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Continua l'aiuto svizzero ai terremotati del Salvador

Una casa distrutta a Santa Tecla, dove si sono avuti il maggior numero di morti Keystone

Dopo i primi interventi d'emergenza, le organizzazioni umanitarie elvetiche sono ora impegnate nell'opera di ricostruzione, specialmente nella zona già colpita due anni fa dall'uragano Mitch.

Questo contenuto è stato pubblicato il 06 febbraio 2001 - 15:42

Fatti i debiti bilanci, il terremoto che ha devastato El Salvador lo scorso 13 di gennaio è costato qualcosa come 195.000 case, distrutte o rese inagibili, e 1'050'000 sinistrati, ovvero circa un sesto dell'intera popolazione di questo formicaio centroamericano di appena 21'000 chilometri quadrati.

La tremenda scossa tellurica era avvenuta poco prima di mezzogiorno, il che ha risparmiato un gran numero di morti. Le vittime sono 1'650, di cui 1'210 solo nel quartiere di Las Colinas di Santa Tecla, alle porte della capitale San Salvador, dove è venuta giù una fetta di montagna della Cordigliera del Balsamo.

"Una catastrofe annunciata", ci commenta l'ambientalista salvadoregno Ricardo Navarro, presidente internazionale di Amici della Terra, che rammenta come "da nove anni scongiuravamo le autorità centrali di non permettere di costruire sotto quell'altura, fatta di riporti vulcanici instabili; ma l'avidità umana e la corruzione hanno prevalso ancora una volta, con i tragici risultati che si sono visti".

La Svizzera è intervenuta tempestivamente nella fase di emergenza. La DSC, la Croce Rossa Svizzera e il Soccorso Operaio Svizzero, già presenti nel paese con i loro progetti di cooperazione, si sono mossi fin dal primo momento in forma coordinata per prestare i primi soccorsi.

"Il nostro intervento di emergenza ammonta a circa mezzo milione di franchi", ci dichiara il responsabile della Cooperazione Svizzera nel Salvador, Gilbert Bieler, mentre ci accompagna nella zona rurale montana di Santiago de Maria, nel dipartimento orientale di Usulutan, dove sono stati distribuiti 3'000 materassi, 5'500 coperte, 34 tonnellate di alimenti, 7'000 lamine di zinco e migliaia di metri di teli di plastica per allestire un rifugio di fortuna per i senza tetto.

Anita Escher, del Soccorso Operaio, ci porta invece nella cittadina di Armenia, nella regione occidentale di Sonsonate, praticamente rasa al suolo dal sisma. Soccorso Operaio sostiene da tempo l'organizzazione locale Ana Melida Montes, che si preoccupa di riscattare il ruolo della donna nella società salvadoregna e di promuovere la partecipazione femminile alle attività municipali.

"La loro esperienza si sta rivelando preziosa in queste difficili circostanze," sostiene Anita Escher "a confermare come le donne in simili realtà portino il peso maggiore delle sventure, ma siano anche le prime a reagire, trascinando con sé l'intera comunità".

Il tempo stringe e la stagione delle piogge è ormai alle porte. Per questo già si parla di ricostruzione. Beat Schmid, della Croce Rossa Svizzera, ha presentato alla Catena della Solidarietà un progetto abitativo di ricostruzione immediata in 4 comunità nei pressi di Tecoluca, nel dipartimento centrale di San Vicente. In questa zona rurale, già colpita due anni fa dal passaggio dell'uragano Mitch, il 95 percento delle case di "adobe" (blocchi di fango) dei contadini è andato distrutto. "Bisogna assicurare loro al più presto un tetto prima che piova, e dare loro al contempo un segnale di incoraggiamento e di speranza, per far sì che riprendano in mano il proprio futuro".

Gianni Beretta, San Salvador

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