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Una «bella addormentata» in cerca di pubblico

L'opera di Van Gogh "Seminatore al tramonto" esposta a Zurigo Keystone

A due anni dal furto di opere d’arte perpetrato ai danni della sua fondazione, i capolavori di proprietà dell'industriale Emil Georg Bürhle si possono ammirare al Kunsthaus di Zurigo.

Sebbene si tratti di una collezione rinomata e, prima del furto del 2008, interamente accessibile in un museo privato di Zurigo, gli organizzatori del Kunsthaus attendono con un certo interesse le reazioni dei propri visitatori.

«La collezione Bührle comprende capolavori di Monet, Cezanne, van Gogh, opere d’arte d’importanza mondiale ma è comunque sempre una collezione messa insieme con gli occhi, il cuore e le capacità di un collezionista privato», dice a swissinfo il direttore del museo Christoph Becker.

«E sebbene qui al Kunsthaus abbiamo una lunga tradizione di contatti con collezioni private e crediamo che anche il pubblico sia in grado di apprezzare le qualità di questa collezione, siamo curiosi di sapere se la gente riuscirà ad interessarsi ed entusiasmarsi a una collezione privata che per tanti anni ha dormito potremmo dire il sonno della bella addormentata».

Un’amicizia di lunga data

In realtà non è la prima volta che la grande sala delle esposizioni del Kunsthaus di Zurigo accoglie la ricchissima collezione messa insieme tra gli anni ‘30 e ‘50 dall’industriale di origine tedesca -naturalizzato svizzero nel 1937- Emil Georg Bührle (1890-1956). In questa stessa sala, che di Bührle porta anche il nome, la collezione trovò infatti spazio già nel 1958, quando fu accolta per commemorarne il fondatore deceduto pochi anni prima.

«Il Kunsthaus e la collezione E.G. Bührle sono legati da molti anni da una stretta conoscenza e amicizia» ricorda Christoph Becker. «E con Emil Bührle il Kunsthaus ha trovato sempre un mecenate assieme al quale ha avuto la possibilità di realizzare grossi progetti. Ad esempio Bührle ha regalato al Kunsthaus la costruzione stessa della grande sala delle esposizioni e inoltre ha fatto anche significative donazioni alla nostra collezione.»

Non è quindi un caso che quest’anno, nel centenario della propria fondazione, il Kunsthaus abbia voluto riservare un posto di riguardo alla collezione di uno dei suoi più significativi benefattori. Ma è altrettanto vero che questa esposizione rappresenta per il museo anche una sorta di prova generale.

Il Kunsthaus, futuro centro europeo dell’impressionismo francese?
Se il prossimo anno gli zurighesi ne approveranno il finanziamento, nel 2015 la collezione Bührle dovrebbe trasferirsi in forma permanente insieme alla collezione del museo, nei nuovi locali progettati dall’architetto David Chipperfield per l’ampliamento del Kunsthaus,

«La Fondazione Bührle manterrà la sua autonomia all’interno del Kunsthaus», ci spiega Becker. «Ciò vuol dire che il Kunsthaus allestirà degli spazi appositamente per la Fondazione affinché la collezione possa ritrovarsi unita.»

«Quale ruolo daremo alla nostra collezione dipenderà dalle scelte degli architetti. Noi ci immaginiamo che la collezione del Kunsthaus relativa all’arte impressionista del 19° secolo verrà sistemata in spazi contigui a quelli della collezione Bührle, in modo che, a parte Parigi, la maggiore raccolta europea di arte impressionista si potrà vedere a Zurigo».

Un collezionista ambizioso

Bellissima e preziosa per la storia dell’arte, quella di Bührle è una collezione che documenta in modo sistematico e coerente lo spirito nuovo che accompagna l’arte dell’era moderna.

«Emil Bührle ha avuto l’ambizione di mettere insieme una grossa collezione museale che oltrepassa il carattere privato», sottolinea Becker. «Essa è costruita in modo tale che i quadri formano grandi gruppi tematici, consentendo di mettere in rilievo sia il processo di sviluppo del singolo artista sia le corrispondenze esistenti tra artisti diversi.»

L’allestimento restituisce con chiarezza quest’idea di fondo, ricostruisce i gruppi tematici e mette in luce le associazioni. E che il fulcro della collezione è rappresentato proprio dall’impressionismo e post-impressionismo francese, nella mostra è sottolineato anche dal posto centrale assegnato a queste opere.

