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Congelati i fondi del regime iracheno in Svizzera

Una parte dei fondi del regime iracheno è servita per costruire i palazzi di Saddam Keystone

La Svizzera adotta misure più severe nei confronti dell'Iraq. Gli averi del governo o di imprese iracheni, depositati in Svizzera verranno congelati, il trasferimento di fondi verso l'Iraq bloccato.

Le banche sono obbligate a dichiarare la presenza di questi fondi.

Il governo svizzero ha deciso mercoledì alla luce dell’evoluzione della situazione in Iraq e delle incognite sul dopoguerra, di inasprire le disposizioni in vigore dal 1990.

A partire dal 10 aprile cioè, in pratica da subito, tutti gli averi di proprietà del governo iracheno o di imprese, private o pubbliche, con sede in Iraq verranno congelati.

Chiunque detenga o gestisca fondi di questo tipo avrà l’obbligo di dichiararli al Segretariato di Stato dell’economia (Seco). Sarà inoltre assolutamente vietato fornire mezzi finanziari al governo e alle società irachene o trasferire denaro in Iraq.

De facto e de iure

Alcuni di questi divieti erano in vigore già da diversi anni, nell’ambito della risoluzione delle Nazioni Unite del 1990, varata dopo l’invasione del Kuwait da parte delle truppe irachene.

Le direttive non prevedevano tuttavia il congelamento totale né l’obbligo di dichiarare la presenza di questi fondi. Le banche si limitavano a segnalare la presenza di denaro iracheno, suscettibile di riciclaggio.

Per questo motivo attualmente non si conosce l’ammontare esatto dei capitali depositati in Svizzera. Secondo una statistica della Banca Nazionale svizzera alla fine del 2001 sarebbero stati 510 milioni di franchi.

Un’altra novità è costituita dal fatto che le disposizioni riguardano ora anche imprese pubbliche e private con sede in Iraq e non solo il governo di Bagdad.

Non sono invece toccati dai provvedimenti i cittadini privati iracheni.

Secondo il Dipartimento federale dell’economia grazie alle nuove disposizioni sarà più facile rimborsare dopo la guerra i legittimi proprietari.

In questo senso, la decisione ha come obiettivo di preservare per il popolo iracheno i beni dello stato eventualmente depositati in Svizzera.

La modifica delle norme riflette però anche un desiderio americano. Il 21 marzo scorso gli Stati Uniti avevano chiesto alla Svizzera e ad altri Paesi di congelare tutti gli averi iracheni.

Come sbloccare i fondi

Per ora è troppo presto per speculare sulle condizioni necessarie per sbloccare in futuro questi averi, dice il Consiglio federale.

La revoca di queste misure potrà avvenire comunque solo sulla base di una nuova risoluzione dell’ONU o di un provvedimento legale, per esempio di una richiesta di assistenza giudiziaria.

I fondi iracheni che non sottostanno ad un regime di sanzioni potranno invece essere liberati mediante una semplice disposizione giudiziaria.

swissinfo e agenzie

Tutti gli averi iracheni depositati in Svizzera sono stati congelati. Nessuno sembra però chiedersi che cosa succederà con i debiti che l’Iraq ha con la Svizzera. A Berna gli organismi responsabili non vogliono esprimersi né sull’ammontare di questi debiti, né su quanto succederà dopo la fine della guerra.

Alla fine del 2001, secondo statistiche della Banca Nazionale svizzera i debiti di Bagdad nei confronti degli istituti bancari elvetici ammontavano a 172 milioni di franchi. La Banca dei regolamenti internazionali parla invece di 114 milioni di dollari nel settembre del 2002.

Negli ultimi giorni la questione del rimborso dei debiti iracheni, con tutte le sue ripercussioni finanziarie, è comunque stata oggetto di discussione a livello internazionale.

Le disposizioni sul congelamento degli averi iracheni in Svizzera sono state introdotte nel 1990
A partire dal 10 aprile 2003 i provvedimenti saranno più severi
Importo presunto dei fondi iracheni in Svizzera alla fine del 2001: 510 milioni di franchi

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