durante il viaggio, il TIR è (quasi) come una casa: TV, letto, macchina per il caffè, frigo, cassetti per gli oggetti personali e aria condizionata. “Manca solo il gabinetto” ironizza Boban. Che in Svizzera cerca di non fermarsi mai: “Tutto troppo caro e c’è sempre il rischio che durante la sosta si crei un qualche ingorgo”.

Il viaggio prosegue liscio. Con il pilota automatico a fissare l’andatura a 90 km/h, alle 10.45 arriviamo sulla N1, alle 11.25 siamo nelle chicanes di Lucerna (“davvero stretto qui” mi dice Boban), alle 11.45 usciamo dal tunnel del Seelisberg e ci apprestiamo a salire la rampe che conducono al traforo del Gottardo. Rampe che i 460 (!) cavalli del nostro TIR scalano senza problemi.

Tramite walkie talkie, Boban chiede informazioni sulla situazione viaria ai colleghi più a sud di lui: “Ti fanno uscire a Biasca – gli viene riferito – poi ci sono 2 km di coda a Chiasso”. Il mio pilota è soddisfatto. “Oggi siamo fortunati: 3 settimane fa ho perso 26 ore in Svizzera”.

“Il tunnel del Gottardo non ha niente a che vedere con i disagi nel transito dei TIR. Il nostro problema sono le dogane: pochi parcheggi e logistica molto problematica, soprattutto a Chiasso” mi racconta Boban, che rivela di sentirsi spesso preoccupato quando circola in Svizzera. “La situazione è nettamente peggiorata dal 1. gennaio di quest’anno, non tanto per la TTPCP (la nuova tassa sul traffico pesante) – la sbrighiamo in 2 minuti -, ma per l’apertura alle 34 tonnellate. E nonostante questo intasamento, ora passiamo tutti di qua: è meno caro ed é la via più diretta”. Ed è ciò che interessa gli imprenditori (che determinano i tragitti da percorrere). Il singolo camionista ha poco da decidere al riguardo. “Se la scelta spettasse a me, l’asse del Gottardo lo eviterei: troppo stressante. Non so mai quando arrivo a casa”.

Quando gli faccio notare che secondo le statistiche, l’incremento del traffico nel 2001 non è superiore al trend di lungo periodo, Boban è molto sopreso: “Fino all’anno scorso circolavo bene, ora ci sono sempre dei problemi!”.

Alle 12.15 siamo nel Gottardo: “Questa galleria va rispettata. E’ facile far accadere un disastro qua dentro. E poi chi ne esce più ?” sostiene Boban, concentrandosi ancor più alla guida del suo mezzo.

Arriviamo in Ticino e, come ci era stato annunciato, poco dopo siamo costretti a spegnere i motori. Ore 12.45, uscita obbligatoria al parcheggio di Biasca. La dogana di Chiasso strabocca di TIR. Bisogna aspettare qui. Boban ne approfitta per preparare i formulari per il disbrigo delle pratiche doganali. Già dopo mezz’oretta comunque si riparte: “è andata bene anche qua!”.

Dopo l’obbligatoria ma rapida pausa pranzo, alle 14.50 siamo finalmente…in coda per accedere al parcheggio di Chiasso-Brogeda. Ovviamente pieno. Un mare di camion in mezzo alla città. Per Boban è vita di tutti i giorni, a me fa una certa impressione…inquinamento fonico ed atmosferico, qualità di vita…tutto ciò è davvero sostenibile ?

Riusciamo a parcheggiare ed accompagno Boban agli sportelli per le questioni amministrative. Pagamento della nuova tassa sul traffico pesante e trasmissione di documenti a 3 sportelli: finanza svizzera, dogana svizzera e sportello italiano (dogana e finanza unificate). Il tutto scorre abbastanza velocemente. Molti sportelli sono aperti ed in una decina di minuti ce la facciamo. “Ma non è sempre così” nota Boban. Ora non gli resta che salire sul suo bisonte ed attendere di passare in Italia.

Saluto il mio compagno di viaggio e vado a scambiare quattro chiacchiere con i responsabili della dogana. Sono le 15.30. Un’ora dopo, mi allontano dalla zona a piedi e vedo Boban sul suo TIR rosso che transita attraverso gli ultimi cancelli di frontiera. E’ fatta anche per lui. 8 ore da Basilea a Chiasso. Che fortuna!

Da notare infine come lungo tutto il tragitto, Boban non ha perso occasione per segnalare come ritenga la Svizzera paesaggisticamente eccezionale, poco inquinata e decisamente vivibile. Quando però gli ho chiesto: “Vivresti a Chiasso?”, ha dato un’occhiata al piazzale di Brogeda zeppo di TIR e mi ha risposto con un chiaro “No!”. Secco ed inequivocabile.

Marzio Pescia

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