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Leonardo a Locarno, la fine e l’inizio di un percorso

Il castello Visconteo a Locarno. La progettazione del baluardo difensivo è stata attribuita a Leonardo da Vinci swissinfo.ch

Il bastione difensivo di Locarno porta la firma di Leonardo da Vinci. Dopo sette anni di complesse ed accurate ricerche, ecco l'attesissimo rapporto che ha permesso di risalire alla paternità del rivellino. Intervista all'autore Marino Viganò.

Ha fatto propria un’intuizione che risale al 1894 e gli ha dato forma tessendo con pazienza e precisione i fili intrecciati della storia. Le fatiche dello storico Marino Viganò, esperto di architettura militare, sono ora condensate nel volume “Leonardo a Locarno – Documenti per una attribuzione del “rivellino” del castello (1507)”.

365 pagine e 80 illustrazioni che attribuiscono al grande maestro fiorentino la paternità del bastione che proteggeva il lato più esposto del Castello Visconteo di Locarno.

Alla presentazione del libro, sabato 6 giugno a Locarno, anche i due massimi leonardisti viventi: Carlo Pedretti (fondatore e direttore dell’Armand Hammer Center for Leonardo Studies dell’UCLA, University of California, Los Angeles) e Pietro Cesare Marani (professore straordinario di storia dell’Arte moderna al Politecnico di Milano).

La scoperta del rivellino, che per Locarno e il Ticino rappresenta un asso nella manica da giocare a livello culturale e turistico, è anche al centro dell’attenzione di Milano. La sindaca del capoluogo lombardo Letizia Moratti, recentemente sulle rive del Verbano, ha dichiarato di considerare il rivellino una delle attrazioni di Expo 2015. Ora che la storia ha fatto la sua parte, la rinascita e la valorizzazione del manufatto è solo una questione di volontà politica.

swissinfo: Dopo anni di indagini minuziose sulla paternità del «rivellino», ecco condensato in un volume il frutto del suo lavoro. Cosa prova il ricercatore alla fine delle sue fatiche?

Marino Viganò: Un senso di liberazione. Queste ricerche chiedono dedizione, cura del dettaglio, tempo, e assorbono un sacco di energie: finire significa fissare i risultati e… liberarsene.

swissinfo: Per la prima volta da tempo i massimi leonardisti, Carlo Pedretti e Pietro Cesare Marani, fianco a fianco a sostenere la tesi dell’opera di Leonardo a Locarno. Cosa significa per lei?

M.V.: Pedretti ha scritto di «progetto o consulto» di Leonardo per il «rivellino del castello visconteo di Locarno», di un «prospettarsi di una sua ben possibile ingerenza nella progettazione di uno straordinario rivellino eseguito nel 1507 a Locarno» e dell’eventuale suo impiego «anche solo come consulente, per il progetto del rivellino di Locarno».

Marani ha ora notato come, nel caso specifico, si affacci «la possibilità che anche per l’aggiunta del “rivellino” al castello di Locarno, i francesi possano essere ricorsi a Leonardo», come ciò possa comportare la «responsabilità che ne deriva al monumento (quella di essere l’unica realizzazione finora riferibile a Leonardo)» e, quale ipotesi alternativa, che «a Leonardo sia stato affidato, più che il “progetto”, l’incarico di un consulto o di una supervisione di questo, come sembra confermarsi sulla base dei rapporti intercorrenti tra Leonardo e Charles d’Amboise».

Il sostegno equilibrato, scientificamente ineccepibile di entrambi all’ipotesi di attribuzione credo apra prospettive per gli studi leonardeschi: al catalogo delle non molte opere realizzate da Leonardo, si aggiungono ora tre architetture militari – i due rivellini del Castello sforzesco di Milano e quello di Locarno.

Ciò conferma ulteriori interventi del fiorentino oltre a quelli noti di Piombino – cittadella – e del Vicopisano – fortezza della Verruca. Vengono infine respinte, come naturale per chi è del mestiere, attribuzioni alternative (a Giovanni Antonio Amadeo) prive di basi, non vagliate con taglio critico e diffuse incautamente, non in quanto alternative ma per la totale assenza e di metodo, e di contenuto.

swissinfo: Quali gli elementi che hanno maggiormente convinto i due grandi specialisti sulla paternità leonardesca del manufatto?

M.V.: Credo abbiano contato i documenti, copiati di persona in archivi e in biblioteche depositarie di manoscritti. Non solo i carteggi quindi, ma la loro corretta trascrizione hanno restituito note ignorate o trascurate e le rispettive connessioni.

L’insieme di evidenze che vanno dal monumento stesso, ai documenti d’archivio, al retroterra geopolitico della fabbrica del baluardo compongono un quadro assai convincente, a mio parere. In ogni caso sinora un’altra ipotesi valida, pure indiziaria, sulla presenza a Locarno di un protobastione «martiniano» quando non «sangallesco» già strutturato, non si è avuta.

swissinfo: L’attribuzione del bastione a Leonardo come si inserisce a livello storiografico, ovvero quale contributo scientifico ha apportato alla ulteriore conoscenza del maestro e del periodo in cui è stato realizzato?

