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Erik Bernasconi, missione Sinestesia

Bernasconi, un occhio diverso sul mondo. ZVG

Un giovane regista e un’opera prima: sono questi gli ingredienti di Sinestesia, il lungometraggio del ticinese Erik Bernasconi che ruota attorno al tema del destino e alla problematica dell’handicap. Intervista.

Amore e tradimento; verità e menzogna; e un confine tracciato dal destino che sconvolge la vita dei quattro protagonisti. Sinestesia è la storia di una giovane coppia, un’amante, un amico e un incidente in motocicletta che cambia per sempre le loro esistenze. A metterci lo zampino è il destino, beffardo e imprevedibile, che pone i protagonisti di fronte a un bivio, li sorprende e li ridesta.

Quello stesso destino che qualche anno fa ha portato Erik Bernasconi a lanciarsi nel mondo della settima arte, dopo una laurea in letteratura italiana a Friburgo e una formazione alla scuola di cinema di Parigi. Sinestesia è il suo primo lungometraggio, ma alle spalle ha già diverse altre realizzazioni tra cortometraggi e documentari.

Presentata in prima assoluta alle Giornate di Soletta, la pellicola è stata accolta con entusiasmo da pubblico e critica, e ha ricevuto ben tre nomination per i Quartz 2010, gli oscar del cinema svizzero.

swissinfo.ch: Cosa significa per un giovane fare cinema in una realtà come la Svizzera?

Erik Bernasconi: Prima di tutto bisogna credere in quello che si fa e saper cogliere le occasioni. Io sono stato fortunato perché ho iniziato il mio percorso cinematografico nel 2002, a Parigi, e nel 2009 ho realizzato il mio primo lungometraggio. Sette anni sono pochi, ma mi è andata bene. E questo significa che nonostante le difficoltà, c’è spazio per fare cinema anche in una piccola realtà come la Svizzera. Paradossalmente si hanno occasioni che in altri posti sarebbero impossibili da realizzare.

Malgrado tutto, dunque, non ho avuto grosse difficoltà nella realizzazione di Sinestesia. Ho avuto la fortuna di vincere nel 2007 il concorso indetto dal canton Ticino in collaborazione con la Radiotelevisione svizzera per i progetti di sceneggiatura e poi di incontrare Villi Hermann, il produttore. Da qui è nato il progetto di Sinestesia che abbiamo cercato di realizzare con i nostri mezzi, senza scendere a compromessi.

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Questo contenuto è stato pubblicato al Lunedì 13 luglio. Cielo terso attraversato dalla rincorsa di nuvole bianche. Prati falciati, profili montuosi ben disegnati. Da lontano alcune voci, parole brevi, ripetute ritmicamente. Le seguiamo. Poco dopo diventano figurine in lontananza e poi operatori cinematografici. Ci avviciniamo, entriamo nel vivo dell’epilogo, tra la diga del Luzzone e il paesino di Ghirone. Un gruppo…

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swissinfo.ch: Da dove nasce la tua passione per il cinema?

E.B.: Credo che il cinema sia stata una presenza fissa nella mia vita, fin da bambino. I miei genitori mi portavano a vedere i film della Disney, e da adolescente mio fratello maggiore mi ha praticamente “costretto” a guardare tutta una serie di film. Ai tempi del liceo ho fatto del teatro amatoriale e poi sono finito all’università a studiare lettere. Qui ho iniziato a capire che il cinema era una sfida con cui volevo misurarmi e dopo gli studi mi sono trasferito a Parigi, una città dove il cinema esiste per davvero. Ad ogni angolo trovi una sala dove vengono proiettati i film di Pasolini o di altri grandi registi.

swissinfo.ch: C’è un regista in particolare che ha segnato il tuo percorso cinematografico?

E.B.: È una domanda alla quale faccio sempre un po’ fatica a rispondere… Ci sono molti film che trovo interessanti e che in un modo o nell’altro hanno lasciato un segno nella mia vita. Se proprio proprio devo citarne uno, allora direi Krzysztof Kieślowski.

