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Christo: la libertà dell’arte e la bellezza dell’effimero

Disegni di Christo per il progetto "Over the River" sul fiume Arkansas, nel Colorado Wolfgang Volz

Dopo aver impacchettato la Kunsthalle di Berna, il Pont Neuf di Parigi e il Reichstag di Berlino, Christo e Jeanne-Claude vogliono ricoprire con un tetto di teli il fiume Arkansas. I due artisti espongono il loro straordinario progetto alla Fondazione Hermitage di Losanna.

“La maggior parte dei nostri progetti sono stati respinti e, col passare del tempo, li abbiamo dimenticati. Ma se un progetto rimane nel nostro cuore, allora facciamo di tutto per realizzarlo e, prima poi, vi riusciamo”, hanno sottolineato Christo e Jeanne-Claude, illustrando a Losanna la loro ultima visione, ancora in gestazione, “Over the River” (Sopra il fiume).

Di certo non sono la pazienza e la tenacia che mancano a questa arzilla coppia ultrasettantenne di artisti, dotati di una longevità creativa incredibile. Prima di poter impacchettare nel 1985 il Pont Neuf di Parigi hanno dovuto aspettare una decina d’anni.

Il progetto del Reichstag a Berlino, completamente impacchettato nel 1995, ha visto la luce dopo 25 anni di attesa e tre rifiuti da parte delle autorità tedesche. La loro ultima colossale opera “The Gates”, 7’500 porte di vinile istallate nel 2005 al Central Park di New York, ha battuto ogni record e non solo di pubblico: 26 anni sono trascorsi dalla prima richiesta inoltrata alle autorità della metropoli americana.

Fuori da ogni norma

“L’ignoto fa sempre piuttosto paura”, spiega Christo. “Se un architetto vuole realizzare un grattacielo, tanto strano e originale quanto si voglia, propone pur sempre una costruzione conosciuta, che rientra nelle norme e nelle leggi. Noi proponiamo delle opere che non figurano in nessun regolamento, in nessuna norma”.

In effetti, nessun altro artista, prima di loro, aveva pensato di stendere una tenda di 400 metri attraverso una valle del Colorado (1972), di circondare con un tessuto di propilene di color fucsia delle isole della baia di Biscayne in Florida (1983) o di istallare 1’340 ombrelloni blu in un parco di Ibaraku, in Giappone (1991).

E a nessun altro poteva venire in mente di ricoprire il fiume Arkansas, su una lunghezza di 64 km, con un tetto di teli argentati, sospesi a delle funi ancorate alle due sponde. È il loro nuovo progetto “Over the River”, presentato attraverso disegni, fotografie e filmati dall’esposizione in corso presso la Fondazione Hermitage di Losanna.

Gentile perturbazione

L’effetto di questa istallazione potrà essere ammirato dalla strada e dalla ferrovia che costeggiano il fiume, ma anche dalle acque stesse dell’Arkansas, che attira ogni estate centinaia di migliaia di appassionati di Rafting. E, come tutti i progetti di Christo e Jeanne-Claude, anche quest’opera è destinata a ridare un nuovo aspetto a costruzioni umane o luoghi naturali, suscitando sorpresa, fascino e interrogativi.

“Ogni giorno, quando usciamo per la strada, ci muoviamo in uno spazio che è stato creato da qualcuno, che ha un proprio senso già definito da tempo. Quello che facciamo noi è semplicemente di prendere in prestito questo spazio per creare una dimensione sculturale, una gentile perturbazione”, spiega Christo, che assomiglia a Woody Allen sia per il suo aspetto fisico, che per il suo modo di parlare e di gesticolare.

Ideato nel 1992, il progetto “Over the River” dovrebbe essere realizzato nel 2012. Al più presto: le autorità americane non hanno ancora accordato un permesso definitivo. “Le autorizzazioni ci prendono almeno la metà del tempo. Le autorità locali si sono un po’ spaventate quando hanno saputo che al Central Park avevamo attirato 4 anni fa oltre 5 milioni di persone”, rileva l’artista di origine bulgara.

