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«Penso che i Gotthard siano sottovalutati»

Steve Lee nel suo studio di Lugano. pixsil/R. Steinegger

Si è tenuto domenica sul San Gottardo il funerale pubblico di Steve Lee, cantante del gruppo rock svizzero Gotthard deceduto il 5 ottobre in un incidente stradale negli Stati Uniti. Il tecnico del suono ed ex membro dei Krokus Jürg Naegeli ricorda una star che di star aveva ben poco.

Anche per Jürg Naegeli la notizia del decesso di Steve Lee è arrivata come un fulmine a ciel sereno, l’ex membro dei Krokus si è detto profondamente toccato dalla scomparsa di una delle voci più belle del rock svizzero.

Naegeli, che ha raggiunto l’apice della sua carriera con il produttore dei Gotthard Chris von Rohr e il loro gruppo Krokus negli anni Ottanta, ha collaborato agli album «Defrosted» e «Open» dei Gotthard tra il 1997 e il 1998 come tecnico del suono.

swissinfo.ch: Cosa rendeva la voce di Steve Lee così particolare?

Jürg Naegeli: Sicuramente la voce di Steve Lee aveva quell’effetto graffiante che piace a molti. Questo tipo di voce rauca è valorizzata al massimo nelle ballate dolci e ricorda Joe Cocker o Rod Stewart.

L’unica critica che potrei avanzare è la presenza di un certa asprezza: un suono leggermente troppo metallico alla Brian Johnson degli AC/DC invece della dolcezza di Jon Bon Jovi.

swissinfo.ch: I Gotthard non sono diventati famosi con i loro pezzi hardrock classici ma con le ballate alla Scorpions, come per esempio «Heaven». Qual era il loro successo?

J.N.: In Svizzera, in Germania e in Europa il gruppo ha raggiunto un successo davvero importante. Purtroppo, e ne sono stupito anch’io, i Gotthard non sono mai riusciti ad imporsi oltre le frontiere europee. Non erano infatti conosciuti negli Stati Uniti.

Vendere 2 milioni di dischi non è da poco, ma in confronto ai Krokus, che ne hanno venduti più di 13 milioni o ad altre band note a livello internazionale, i Gotthard erano decisamente sottovalutati.

swissinfo.ch: Come definirebbe la musica dei Gotthard: hardrock o piuttosto pop?

J.N.: Non la definirei sicuramente hardrock. Da quello che ho visto mentre ho lavorato con loro, nel gruppo ci sono sempre state due correnti: Leo Leoni tendeva all’hardrock mentre Steve Lee prediligeva pezzi più melodiosi. Chris von Rohr ha fortemente promosso questo lato del gruppo.

Chris ha avviato la musica dei Gotthard su questa strada più commerciale che ha messo in risalto la voce portante di Steve e le ballate melodiose.

swissinfo.ch: Come mai i Gotthard non hanno mai sfondato?

J.N.: È difficile da dire. Ci sono diversi fattori. Noi siamo stati molto fortunati con i Krokus, ci siamo trovati esattamente al momento giusto nelle classifiche inglesi, proprio quando negli Stati Uniti l’interesse per la corrente New British Metal andava crescendo.

È stato però così solo all’inizio degli anni Ottanta. Se fossimo arrivati un po’ prima o un po’ dopo non avremmo probabilmente ricevuto un importante riscontro internazionale.

Per i Gotthard le cose sono andate diversamente, si sono trovati un po’ tra due mondi. I loro primi due album, «Gotthard» e «Dial Hard» erano proprio hardrock. Ma le canzoni più vendute sono state le ballate come per esempio «Angel».

La stupenda ballata «Heaven» del disco «Homerun» è riuscita a piazzarsi in cima alle hit parade dei singoli svizzeri, un exploit piuttosto inconsueto per una canzone di un gruppo rock.