Quando da adolescente ho visto per la prima volta il Decalogo (ndr. raccolta di 10 mediometraggi) sono rimasto davvero impressionato. Dopo giornate intere trascorse a guardare chilometri e chilometri di bobine di film americani, la prima volta che ho visto questo film polacco ho capito che c’era un altro modo di fare cinema. E ne sono rimasto folgorato.

2010: Sinestesia (lungometraggio)

2008: 1978 M.S.L.M (cortometraggio)

2006: Atgabbes: 40 anni di integrazione (documentario)

2006: Carpe che? (cortometraggio)

2004: Fenêtre (cortometraggio)

swissinfo.ch: Sinestesia è un titolo quantomeno particolare per un film. Cosa significa?

E.B.: La sinestesia è una figura retorica, ma è soprattutto un fenomeno psichico che consiste nell’avere una doppia reazione a uno stimolo in cui sono coinvolti più sensi contemporaneamente. Ci sono persone che vedono la musica a colori o per le quali i sapori hanno una forma. Non si tratta di una malattia, ma un modo diverso di vedere il mondo.

Abbiamo scelto questo titolo innanzitutto perché uno dei quattro personaggi del film ha questa capacità di associare più percezioni di natura sensoriale. E poi era un modo per dimostrare come nella vita possano esserci reazioni diverse ad uno stesso evento, a uno stesso stimolo.

Sinestesia racconta la storia di quattro personaggi toccati da un evento tragico, ma lo fa da angolazioni diverse. È un film che parla della presenza del destino nella vita di tutti noi, e lo fa in modo serio, ma anche scanzonato. Parla delle conseguenze derivanti dal fatto di trovarsi in un determinato posto, a un determinato momento, e della percezione che i personaggi hanno di ciò che stanno vivendo.

swissinfo.ch: Nel film ci sono quattro personaggi umani e un quinto non meno importante, il destino. Che ruolo ha il destino nella tua vita?

E.B.: Sono convinto che siamo davvero artefici della nostra vita, che possiamo gestire molto. Ma c’è sempre uno 0,5% di possibilità che il destino si presenti e non possiamo farci niente. E questo sia in bene che in male.

swissinfo.ch: Sinestesia affronta anche il tema della disabilità. Perché questa scelta?

E.B: L’handicap è una problematica molto presente nella mia vita, anche perché ho partecipato a diverse colonie con ragazzi diversamente abili. Eppure è finita nel film quasi per caso. La trama di Sinestesia è nata leggendo un trafiletto su un giornale che mi aveva particolarmente colpito ed è rimasto a macerare nella mia mente per poi intrecciarsi con altri racconti e diventare una storia.

Il film mostra una volta di più come di fronte ad eventi tragici ci possano essere sfaccettature e reazioni diverse. Alcuni riescono a convivere con serenità con la loro condizione di “diversamente abili”, mentre altri sono attanagliati dai rimpianti di una vita che non avranno mai… Qualunque sia la percezione o la reazione, c’è ancora molto da dire sull’handicap e non bisogna aver paura di farlo.

Erik Bernasconi nasce nel 1973 a Locarno.

Nel 1999 si laurea in lettere all’Università di Friburgo e tre anni dopo consegue il diploma di aiuto regista al Conservatoire Licre du Cinema Français di Parigi.

Bernasconi è cofondatore e membro del collettivo di cineasti indipendenti Tikinò.

Miglior film:
Coeur animal di Séverine Cornamusaz

Miglior documentario:
Die Frau mit den 5 Elefanten di Vadim Jendreyko

Miglior cortometraggio:
Las Pelotas di Chris Niemeyer

Miglior interprete maschile:
– Bruno Ganz (Giulias Verschwinden)

Miglior interprete femminile:
– Marie Leuenberger (Die Standesbeamtin)

Miglior interprete emergente:
– Uygar Tamer (Dirty Money )

Miglior sceneggiatura::
Complices di Frédéric Mermoud

Miglior musica da film :
The sound of insects di Frédéric Mermoud

Premio speciale della giuria :
Daniele Catti per l’impegno sociale e politico in Giù le mani

Sinestesia, di Erik Bernasconi, era candidato in tre categorie: miglior sceneggiatura, miglior interprete femminile (Melanie Winiger) e miglior interprete emergente (Giorgia Würth).

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