Grido di libertà

Quasi altrettanto complessi, come documenta l’esposizione, i lavori di ingegneria per fissare i cavi di acciaio alle pareti della valle e la scelta del materiale: i teli stesi sopra l’Arkansas dovranno essere resistenti al vento e sufficientemente porosi per lasciar attraversare l’acqua piovana.

E, non da ultimo, ci vorrà un bel pacchetto di soldi. Con un costo stimato a 40 milioni di franchi, “Over the River” sarà il progetto più caro realizzato finora dai due stravaganti artisti, che rifiutano qualsiasi sponsoring per garantire la loro autonomia creativa. Maestri anche nell’arte di pubblicizzare i loro lavori, raccolgono i fondi necessari con la vendita di dipinti, disegni e schizzi prodotti da Christo.

Un investimento di tempo e di denaro gigantesco per un’opera che resterà esposta soltanto per 2 settimane, come la maggior parte dei lavori di Christo e Jeanne-Claude. “Tutti i nostri progetti sono totalmente inutili e irresponsabili. Nessuno ha bisogno di queste opere. Sono solo un grido di libertà artistica”, ammette Christo, senza alcun rimorso.

L’amore per l’effimero

“Per diversi millenni, gli artisti hanno cercato di creare, con i materiali più diversi, opere d’arte destinate a durare nel tempo, a diventare per così dire eterne. Noi cerchiamo invece di catturare l’effimero”, spiega ancora l’artista.

“Che cosa vi è di più bello dell’effimero?”, chiede Jeanne-Claude. “Amiamo l’infanzia, anche perché sappiamo che è effimera. Siamo attaccati alla nostra vita, anche perché sappiamo che non durerà all’infinito. Noi cerchiamo quindi d’infondere alle nostre opere queste qualità di amore e tenerezza per le cose effimere”.

swissinfo, Armando Mombelli

I due artisti nascono lo stesso giorno: il 13 giugno 1935: Christo Javacheff a Gabrovo, in Bulgaria, mentre Jeanne-Claude de Guillebon, di nazionalità francese, a Casablanca, in Marocco.

Dopo studi presso l’Accademia di Belle Arti di Sofia, Christo lascia nel 1956 la Bulgaria per sottrarsi ai dettami artistici imposti dal regime comunista.

Nel 1958, al suo arrivo a Parigi, Christo incontra Jeanne-Claude, appena laureata in filosofia a Tunisi. I due si sposano e hanno un figlio nel 1960. Dal 1964 risiedono a New York, dove Christo ha ottenuto la cittadinanza americana.

Dopo aver debuttato la sua carriera artistica dipingendo ritratti e motivi astratti, Christo comincia negli anni ’60 a impacchettare dapprima oggetti e poi interi edifici e spazi naturali.

“Dockside Package” (1961): nel loro primo progetto comune i due artisti impacchettano dei barili accatastati al porto fluviale di Colonia.

“Wall of Oil Barrels” (1962): in una strada del centro di Parigi, Christo e Jeanne-Claude costruiscono un muro con 340 barili di petrolio, in segno di protesta contro la costruzione del Muro di Berlino.

“Wrapped Kunsthalle” (1968) imballaggio a Berna del Museo d’arte contemporanea.

“Valley Curtain” (1972): i due artisti stendono un telo di 400 metri di lunghezza attraverso una valle delle Montagne rocciose, nel Colorado.

“Wrapped Roman Wall” (1974): imballaggio di una muraglia romana in Via Veneto a Roma.

“Surrounded Islands” (1983): Christo e Jeanne-Claude circondano con un tessuto di propilene alcune isole della Baya di Biscayne, in Florida.

“The Pont Neuf Wrapped” (1985): imballaggio dello storico ponte sulla Senna a Parigi.

“The Umbrellas” (1991): 1’340 ombrelloni istallati in un parco di Ibaraku, in Giappone.

“Wrapped Reichstag” (1995): imballaggio della sede del parlamento tedesco a Berlino.

“Wrapped Trees” (1998): imballaggio degli alberi del parco della Fondazione Beyeler a Basilea.

“The Gates” (2005): 7’500 porte di vinile istallate al Central Park di New York.

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