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La frustrazione dei giovani attivisti svizzeri per il clima

giovani che discutono
Lena Bühler, studentessa svizzera (al centro), durante un incontro con altri giovani attivisti per il clima alla COP25 a Madrid. Paula Dupraz-Dobias

Forti della loro capacità di porre il clima al centro delle recenti elezioni federali in Svizzera, dei giovani attivisti si sono recati a Madrid per partecipare ai colloqui sul clima delle Nazioni Unite. Dopo infinite discussioni tra i negoziatori, si dicono frustrati e stanchi.

“Nelle ultime due settimane ci sono state molte parole vuote”, afferma a swissinfo Lena Bühler, studentessa di 16 anni di Berna. “Negli ultimi dodici mesi sono stati piuttosto i giovani attivisti di Fridays for Future e le popolazioni indigene a spingere per un cambiamento”. Fridays for FutureCollegamento esterno è un movimento internazionale guidato da studenti, lanciato un anno fa dall’attivista svedese di 16 anni Greta Thunberg per attirare l’attenzione sulla crisi climatica.

Secondo i rapporti delle Nazioni Unite, entro fine secolo la temperatura potrebbe aumentare di 3 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, un valore che supera di molto il limite di 1,5 gradi stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima. Marc Chardonnens, segretario di Stato presso l’Ufficio federale dell’ambiente, sottolinea che un aumento di 1,5 gradi della temperatura globale significherebbe un incremento di 2 gradi in Svizzera.

Dall’apertura dei colloqui il 2 dicembre scorso, i negoziatori internazionali riuniti alla COP25Collegamento esterno stanno discutendo i dettagli delle modalità di attuazione dell’Accordo di Parigi a partire dal prossimo anno. Questi includono l’uso dei crediti di carbonio e il finanziamento da parte dei Paesi più ricchi per compensare le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici. Dal canto loro, le società civili hanno insistito per un chiaro riconoscimento dei diritti umani nei documenti approvati ufficialmente.

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Una voce inascoltata

Lena Bühler è giunta a Madrid assieme a decine di rappresentanti di gruppi giovanili di tutto il mondo. “Molte persone dicono che abbiamo voce in capitolo. Ma non credo che ascoltino veramente il nostro messaggio”, constata la studentessa bernese. “È importante continuare a manifestare e a fare pressione su queste persone”.

All’apertura dei colloqui, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha evidenziato il contrasto tra la volontà politica ed economica e la mobilitazione dei giovani in tutto il mondo.

“L’opinione pubblica si sta svegliando ovunque. I giovani stanno mostrando notevoli capacità di leadership e di mobilitazione. (Ma abbiamo bisogno) di volontà politica per stabilire un prezzo per le emissioni di carbonio e per porre fine ai sussidi ai carburanti fossili, non di persone”.

“Dov’è l’azione?”

Nel suo viaggio in autobus di 24 ore dalla Svizzera, Lena Bühler è stata accompagnata da Lukas Wirth, di Zurigo. Inizialmente meravigliato dai 240’000 metri quadri di superficie dedicati alla conferenza sul clima, ha presto cambiato opinione. “Quando si entra nell’area ufficiale, ci sono padiglioni allestiti da Paesi che tentano di presentarsi come i più verdi. Ma quei Paesi non hanno alcun piano climatico concreto. Dov’è l’azione?”.

Tra i Paesi che dispongono di padiglioni nella cosiddetta ‘zona blu’ alla COP25 ci sono l’India, il Brasile e la Cina, tra gli Stati firmatari più intransigenti nei colloqui, così come la Spagna e il Cile, che avrebbe dovuto ospitare l’evento prima che il presidente Sebastian Piñera annullasse la conferenza in seguito a disordini sociali. Anche l’Associazione internazionale per lo scambio di diritti di emissione (IETACollegamento esterno), con sede a Ginevra, tra i cui membri ci sono aziende petrolifere quali BP, Chevron, Shell e il gigante svizzero del cemento Holcim, ha uno stand nel centro dei congressi alla periferia di Madrid.

“Sono scioccata dal greenwashing praticato qui”, afferma Lena Bühler. “Ci sono lobbisti che hanno lo spazio per presentarsi. Non dovrebbero avere questo spazio poiché non stanno risolvendo la crisi climatica”.

“Il movimento giovanile è stato uno stimolo” Franz Perrez, capo negoziatore svizzero 

Aiutare le popolazioni indigene

“Il movimento giovanile è stato uno stimolo”, commenta Franz Perrez, capo negoziatore della delegazione svizzera. “La nostra posizioneCollegamento esterno era già definita (prima dell’inizio della COP25). Tuttavia, non significa che nemmeno noi ascoltiamo i giovani. Al di là dei negoziati, è importante mantenere l’attenzione e la pressione dell’opinione pubblica sulle politiche concrete dei Paesi, anche alla luce del prossimo mandato della COP”.

I giovani manifestanti hanno avuto un impatto sulle posizioni in Svizzera, dopo l’ondata ecologista alle elezioni federali di ottobre, riconosce Perrez.

Bühler e Wirth si dicono soddisfatti di come il movimento giovanile presente a Madrid sia riuscito a fomentare un’alleanza con i gruppi indigeni. “Vediamo le cose allo stesso modo. Mi rendo conto che venendo dalla Svizzera sono in un qualche modo privilegiato. Ma è importante sapere come posso ‘usare’ questo fatto. Ci sono cose che posso fare per aiutare, cose che forse loro non sono in grado di fare. Dobbiamo trovare un modo per usare questo potere per aiutarli”, auspica Lukas Wirth.

Traduzione dall’inglese: Luigi Jorio

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