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«Parlare di ideali in Italia è ormai diventato tabù»

Giuseppe Battiston (a sinistra) e Luca Dirodi in compagnia della loro amica cicogna, nell'ultimo film di Silvio Soldini. solothurnerfilmtage.ch

È con un tono leggero - tra la favola e la commedia - che Silvio Soldini torna a raccontarci un'Italia segnata dalla decadenza morale e dalla speranza di una nuova primavera. "Il comandante e la cicogna" è forse il film più politico del regista italo-svizzero, al quale quest'anno le Giornate di Soletta hanno dedicato un'ampia retrospettiva.

Ci aveva abituati a uno sguardo intimista e intriso di realismo. Uno sguardo che affondava nella quotidianità dei personaggi, fedele alle loro inquietudini e alle loro passioni. Ora è con un distacco garbato, e un pizzico di magia, che Silvio Soldini prende il volo per osservare il suo mondo da lontano.

«Sentivo l’esigenza di distanziarmi da quel degrado sociale e politico di cui siamo intrisi per cercare di raccontare questo momento storico con più leggerezza e ironia, mostrandone i lati oscuri e al contempo la sete di cambiamento che c’è nell’aria». 

Silvio Soldini sorride, con un sorriso carico di tenerezza e modestia. Lo incontriamo in un hotel di Soletta, la città che quest’anno gli ha reso omaggio con un’ampia retrospettiva, nell’ambito del festival del cinema svizzero. Lui che con la Svizzera ha un legame di sangue – il nonno era di Chiasso – ma anche professionale, visto che gran parte dei suoi film sono coprodotti dalla Radiotelevisione svizzera (RSI).

“Il comandante e la cicogna” è la sua terza commedia, dopo “Pane e tulipani” – che nel 2000 gli ha regalato una fama internazionale – e “Agata e la tempesta” (2004). «Da diversi anni ormai, ci svegliamo ogni mattina con le dichiarazioni insulse della nostra classe politica. A un certo punto ci siamo detti basta. Non ne potevamo davvero più. La commedia ci ha permesso di raggiungere un pubblico più vasto e al contempo di far vedere che si può far ridere anche parlando di cose serie, senza scadere in quei film commerciali e superficiali di cui è impregnato il cinema italiano».

L’Italia dei valori

Il film racconta le vicende di Diana (Alba Rohrwacher), giovane artista piena di sogni ma senza un soldo, e Leo (Valerio Mastrandrea), un idraulico costretto a crescere da solo i due figli adolescenti dopo la morte della moglie. I loro destini s’incrociano negli uffici di un avvocato strafottente e truffaldino, simbolo di una corruzione dilagante. 

Oggi una persona come Garibaldi sarebbe trattata da ingenua o utopista e andrebbe senza dubbio in depressione

Poi c’è Elia, figlio di Leo, un adolescente introverso che cerca di addomesticare una cicogna capricciosa. E Amanzio (Giuseppe Battiston), che ha lasciato il lavoro per dedicarsi a un mestiere originale, il sensibilizzatore urbano. 

Ad osservare dall’alto questi personaggi che fanno a botte con la vita, ci sono le statue di Garibaldi, Verdi e Leopardi. “Il comandante e la cicogna” si apre proprio così, con le riflessioni intransigenti del padre dell’unità d’Italia: «La triste verità è che ogni giorno che passa nel mio animo s’insinua viepiù il timore che questo popolo non fosse atto a governarsi da sé. Esso non anela al bene comune, non freme per la giustizia, ha perduto memoria di ogni vero ideale e si lascia abbindolare da meschine promesse e falsi valori, sbandierati da ciarlatani assetati di potere».

Sospese tra realtà e fiaba, le statue marmoree prendono vita e dicono ciò che più nessuno sembra voler sentire. “Avevo bisogno di un personaggio come Garibaldi per potermi permettere il lusso di parlare di ideali, di affrontare questioni morali che nell’Italia di oggi sono ormai diventate tabù. Oggi una persona come Garibaldi sarebbe trattata da ingenua o utopista e andrebbe senza dubbio in depressione. Perché il tempo degli ideali sembra ormai finito, rimpiazzato da slogan politici vuoti di significato e da una televisione spazzatura», commenta Silvio Soldini.

La battaglia per la civiltà

Silvio Soldini non è consono a film così fortemente politici, nel senso primario del termine. Così, quando entra in scena il fantomatico Cavalier Cazzaniga, il pensiero vola a un altro Cavaliere, che negli ultimi anni ha segnato la politica italiana. E poi la sua voce inizia a tuonare contro i comunisti…


Bio Express

Di origine ticinese, Silvio Soldini nasce a Milano nel 1958. Dopo aver studiato cinema a New York, nella prima metà degli anni Ottanta torna a Milano dove fonda con alcuni amici una società di produzione e realizza “Giulia in ottobre”, il suo primo mediometraggio.