Ma in generale, i prodotti dello show business della piccola Svizzera vengono presi meno sul serio perché noi non siamo un paese tradizionalmente orientato allo spettacolo come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna.

swissinfo.ch: Ma nonostante tutto il gruppo è riuscito a coinvolgere il pubblico. La grande cerchia di fan fedeli negli anni lo dimostra. Come spiega questo fenomeno?

J.N.: È in parte dovuto alla composizione della band. È molto interessante trovarsi sullo stesso palcoscenico delle personalità molto diverse: il selvaggio Leoni e il dolce Steve Lee. Hanno anche svolto un ruolo importante la presenza di Steve sul palco, come rispondeva alle interviste e la sua vita privata.

swissinfo.ch: Era una star che non si atteggiava da star. Anche i Gotthard non sono un gruppo di star che si devono costantemente battere contro i titoloni in prima pagina …

J.N.: Sì, e forse è stato questo il problema. Proprio perché non sono stati abbastanza in prima pagina non sono mai stati veramente famosi.

Ammettiamo che i Rolling Stones non avessero avuto tutti quei problemi con le droghe, che i Beatles non fossero andati dal guru o che Lady Gaga non si vestisse come si veste…

Oltre alla musica ci vogliono infatti anche degli elementi esterni che rendono interessanti le band ai media. Una notizia positiva non riceve l’eco mediatica di uno scandalo, per piccolo che sia, o mi sbaglio? E con i titoli in prima pagina aumenta anche la fama.

swissinfo.ch: Allora i Gotthard erano troppo bravi, troppo svizzeri?

J.N.: Sì, credo di sì. Non basta solo la musica. Certo, il fattore centrale è la composizione dei pezzi, la musica. Ma se non seguono canzoni ancora migliori di «Heaven» ci vuole qualche extra per raggiungere la fama a livello mondiale.

swissinfo.ch: Qual è il futuro dei Gotthard? Il gruppo può continuare o senza Steve Lee sarà difficile?

J.N.: Penso che sarà difficile. Certo, ci sono molti cantanti bravi, ma le voci caratteristiche come quelle di Steve Lee sono rare da trovare.

Ovviamente la band non è composta solo dal cantante. È la combinazione di un gruppo con un leader presente. Era questo il segreto dei Gotthard e anche per i Krokus era ed è così.

swissinfo.ch: Ci sono delle registrazioni di Steve Lee non ancora pubblicate che potrebbero essere lanciate sul mercato?

J. N.: Sì, penso che i Gotthard avevano diverso materiale registrato in studio che non era ancora stato pubblicato. Ci sono anche dei pezzi interessanti. Ma siccome il dolore è enorme, non ne parla nessuno.

Già più di dieci anni fa avevo registrato una canzone con Steve Lee in previsione di un album da solista. Era più di una semplice demo. Mi sarebbe piaciuto produrre anche altre canzoni con lui.

Si sarebbe potuto produrre un disco con delle ballate incredibili. Ma temo che non sentiremo più la voce rauca di Steve quaggiù e ne sono estremamente triste.

I gruppo Gotthard, fondato nel 1991, si è ispirato per il nome al famoso massiccio montuoso, spartiacque svizzero. Si è affermato sulla scena musicale della Svizzera tedesca e in molti paesi europei.

La storia dei Gotthard si può suddividere in tre fasi:

-dal 1992 suonano musica hard rock dal carattere rude ma pure melodioso

-dal 1999, con la presenza del chitarrista Mandy Meyer (ex-Asia), scivolano in un rock ‘hard FM’, il quale fa urlare al tradimento i loro ammiratori

-dal 2005, con l’album Lipservice e la sostituzione di Mandy Meyer con Freddy Scherer, il complesso ritorna alle proprie radici musicali grazie alle quali ha raggiunto la notorietà

I Gotthard hanno nove album all’attivo (senza contare le raccolte e le registrazioni dal vivo) e hanno venduto oltre due milioni di dischi.

(Traduzione e adattamento, Michela Montalbetti)

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