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Crisi all’estero: maggiore prontezza elvetica

Micheline Calmy-Rey vuole che le situazioni di crisi siano gestite con maggiore prontezza Keystone

La Svizzera vuole migliorare la gestione delle proprie situazioni di crisi all’estero; si intende migliorare la formazione, la logistica e l’equipaggiamento.

È quanto deciso dalla consigliera federale Micheline Calmy-Rey dopo le esperienze durante lo Tsunami e la guerra civile in Costa d’Avorio.

Il maremoto in Asia e la crisi in Costa d’Avorio dello scorso autunno hanno messo in luce varie pecche nel dispositivo di soccorso ai cittadini svizzeri all’estero da parte della Confederazione. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha tenuto conto delle critiche formulate e ha adottato provvedimenti per migliorare la situazione.

In particolare, il DFAE ha sottoposto le missioni diplomatiche di Abidjan (Costa d’Avorio), Colombo (Sri Lanka) e Bangkok (Thailandia) a un’inchiesta per valutare la loro reazione in quelle due circostanze, ha indicato lunedì a Berna la responsabile del DFAE Micheline Calmy-Rey.

Dall’analisi «è emerso un certo numero di problemi tecnici», ha aggiunto la consigliera federale, evidenziando anche la presenza di lacune a livello di formazione di certi collaboratori.

Adottatati provvedimenti

Alcuni cittadini svizzeri evacuati dalla Costa d’Avorio avevano criticato il lavoro dell’ambasciata elvetica durante la crisi di metà novembre dell’anno scorso, segnalando in special modo un’informazione deficiente.

L’ambasciatore svizzero nel Paese africano è stato richiamato in Svizzera e gli saranno attribuiti altri compiti. La procedura di nomina del suo successore è in corso, ha detto la responsabile del DFAE. Calmy-Rey ha inoltre riconosciuto che «alcune persone alla missione elvetica non sono state all’altezza della situazione».

Maremoto, crisi maggiore

Oltre a problemi di comunicazione, il disastro del 26 dicembre ha pure rivelato l’insufficiente dotazione in personale. Alla missione diplomatica di Bangkok normalmente lavorano 20 persone tra svizzeri e impiegati locali. Dopo lo tsunami, all’apice della crisi, nella rappresentanza elvetica erano invece attive un centinaio di persone, ma altro personale non sarebbe stato superfluo.

In futuro il reclutamento di queste forze supplementari dovrà essere garantito da un gruppo di esperti che sarà pronto da giugno 2005. Miglioramenti saranno attuati anche dal punto di vista logistico. A titolo di esempio, le undici linee telefoniche della hotline aperta a Berna sin dal 26 dicembre a momenti erano sature e i parenti delle vittime hanno dovuto attendere a lungo prima di avere notizie sui loro cari. In futuro, si ricorrerà anche ad internet, ha spiegato la Calmy-Rey.

Inoltre, il personale diplomatico in Thailandia non ha potuto disporre costantemente di materiale adeguato (telefoni satellitari, centraline, radio). Entro il 2006, l’infrastruttura sarà dunque aggiornata.

Verifiche periodiche

Il DFAE prevede pure verifiche regolari dei dispositivi di crisi. Misure adeguate saranno adottate qualora in una regione del pianeta si manifestasse una tensione crescente, possibile preludio a una catastrofe o a un conflitto.

Un ulteriore provvedimento mira a migliorare la formazione dei collaboratori. Dal 2006 il personale d’ambasciata e altri collaboratori del DFAE dovranno seguire un nuovo modulo.

«Abbiamo tenuto conto delle critiche», che in parte erano giustificate, ma il personale globalmente aveva svolto bene il proprio lavoro in occasione del maremoto, ha concluso la consigliera federale.

swissinfo e agenzie

Tra i compiti principali delle rappresenzanze svizzere, vi è l’assistenza ai compatrioti che si trovano all’estero. In particolare:

-Rilascio e rinnovo di passaporti.

-Questioni relative al diritto di cittadinanza. Stato civile.

-Aiuto ai concittadini di passaggio all’estero. Assistenza sociale.

-Rilascio di visti. Questioni relative al diritto d’asilo e ai rifugiati.

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