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Cortissima la presenza elvetica a Venezia

Un solo film svizzero va in laguna: "113", un corto di Jason Brandenberg. Biennale

Per l'edizione di quest'anno, lo svizzero Marco Müller ha invitato alla Mostra del Cinema di Venezia parecchi film europei: ma solo un cortometraggio svizzero.

Altro svizzero presente alla 62a edizione del festival il regista Clemens Klopfenstein, in veste di giurato proprio nella sezione cortometraggi.

Clemens Klopfestein vive in Italia e ha realizzato anche parecchi film nella Penisola. L’ultimo, «Die Vogelpredigt» (La predica agli uccelli), che ha visto il ritorno sugli schermi della mitica Ursula Andress, è stato girato in Umbria, la regione in cui Klopfenstein abita da 33 anni.

In Italia Klopfenstein però non è molto conosciuto: «Un po’ perché il mio tipo di umorismo è apprezzato più nei paesi nordici, un po’ perché i film sottotitolati non passano bene in Italia», puntualizza.

Ma dopo il clamore suscitato sulla stampa popolare dalla calata in Italia dell’indimenticabile «Bond girl» (Ursula Andress continua ad essere considerata dal pubblico la migliore protagonista femminile di tutti i tempi della serie dedicata all’agente 007), il terzo canale televisivo della RAI vorrebbe finalmente rendere omaggio a Klopfenstein: un’intera serata dedicata ai film del regista svizzero.

Diva svizzera, autobus umbro, ricevimento italiano

Un habituè del festival del cinema di Berlino, Klopfenstein spiega che la sua partecipazione alla giuria internazionale della sezione «Corto Cortissimo» di Venezia è stata decisa durante una festa italiana a Berlino, come racconta a swissinfo lo stesso Klopfenstein.

«È davvero divertente: Die Vogelpredigt è un film svizzero al cento per cento, ma è stato girato a Bevagna. L’unico contributo italiano è stato l’autobus scolastico, messo a disposizione dal comune umbro. I circa dieci litri di carburante utilizzati quel pomeriggio sono bastati però a trasformare il film in una co-produzione italo-svizzera!», dice Klopfenstein scoppiando in una risata.

Dunque al festival di Berlino, l’agenzia di promozione del cinema italiano si è accaparrata la bella Ursula, e per lei ha organizzato una serata molto chic.

Il coraggio di essere «impertinenti»

Intanto in Svizzera, con l’apertura della nuova stagione cinematografica, si assisterà all’uscita di diverse commedie popolari, sull’onda del successo di “Achtung, Fertig, Charlie!”. Che ne pensa il regista di Bienne, che insieme ad Alain Tanner e Daniel Schmid è uno degli autori più conosciuti all’estero?

Secondo Klopfenstein il cinema popolare è una buona cosa per il mercato svizzero, meno per quello globale. Spesso troppo “locali”, questi film non vengono scelti dai festival internazionali.

Klopfenstein continua invece con il cinema d’autore. Se ha scelto di vivere in Italia, in un piccolo centro di provincia e non in una grande città, è stato proprio per poter vivere del suo lavoro di regista, con le sovvenzioni che gli vengono dalla Svizzera. «A Zurigo, con quel che costa la vita, sarebbe impossibile. Avrei dovuto fare un altro mestiere per mandare a scuola i figli», ammette.

«Io sono comunque un’eccezione» – continua – «perché oltre che regista, sono anche produttore dei miei film. Giro fino a quando non sono contento del risultato. Ma so che praticamente nessuno può permettersi un lusso tale». Comunque, più tempo impiega nella produzione o nel montaggio, meno guadagna.

Se è proprio grazie alle sovvenzioni che esiste un cinema svizzero, il sistema non incoraggia a prendere troppi rischi. «Ci sono così tante commissioni … un progetto viene soppesato dieci volte, riscritto dieci volte. Poi però, anche se mancano i soldi, si deve realizzare in fretta. Molti film svizzeri sono girati andando un po’ troppo sul sicuro», ritiene Klopfenstein.

Secondo lui, per essere più vitale e concorrenziale, il cinema elvetico dovrebbe invece essere più libero e meno rispettoso dei criteri richiesti dalle commissioni che distribuiscono i finanziamenti.

Un americano di Berna a Venezia

L’unico contributo creativo proveniente dalla Svizzera al festival del cinema di Venezia, sarà nella sezione cortometraggi. «113» di Jason Brandenberg, regista americano residente a Berna. Il film competerà contro altri 21 cortometraggi. Klopfenstein promette di guardarlo con estrema attenzione.

swissinfo, Raffaella Rossello

La 62a Mostra del Cinema di Venezia dura dal 31 agosto al 10 settembre.

Direttore artistico, per il secondo anno consecutivo, lo svizzero Marco Müller.

19 i film in gara per il Leone d’oro, 18 quelli fuori concorso, 17 nella sezione Orizzonti.

Un solo film svizzero «113» di Jason Brandenberg, nella sezione Corto Cortissimo.

Il regista di Bienne, residente in Italia, Clemens Klopfenstein fa parte della giuria di questa sezione.

Recentemente il cortometraggio svizzero «Floh!», di Christine Wiederkehr, ha vinto a Berlino il primo premio, di 10’000 euro, al concorso First Steps Award 2005.

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