Prospettive svizzere in 10 lingue

Cosa è successo davvero l’11 settembre 2001?

A New York un pompiere cerca rinforzi per farsi strada tra le macerie del World Trade Center. Reuters

Il primo decennio del 21esimo secolo è stato segnato dalle conseguenze degli attentati dell'11 settembre 2001. Ma in realtà cosa sappiamo davvero e cosa ignoriamo di questo giorno sinistro? Sguardi incrociati di tre esperti.

Il volo AA11 si schianta contro la torre nord del Word Trade Center, l’UA175 contro la torre sud. Poi il volo AA77 sventra il Pentagono, e l’UA93 precipita in un campo della Pennsylvania.

Seguirà il crollo delle Torri Gemelle e di parte del Pentagono. Un’immensa nube di fumo oscurerà il cielo sopra New York e Washington. Tra le macerie, oltre 3’000 vittime.

Ecco i fatti come vengono ufficialmente presentati. Ma al di là delle apparenze, cosa sappiamo e cosa ignoriamo ancora dell’11 settembre? Jacques Baud, specialista di terrorismo e attualmente impiegato presso l’ONU a New York; lo storico Daniel Ganser, professore all’Università di Basilea, e il giornalista Xavier Colin della Radio televisione svizzera (RTS) ci presentano il loro punto di vista.

«Al momento dell’impatto del secondo aereo – che dimostrava l’origine terroristica di questo gesto – ho pensato subito che dietro ci fosse al-Qaida, anche perché da settimane stavo lavorando su questo dossier», si ricorda Xavier Colin. «Nessun però pensava ad attacchi di una simile portata e oltretutto su suolo americano».

Anche per Jacques Baud era impossibile immaginare un simile dramma. «Coloro i quali sostengono di averlo previsto, in realtà non hanno previsto proprio nulla. C’erano state delle supposizioni, delle ipotesi. Ma questo non è sufficiente. Trent’anni fa, quando lavoravo ancora al Servizio informazioni strategico, si parlava già dell’eventualità che un aereo si schiantasse contro una centrale nucleare o contro il Pentagono».

Verità o menzogna?

Il rapporto finale della Commissione nazionale sugli attentati terroristici contro gli Stati Uniti è stato pubblicato il 22 luglio 2004. Ciò nonostante, le teorie alternative non hanno cessato di fiorire, come lo testimoniano i numerosi documenti che si ritrovano su internet o nelle librerie.

Sul tema, i nostri tre interlocutori hanno posizioni contrastanti. Jacques Baud non sembra prendere molto sul serio queste ricerche. «Negli Stati Uniti ce n’è per tutti i gusti: dalle teorie sugli extraterrestri a quelle creazioniste, l’importante è far polemica. Non credo che queste ipotesi abbiano davvero attecchito».

Dal canto suo, Xavier Colin difende la posizione giornalistica di chi ha bisogno di prove e non di supposizioni. «Gli amanti delle teorie complottistiche hanno una risposta a tutto. Ma purtroppo per noi giornalisti non sono emersi nuovi elementi al di là dell’inchiesta ufficiale».

Lo storico Daniele Ganser ha invece un’opinione diversa. Non a caso ha partecipato alla redazione del libro “911 and American Empire: Academics Speak Out” di David Ray Griffin, ex professore americano di teologia e uno dei più grandi critici della tesi ufficiale sugli attentati dell’11 settembre.

Nel suo ruolo di professore, Ganser si trova spesso confrontato a un divario generazione. «I genitori si informano attraverso i giornali e la televisione e non vedono che un unico colpevole: Bin Laden. I più giovani invece cercano le informazioni su internet e sono convinti che Bush stesso abbia orchestrato il tutto o che per lo meno abbia lasciato che ciò accadesse. Penso che l’università abbia la responsabilità di comunicare queste due posizioni, di calmare il gioco e di cercare di riflettere sulle tre teorie che offrono uno spazio di discussione».

Ma quali sono queste tre teorie? Da un lato vi è la versione ufficiale (si tratta di un complotto e la sorpresa americana è stata totale), poi c’è la teoria LIHOP che sta per  “Let It Happen On Purpose” (lasciare che qualcosa accada di proposito) e la teoria MIHOP “Make It Happen On Purpose” (Fare accadere qualcosa di proposito). È chiaro che il fatto stesso di mettere queste tre teorie sulle stesso piano è, per alcuni, una provocazione.

