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Gli infiltrati a protezione dello Stato

Viktor, il poliziotto infiltrato nella commedia Moskau einfach (Mosca solo andata), interpretato da Philippe Graber. Vinca Film

Dopo la sua uscita nelle sale svizzere a febbraio, la commedia Moskau einfach ha sollevato molti dibattiti. Il film, ambientato nei mesi precedenti allo scoppio dello scandalo delle schedature, non ha ambizioni storiografiche ma prende spunto da fatti realmente accaduti.

Il film Moskau Einfach del regista Micha Lewinsky, che ha aperto le ultime Giornate del cinema di Soletta, racconta le vicende del poliziotto Viktor Schuler (Philippe Graber), il cui compito è quello di portare alla luce presunti complotti ai danni dello Stato da parte degli attivisti di sinistra presenti nella città di Zurigo.

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Siamo nel 1989, alla vigilia dello scoppio dello scandalo delle schedature, e la paranoia anticomunista non sembra essere cessata in Svizzera. Il commissario Maroog (Mike Müller) invita Viktor, suo sottoposto, a tenere d’occhio la compagnia teatrale dello Schauspielhaus di Zurigo. Per riuscire al meglio nel suo intento,  l’impacciato protagonista è costretto a cambiare identità – mettendosi nei panni di un giovane attivista progressista, impegnato nel movimento per l’abolizione dell’esercito e per l’abbandono del nucleare – e a farsi assumere come figurante dal teatro stesso. Gli attori della compagnia stanno preparando La dodicesima notte di Shakespeare, commedia in cui abbondano travestimenti e inganni e, durante le prove dello spettacolo, Viktor s’innamora inaspettatamente della giovane attrice Odile Jola (Miriam Stein) e manda a monte i suoi piani di protezione dello Stato.

I toni leggeri del film e la sua ironia sono stati apprezzati da una parte della critica e dal pubblico, ma hanno anche attirato alcune voci critiche. Per alcuni commentatori, Moskau einfach appare troppo conciliante e corre il rischio di edulcorare o addirittura di negare il dramma delle vicende storiche raccontate. Ma quali sono i fatti e le figure a cui il film fa riferimento?

Poliziotti sotto copertura

La figura del poliziotto sotto copertura non è un’invenzione degli autori del film. Uno dei metodi per controllare attivisti e attiviste nella città di Zurigo, a partire almeno dagli anni Settanta, era proprio quello di servirsi di infiltrati. Queste figure, per un determinato periodo di tempo, dovevano cambiare identità, entrare a contatto con diversi movimenti politici e fingere di sostenere le loro idee. Non sappiamo esattamente quanti poliziotti siano stati impegnati in operazioni del genere, molti di loro non hanno voluto rivelare la propria identità, ma conosciamo molto bene le vicende di uno di loro: Willy Schaffner.

L’urano Schaffner ha vissuto per cinque lunghi anni fingendosi un seguace del movimento giovanile di protesta della città di Zurigo. Per fare questo, non ha soltanto cambiato nome (Willi Schaller), ma ha dovuto anche modificare completamente il suo aspetto e crearsi una biografia fittizia pronta all’uso in caso di domande scomode da parte dei militanti di sinistra. La presenza di infiltrati all’interno del movimento era infatti conosciuta e il pericolo di essere scoperti era molto alto.

Nel libro Das Doppelleben des Polizisten Willy S. (La doppia vita del poliziotto Willy S., 2016 Wörterseh), scritto dalla giornalista Tanja Polli, Schaffner ha raccontato il percorso che lo ha portato a diventare un infiltrato, gli anni di attività sotto copertura, e quelli successivi. L’opera abbonda di aneddoti ma è anche la testimonianza di un percorso che da professionale è diventato esistenziale.

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Dal 1980, anno della famosa rivolta giovanile dell’OpernhausCollegamento esterno, che mise sottosopra la città di Zurigo, Schaffner è invitato dai superiori, senza alcuna preparazione particolare a riguardo, a diventare informatore sotto copertura. Per anni ha vissuto a stretto contatto con persone completamente diverse da lui e ha partecipato a numerose manifestazioni politiche, riuscendo persino a farsi arrestare durante una di queste.

Nel 1986 Schaffner è stato smascherato da un giornalista del settimanale WOZ e costretto a sparire dalla circolazione per un po’. Dopo lo scoppio dello scandalo, è riuscito a guardare con occhio critico alla sua passata attività e dopo qualche tempo è diventato addirittura una figura importante di mediazione tra la polizia e i diversi movimenti della città. Dopo aver fatto i conti con il passato – presto potremo vedere anche il documentario dell’ente radiotelevisivo pubblico SRG SSR a lui dedicato, dal titolo Der Spitzel und die Chaoten. Die Zürcher Jugendunruhen (L’infiltrato e i casinisti. La rivolta giovanile zurighese) – oggi si gode la pensione nella sua casa nel Canton Uri.  

L’apparato di spionaggio

Philippe Graber, l’attore protagonista, ha lavorato a stretto contatto proprio con Schaffner per preparare il personaggio. Questa sua esperienza, raccontata a un giornalista della NZZCollegamento esterno, lo ha aiutato a entrare nel suo personaggio e a capire di più dell’apparato di spionaggio al lavoro all’epoca.

In Moskau einfach, il protagonista lavora, come Schaffner, per il famigerato Kriminalkommisariat III di Zurigo, conosciuto anche come KK3, oggi soppresso. L’attività di spionaggio di questo ufficio è stata ampiamente documentata da un rapporto di una commissione d’inchiesta del parlamento locale della città di Zurigo del 1991 che ha fatto luce sulla più grande realtà di spionaggio localeCollegamento esterno della Svizzera. Gli atti di questo ufficio, circa 55.000 schedature, sono oggi conservati all’archivio cittadinoCollegamento esterno e rappresentano uno dei fondi più importanti per studiare la storia dei movimenti politici zurighesi e svizzeri.

Le informazioni contenute nei documenti zurighesi, come del resto in quelli federali, non sono tutte attendibili, ma, se incrociate con altre fonti, rivelano, oltre al funzionamento dell’apparato di protezione dello Stato, le attività della complessa galassia politica, sociale e culturale presente a Zurigo tra la metà degli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta.

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