Nel 1990, il primo lungometraggio “L’aria serena dell’ovest” ottiene i favori di critica e pubblico. Il successo arriva nel 2000 con “Pane e tulipani“, una commedia che conquista ben nove David di Donatello, l’oscar italiano, ed è nominato tre volte al Premio del cinema europeo.

Seguono “Brucio nel vento” (2002), “Agata e la tempesta” (2004) e “Giorni e nuvole” (2007) e Cosa voglio di più”, selezionati nei più grandi festival di cinema come Berlino, Toronto e anche Locarno. Negli ultimi tre anni, Soldini realizza una serie di documentari: “Un piede in terra e l’altro in mare” (2007), “Quattro giorni con Vivian” (2008), “Un paese diverso” (2008).

Al festival di Soletta, il regista italo-svizzero presenta il suo ultimo lungometraggio, “Il comandante e la cicogna”, al contempo commedia, favola e critica politica. 

«Cazzaniga rappresenta il peggio che ci ha dato la politica italiana negli ultimi vent’anni: da una parte la Lega e dall’altra il movimento berlusconiano, sottolinea senza peli sulla lingua Silvio Soldini. Il popolo e la classe politica hanno subito una specie di lavaggio del cervello. Si è perso il senso civico e invece di dibattere, si urla, ci si insulta e si tengono propositi demagogici. Alle primarie del Partito democratico, per la prima volta dopo tanti anni, si è tornato a parlare dei veri problemi degli italiani e a discutere come persone civili. È solo l’inizio, certo, ma fa ben sperare».

In Italia si è perso il senso civico e invece di dibattere, si urla, ci si insulta e si tengono propositi demagogici

Il 24 febbraio il popolo italiano è chiamato alle urne per le elezioni politiche, dopo un anno di governo tecnico guidato da Mario Monti. «Il paese è in bilico tra passato e futuro: Berlusconi non vuole mollare e continua a sostenere che soltanto lui può rappresentare l’Italia di domani». Nel film, il Cavalier Cazzaniga esce di scena con la testa mozzata, salutato da un “Hasta la vista” di un Garibaldi che poi conclude: «

Battersi per un mondo migliore è l’unico modo che conosco per guardare la morte senza vergogna».

Svizzera, terra del cuore

Coprodotto in terra elvetica,  “Il comandante e la cicogna” è anche un omaggio alla Svizzera. Non quella politica però – «anche voi avete le vostre magagne» -, ma quella dei paesaggi bucolici, delle montagne sulle quali rifugiarsi per osservare con tranquillità come va il mondo. 

«Mi piaceva l’idea che la cicogna – simbolo di una nuova primavera – arrivasse in una terra lontana. E quasi per gioco ho pensato a un villaggio svizzero-tedesco dal nome impronunciabile». La cinepresa si ferma così davanti a uno chalet stereotipato con tanto di bandiera svizzera, scatenando le risa del pubblico di Soletta. «La Svizzera è un luogo del cuore, anche se in realtà non vi ho mai vissuto, a parte quando ho girato “Brucio nel vento” a La Chaux-de-Fonds o durante un lavoretto estivo in una fabbrica».

La Svizzera gli ha trasmesso l’amore per la montagna, ma anche quella per il cinema. Non è un caso, dunque, che per la retrospettiva solettese, Silvio Soldini abbia scelto di presentare al pubblico un film di Alain Tanner, uno dei padri del cinema elvetico. «Alain Tanner ha svolto un ruolo fondamentale nella mia formazione. È uno degli autori, assieme ad Antonioni, Bresson o Godard, che hanno fatto nascere in me la voglia di fare questo mestiere. L’ho sempre sentito vicino, quasi come un fratello maggiore», spiega Silvio Soldini.

La sua “Carte Blanche” si chiama “La Salamandra”, un film del 1971 con Jean-Luc Bideau, Bulle Ogier e Jacques Denis. “Si tratta di una piccola produzione, girata in 16 millimetri in bianco e nero e con tre attori. Però è di una grazia incredibile. È intriso di anni Settanta, di politica, degli ideali di allora ma anche di ironia, leggerezza e poesia. Fondamentalmente è un film che avrei voluto fare io… “.


Le api trionfano a Soletta

Due pellicole coprodotte dalla SRG SSR si sono aggiudicate i due premi più importanti della 48esima edizione delle Giornate cinematografiche di Soletta. Il riconoscimento principale (“Prix de Soleure”), dotato di 60’000 franchi, è andato al film “Der Imker” del regista Mano Khalil. Il film narra la storia di un apicoltore curdo che, dopo aver perso tutto nel suo paese, si rifà una vita in Svizzera, grazie alla sua passione per le api. “More Than Honey” di Markus Imhoof ha invece ottenuto il premio del pubblico. Anche questo documentario tocca il tema delle api, in particolare il problema della moria di questi insetti. Le Giornate di Soletta hanno registrato quest’anno un record di spettatori: circa 60’000, il 5% in più rispetto al 2012.

Soletta

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