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La mobilità internazionale, un fattore d’innovazione

Curiosity, il rover della NASA che si è appena posato su Marte, ha qualcosa di svizzero. Il sistema di controllo della mobilità è infatti stato fornito da una ditta elvetica Reuters

La capacità d’innovare è uno dei principali punti di forza della Svizzera, ha ricordato sabato il ministro degli esteri Didier Burkhalter rivolgendosi al Congresso degli svizzeri dell’estero. Una caratteristica che va di pari passo con la mobilità internazionale e l’apertura.

«In un mondo in cui la sola certezza è l’incertezza e dove nulla sembra più stabile che l’instabilità, la Svizzera ha buone carte in mano. La sua capacità di innovare, la sua apertura, il suo gusto della libertà e della responsabilità sono forze considerevoli che dobbiamo preservare e sviluppare», ha sottolineato Didier Burkhalter. Innovazione e mobilità – tema sui cui era incentrato il convegno di sabato – sono due facce della stessa medaglia e formano «una coppia utile per la Svizzera e il mondo».

Nel suo discorso davanti al Congresso degli svizzeri dell’estero, riunito a Losanna, il ministro degli esteri ha ricordato che la Confederazione da tre anni figura al vertice della classifica dei paesi europei più innovativi, anche se spesso questo aspetto è poco conosciuto al di fuori dei confini nazionali. «Potrà continuare a essere forte solo se avrà la saggezza di rimanere aperta», ha avvertito Burkhalter.

Le università rappresentano un buon indicatore di questa apertura. In Svizzera, circa un terzo di tutti gli insegnanti, la metà dei post-dottorandi e un po’ più di un quinto degli studenti proviene dall’estero. Inversamente, circa il 21% degli studenti che nel 2008 ha ottenuto un titolo in un’università svizzera ha soggiornato all’estero.

Linfa vitale per la ricerca

Un movimento migratorio che rappresenta una vera e propria linfa vitale per la ricerca, ha dal canto suo sottolineato Kurt Wüthrich, premio Nobel per la chimica nel 2002. «Avere così tanti colleghi di origine straniera contribuisce a mantenere un livello di insegnamento molto elevato. Sarei riuscito ad avere il premio Nobel senza essere confrontato agli stimoli e alla concorrenza di tutti questi colleghi?», si è chiesto il professore di biofisica del Politecnico federale di Zurigo e dell’istituto di ricerca Scripps di La Jolla, in California.

Per poter continuare ad attirare i migliori studenti e i migliori professori, la Svizzera ha bisogno dell’accordo bilaterale sulla cooperazione scientifica con l’Unione Europea, ha ricordato Burkhalter. Il consigliere federale ha quindi invitato i presenti a essere prudenti sulle possibili prossime votazioni, forse nel 2014, che rimetteranno in causa la libera circolazione delle persone: «È tutta la via bilaterale che sarebbe minacciata».

La cooperazione internazionale è un imperativo anche per far fronte all’evoluzione della scienza: «Numerose esperienze sono diventate talmente complesse che non bisogna solo fare appello a scienziati di più paesi, ma anche mettere in comune le risorse economiche, poiché i mezzi di un paese isolato non bastano più finanziare infrastrutture sempre più sofisticate», ha aggiunto Burkhalter.

L’innovazione passa anche dall’estero

«Innovazione significa cercare di essere in avanti sui tempi, cercare una risposta a quello che il mercato vorrà e non a quello che vuole, essere iconoclasti. In Svizzera penso che siamo ai vertici in nel campo dell’innovazione perché viviamo in un paese fatto di diversità, composto di più culture», ha dal canto suo fatto notare Elmar Mock. Un’iconoclastia che l’orologio da lui inventato – il famoso Swatch – incarna alla perfezione: «All’epoca l’idea di fabbricare un orologio di plastica che non si può riparare era totalmente rivoluzionario per l’industria orologiera».

Pescare conoscenze in altri settori, varcare i confini nazionali per cercare ispirazioni, vedere quello che si fa altrove e magari trasformarlo è un altro aspetto fondamentale.

In tal senso, i consolati scientifici svizzeri, i cosiddetti ‘swissnex’, rivestono un’importanza notevole. «Quest’anno apriamo il nostro quinto ‘swissnex’, a Bangalore, in India, dopo quelli di Boston, San Francisco, Shanghai e Singapore», ha ricordato Burkhalter. E la Svizzera non intende fermarsi qui, poiché si sta valutando l’opportunità di rafforzare ulteriormente questa rete, con probabilmente un nuovo centro in Brasile.

Libertà, ossigeno della scienza

Apertura e mobilità quali motori dell’innovazione, quindi. Presupposti che forse servirebbero però a poco senza un’altra caratteristica fondamentale.

«In Svizzera, la scienza concerne in primo luogo i ricercatori e le scuole universitarie. Lo Stato svolge un ruolo secondario. Non impone direttive», ha osservato il ministro degli esteri. Ed è forse questa la ragione del successo: «Lasciamo alla scienza il suo ossigeno, ovvero la libertà di ricerca».

Una libertà rivendicata da Kurt Wüthrich: «Durante la mia carriera non ho mai seguito un capitolato d’oneri e mai lo seguirò. Purtroppo – ha messo in guardia il premio Nobel – constato che nelle università, quando si manda avanti un progetto, bisogna sempre più spesso rispettare scadenze precise e presentare regolarmente dei risultati. L’innovazione non può però conformarsi a un capitolato d’oneri».

«Per innovare bisogna seguire un percorso caotico, rischioso, ha sottolineato Elmar Mock. E a volte si cade e allora fa veramente male». Quando invece va bene, può anche capitare di rivoluzionare un settore. Senza il suo Swatch, infatti, l’industria orologiera svizzera non si sarebbe probabilmente mai risollevata.

L’Organizzazione degli svizzeri dell’estero(OSE) ha consegnato sabato al ministro degli esteri Didier Burkhalter una petizione corredata da 15’000 firme che chiede un’introduzione rapida del voto elettronico per gli aventi diritto di voto all’estero e in Svizzera.

Nel testo si invitano le autorità – federali e cantonali – a creare «le condizioni necessarie affinché tutte le persone residenti all’estero possano esercitare in tutta sicurezza il loro diritto di voto durante le elezioni federali del 2015».

Nelle sue motivazioni, l’OSE sottolinea che oggi troppo spesso il voto per corrispondenza non funziona. Inoltre l’introduzione dell’e-voting rappresenta una modernizzazione nell’interesse di tutti i votanti. «Il voto elettronico – scrive l’OSE – è indispensabile per il futuro della democrazia in Svizzera».

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