M.V.: Direi che conferma il reale tratto professionale di Leonardo: dal 1482 funzionario di corte e ingegnere ducale e nel 1499 ingegnere regio a Milano; nel 1500 ingegnere a Venezia; dal 1502 ingegnere generale a Cesena, Urbino, Piombino; dal 1503 ingegnere a Piombino, Vicopisano, Firenze; dal 1506 ingegnere regio ancora a Milano.

Un tratto prevalente appunto nel suo profilo, sinora legato a progetti teorici, ora per il 1499 e il 1507 ad almeno tre fortificazioni realizzate fra Milano e Locarno. Tre rivellini, fra l’altro, significativi perché primi protobastioni in assoluto a comparire in Italia settentrionale. Ciò comporta, ora, una revisione non secondaria della cronologia della diffusione del tipo del bastione di qua dagli Appennini prima del 1527.

swissinfo: Consegnato il rapporto, ora si apre un altro capitolo, quello della valorizzazione del manufatto, piuttosto trasandato. Quale il suo auspicio?

M.V.: Il «rivellino» di Locarno è un oggetto con molti settori da esplorare. Si dovrebbe aprire un cantiere, come al castello di Serravalle, a Semione, di indagine archeologica di gallerie, sotterranei, accessi. Il Fondo nazionale per la ricerca potrebbe assicurare i mezzi. Vi sono sezioni da mettere in sicurezza. C’è l’impegno a divulgare, anche a fini turistici, l’esistenza di questo monumento.

swissinfo: È auspicabile, o addirittura ipotizzabile, una collaborazione italo-svizzera per promuovere, non solo turisticamente, il «rivellino»?

M.V.: Considerati l’appuntamento con Expo 2015 a Milano e la convenzione firmata il 21 gennaio 2009 fra i sindaci Letizia Moratti e Carla Speziali, è non solo auspicabile e ipotizzabile una collaborazione, ma direi ch’è una realtà. Certo, da coltivare assiduamente. Sabato 6 giugno si presenta il libro sul baluardo. E domenica 7 giugno? Il monumento torna all’oblio? Sarebbe un’occasione sciupata.

Françoise Gehring, Locarno, swissinfo.ch

Il «rivellino» del castello di Locarno, uno dei pochi resti di carattere militare della rocca per gran parte demolita dai confederati nel 1532, è un baluardo con un vertice puntato a nord.

Le mura, alte circa 10 metri, sono inclinate per i 9/10 della scarpa, verticali nella parte più alta dove è il parapetto, con un cordone fra le due sezioni. Quattro cannoniere si aprono in casamatta, due nella faccia nord, due nella faccia est: tre sono visibili dall’esterno, la quarta solo nella galleria nord.

Una lunga, complessa ricerca archivistica ha permesso di stabilire alcuni dati preliminari sulla datazione, committenza e attribuzione del baluardo. Esso, difatti, risulta fabbricato sotto l’occupazione francese di Locarno (1499-1513), allora borgo del ducato di Milano, pure soggetto ai francesi.

Nei taccuini di Leonardo, datati dalla critica fra il 1487 e il 1490, figurano gli studi per rivellini a pianta pentagonale. Vengono applicati dai francesi al castello di Milano nel 1499, sette anni prima del rivellino di Locarno

Nel luglio 1507 Leonardo si trova ancora a Milano e viene definito dal re Luigi XII “notre peintre et ingénieur ordinaire”. Nel 1507 su ordine del “grand maître” Francia Charles D’Amboise Leonardo progetta e costruisce il baluardo locarnese.

Nato il 7 ottobre 1961, di nazionalità italiana, Marino Viganò divide il suo tempo fra Milano e Locarno, ove coltiva le sue amicizie, le sue abitudini e le sue relazioni professionali ed intellettuali. Da qualche anno dedica una parte del suo tempo all’approfondimento della storia del Ticino.

Specializzato in Storia contemporanea, Relazioni internazionali ed Architettura militare, attualmente è ricercatore associato al Laboratorio di Storia delle Alpi dell’Università della Svizzera Italiana di Lugano.

Laureato in Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano nel 1984, si è specializzato in seno alla Società italiana per l’organizzazione internazionale, e ottenuto il Dottorato in Storia Militare all’Università di Padova nel 1987.

Ha collaborato alla Commissione indipendente degli esperti sulla Svizzera e la seconda guerra mondiale. E’ stato designato dalla Presidenza del Consiglio italiano dei Ministri quale membro della Commissione sui beni degli Ebrei spoliati in Italia fra il 1938 e il 1945.

Ha pubblicato una ventina di opere, 65 saggi, 60 articoli scientifici ed oltre 100 di divulgazione.

Locarno

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