Oltre il complotto

L’11 settembre ha per lo meno confermato che le menzogne di Stato non sono frutto dell’immaginazione dei complottisti o dei cineasti. Le armi di distruzione di massa in Iraq? Inesistenti. Le fortezze sotterranee hi-tech di Bin Laden in Afghanistan? Semplici caverne. Queste menzogne non partecipano forse all’edificazione delle teorie del complotto?

Se per Daniele Ganser il nesso è evidente, Xavier Colin fa una distinzione fra le “bugie di Stato” e il “complotto di Stato”. «Per poter parlare di un complotto, bisogna prima di tutto avere delle prove… Le bugie di Stato invece sono confermate. Quando Rumsfeld annunciò che la guerra in Iraq non sarebbe durata a lungo e sarebbe costata da 1 a 2 miliardi, stava mentendo. Mettendo assieme il conflitto in Afghanistan e in Iraq, oggi si arriva a 1’350 miliardi di dollari. Una bella frottola».

Secondo Jacques Baud, invece, la teoria del complotto è nata ancor prima che iniziassero ad emergere queste falsità. «Due settimane dopo gli attentati ero a un convegno a Parigi e già allora degli esperti dei servizi segreti mi avevano presentato tutta una lista di teorie del complotto».

Una definizione…

Sono trascorsi ormai dieci anni. Dieci anni di interrogativi. Se i nostri esperti dovessero spiegare ai bambini – con tutta l’onesta che questo richiede – cosa è accaduto l’11 settembre 2011, cosa direbbero?

Jacques Baud: «Siamo in presenza di un gruppo di individui che ha voluto dimostrare la propria volontà di resistere al dominio americano. D’altronde questo è il significato del termine “jihad”, che non significa “guerra”, ma resistenza e determinazione. Più gli americani hanno cercato di dimostrare la loro potenza – e lo si è visto in Afghanistan e Iraq – più questa ostilità è cresciuta. La resistenza esiste soltanto rispetto a una forza: se si toglie quest’ultima, allora la resistenza non ha più ragione d’essere».

Xavier Colin: «È il tentativo sfortunatamente riuscito di un piccolo gruppo di estremisti islamici, convinti che con un attentato di queste dimensioni sarebbero riusciti a mettere un mondo contro l’altro. Hanno centrato l’obiettivo del grande attacco, del trauma collettivo e dei grandi interrogativi. Non sono però riusciti a mettere un mondo contro l’altro, a scatenare una guerra di civiltà o di religioni».

Daniel Ganser: «Gli attentati dell’11 settembre hanno portato alla morte di 3’000 persone, hanno suscitato molte paure, discreditato i musulmani e sono stati il pretesto per le guerre in Afghanistan e Iraq. Inoltre per la prima volta dalla sua nascita, la Nato ha messo in atto l’articolo 5, che significa che 28 paesi membri sono entrati in guerra simultaneamente. A dieci anni di distanza non sappiamo ancora con esattezza cosa è successo l’11 settembre, chi è all’origine di questi attacchi. Sono dunque necessarie ulteriori ricerche».

A New York, nella zona ribattezzata “Ground Zero” dopo gli attentati, spunta oggi la “Freedom Tower”. Una torre di vetro che giocherà la trasparenza, l’esatto contrario dell’oscurità gettata dall’11 settembre 2001.

Jacques Baud è attualmente a capo del servizio politico dell’ONU per il mantenimento della pace.

In questo dipartimento aveva già svolto diverse missioni di pace sul terreno.

Colonnello dell’esercito, ha lavorato per il Servizio informazioni strategico dal 1983 al 1990 e ha scritto diversi libri sul terrorismo.

Produttore della trasmissione «Geopolitis», Xavier Colin è entrato alla Televisione svizzero-romanda nel 1987.

Ha lavorato come cronista, reporter, corrispondente e capo della rubrica internazionale.

Prima di arrivare alla RTS, era stato per 13 anni alla radio francese Europe 1.

Dottore in storia e speicalista nel campo della promozione della pace, Ganser insegna all’università di Basilea.

Ha pubblicato in particolare un libro intitolato «Les armées secrètes de l’OTAN» (Gli eserciti segreti della NATO).

(Traduzione dal francese, Stefania Summermatter)

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR