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Coronavirus: ammesse oltre 1000 persone, medici critici

Gli ambienti medici romandi criticano l'abbandono del limite delle 1000 persone imposto agli organizzatori di grandi eventi sportivi e culturali. A loro avviso il rischio di diffusione incontrollata del SARS-CoV-2 è troppo elevato. KEYSTONE/EPA/CENTERS FOR DISEASE CONTROL AND PREVENTION HANDOUT sda-ats

(Keystone-ATS) La decisione del Consiglio federale di autorizzare nuovamente manifestazioni con oltre 1000 persone dal primo ottobre è fonte di preoccupazione per gli ambienti sanitari romandi, che chiedono misure restrittive.

“Osserviamo un lento ma inesorabile aumento delle infezioni e dei focolai epidemici in Svizzera. Le misure adottate nelle ultime settimane permettono di limitarle, ma non di bloccarle”, dichiara Philippe Eggimann, presidente della Società medica della Svizzera romanda in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano friburghese La Liberté e dai suoi giornali partner. “Non è ragionevole aumentare i rischi di trasmissione”, aggiunge.

A suo avviso, l’abolizione della restrizione a 1000 del numero di partecipanti a eventi “mette potenzialmente in pericolo” la tracciabilità dei contatti. “Se perdiamo questa capacità, acceleriamo l’entrata in una vera e propria seconda ondata” epidemica, ammonisce.

Negli ultimi due giorni è stata superata la soglia dei 200 nuovi contagi in 24 ore, indicano i dati pubblicati dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Eggimann fa anche osservare che la ripresa delle lezioni scolastiche e il ritorno al lavoro dopo le vacanze estive aumenterà le interazioni sociali, con il rischio di esposizione al virus SARS-CoV-2, il patogeno che determina l’insorgenza della malattia Covid-19. “In questo contesto, aggiungere riunioni con più di 1000 persone è un rischio significativo”.

GE: verso misure più restrittive

Il Canton Ginevra, il più colpito dalla pandemia, sta valutando ulteriori misure restrittive. “Attualmente si possono organizzare eventi per un massimo di 1000 persone. Sono troppe. Stiamo pensando di abbassare questo limite”, dice il medico cantonale ginevrino Aglaé Tardin, intervistata dalla Tribune de Genève.

“Non so se si debba parlare di una seconda ondata o di una piccola ondata, ma a livello epidemiologico stiamo osservando che sta succedendo qualcosa e siamo preoccupati”, aggiunge.

Il divieto di apertura di locali notturni, discoteche, sale da ballo e cabaret imposto dalle autorità ginevrine alla fine di luglio ha portato a un leggero calo dei casi, ma “le misure attuali non sono sufficienti”, sottolinea.

Tardin auspica che gli sforzi siano concentrati sui principali luoghi di contaminazione, ossia famiglia, bar, ristoranti e feste private. “Il Consiglio di Stato comunicherà su questo tema la settimana prossima”, annuncia.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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