I tre grandi dipinti di ninfee di Claude Monet, due dei quali furono donati da Emil Bührle alla collezione del Kunsthaus nel 1951, occupano il cuore della sala. E a poca distanza da questi il famosissimo «Seminatore» di van Gogh sembra intessere un dialogo con l’«Offerta» di Gauguin. Nella stessa area accendono un interesse speciale anche le due tele rubate e ritrovate, «Campo di papaveri a Vétheuil» di Monet e «Ramo di castagno in fiore» di van Gogh.

Desiderio di trasparenza

Il modo in cui Bührle ha messo insieme questa collezione non è stato esente da critiche e polemiche, non solo per la natura dei proventi che l’hanno resa possibile -derivanti dalla vendita di materiale bellico-, ma anche per le condizioni dubbie di alcuni acquisti.

«In questa esposizione ci sono opere che Emil Bührle stesso ha restituito e poi riacquistato» precisa Becker. «Abbiamo inoltre un nuovo caso, una richiesta di restituzione che riguarda “la Sultana” di Eduard Manet; un caso su cui noi nell’allestimento proponiamo una nostra documentazione.»

Dimostrando un grande sforzo di trasparenza, gli organizzatori hanno integrato alla collezione informazioni accurate e approfondite sia sul ruolo di Bührle in quanto esponente dell’industria svizzera degli anni 30-50, sia sulla provenienza delle opere e il modo in cui sono entrate in possesso del collezionista.

«Oggi siamo ben informati sulla provenienza delle opere della collezione. Ma anche se talvolta la politica lo desidererebbe, è impossibile mettere ufficialmente la parola fine alle indagini su opere d’arte diventate illecitamente di proprietà di fondazioni e musei. Ogni caso deve essere esaminato da capo e questo vale sia per il Kunsthaus che per la fondazione Emil Bührle» conclude Christoph Becker.

Paola Beltrame, swissinfo.ch, Zurigo

La collezione E.G. Bührle rimarrà in mostra al Kunsthaus di Zurigo fino al 16 maggio.

Presentata quasi al completo -180 delle ca. 200 opere che la compongono- la collezione integra il suo fulcro impressionista e post impressionista con opere dei Fauves e dei cubisti. L’arte precedente inoltre è rappresentata da alcune sculture lignee gotiche, da dipinti del secolo d’oro olandese e dei maestri veneziani dal 16° fino al 18° secolo.

Tra gli artisti più importanti si annoverano Frans Hals, Canaletto, Ingres, Delacroix, Manet, Degas, van Gogh, Renoir, Monet, Cézanne, Gauguin, Signac, Vlaminck, Braque e Picasso. In mostra sono presenti anche 2 delle 4 tele rubate nel 2008, «Ramo di castagno in fiore» di van Gogh e il «Campo di papaveri a Vétheuil» di Claude Monet.

Nato a Pforzheim, una cittadina della Germania sud occidentale nel 1890, Emil Georg Bührle studia letteratura e storia dell’arte alle università di Friburgo e Monaco ma inizia una carriera imprenditoriale nell’industria di macchine utensili, prima a Magdeburgo e poi a Oerlikon presso Zurigo dove implementa il settore bellico.

Nel 1937 ottiene la cittadinanza svizzera e diviene unico proprietario della Oerlikon, Bührle & Co. che nel corso della seconda guerra mondiale diventa la massima esportatrice svizzera di armi. In quegli anni compra casa a Zurigo e acquista i primi quadri.

Nel 1948 il sequestro in Svizzera di 77 quadri acquistati in tempo di guerra in condizioni morali dubbie, accende i riflettori su di lui. Bührle ne possiede 13: 4 li restituisce e 9 li riacquista una seconda volta.

Quattro anni dopo la sua morte avvenuta nel 1956, i familiari istituiscono la Fondazione della Collezione E.G. Bührle alla quale affidano ca. 200 opere tra dipinti e sculture che vengono esposte nella villa di Bührle sulla Zollikerstrasse.

Il museo, che attirava circa 10’000 visitatori l’anno (tra i 200-300mila sono quelli del Kunsthaus), nel febbraio 2008 è stato vittima di una rapina armata e da allora l’accesso alla collezione è limitato. Dalla collezione mancano tuttora il «Ragazzo dal gilè rosso» di Cézanne e «Ludovic Lepic e le sue figlie» di Edgar Degas.

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