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Da Basilea a Boston

Novartis si avvicina all'epicentro della ricerca biotecnologica: l'area intorno a Boston swissinfo.ch

Novartis, il gigante farmaceutico svizzero, ha deciso di creare un nuovo centro globale di ricerca negli Stati Uniti per attirare i migliori ricercatori del mondo.

L’annuncio è importante: la multinazionale apre una nuova struttura a Cambridge, nel Massachusetts: il Novartis Istitute for Biomedical Research (NIBR). L’investimento iniziale ammonta a 250 milioni di dollari (Sfr.398 milioni).

Il nuovo centro dirigerà tutte le attività di ricerca in Europa, Stati Uniti e Giappone. Per cominciare lavoreranno 400 scienziati nelle strutture del Kendall Square, ma si prevede che in futuro diventeranno 900.

Basilea trema, Novartis rassicura: nessun licenziamento

La sede centrale di Novartis di Basilea resterà, almeno per il momento, la struttura più importante: attualmente impiega 1,400 persone e la multinazionale prevede che questo numero aumenterà.

“Basilea continuerà a svilupparsi, ma probabilmente il nostro centro americano crescerà ad un ritmo più sostenuto”, ha dichiarato Felix Räber, un portavoce di Novartis.

Il maggior impegno di una ditta farmaceutica verso la “citta dei geni”

” Città dei geni”, o “gene town” viene definita l’area intorno a Boston, in cui i centri di ricerca biomedica stanno spuntando come i funghi. Novartis ha scelto Cambridge proprio a causa della vicinanza con i maggiori istituti di ricerca universitari del mondo.

Secondo Daniel Vasella, l’amministratore delegato, il trasferimento “aiuterà ad attirare i migliori ricercatori”. In un’intervista con la Basler Zeitung, Vasella ha anche detto che l’espansione all’estero di Novartis non sarà fatta a spese della sede di Basilea: “Stando a casa non si conquista il mondo”, ha dichiarato nell’intervista, aggiungendo: “Non si tratta di ridurre la capacità di Basilea, ma di aumentarla a Boston.”

Le malattie su cui si concentra la nuova sede

Il nuovo centro si concentrerà in particolare sulla ricerca sul diabete, le malattie cardiovascolari e infettive. Lo dirigerà Mark Fishman, docente di medicina alla Harvard Medical School e direttore del programma di ricerca sulle malattie cardiovascolari al Massachusetts General Hospital.

Il DFE tranquillo

Interpellato da swissinfo, Robin Tickle, capo della comunicazione presso il Dipartimento federale dell’economia (DFE), manifesta la tranquillità delle autorità federali.

“Dalle informazioni in nostro possesso, Novartis intende soltanto potenziare la propria attività di ricerca e non trasferirla negli Stati Uniti. La multinazionale si è impegnata massicciamente in Svizzera e non vediamo indizi di cambiamento di questa strategia. La decisione di Novartis condurrà invece ad un intensificazione dei legami tra Svizzera e USA ed a maggiori trasferimenti di know-how tra i due Stati.”

“Una catastrofe per la ricerca in Svizzera”

Meno tranquilli sembrano invece gli ambienti scientifici. Per Catherine Nissen-Druey, vice presidente del Consiglio svizzero della scienza e della tecnologia (CSST), la decisione di Novartis costituisce “una catastrofe per la ricerca in Svizzera”.

La professoressa di medicina all’Università di Basilea non sembra però sorpresa dalla notizia: “Si sa che l’attrattiva della ricerca in Svizzera continua a diminuire. Da una decina d’anni le risorse non aumentano più e i giovani non sembrano più interessati alla ricerca. Preferiscono partire per gli Stati Uniti, dove trovano condizioni molto migliori ed eccellenti strutture di carriera”.

“E anche per Basilea”, continua la professoressa Nissen-Druey, “è una catastrofe. La qualità dei grandi istituti diminuisce, o vengono semplicemente chiusi, come è capitato lo scorso anno all’Institute of Immunology della Roche”.

Meno drastica invece la reazione di Hans Widmer, presidente della Commissione per la scienza, l’istruzione e la cultura: “È una brutta sorpresa, ma non è il caso di lasciarsi prendere dal panico. La Svizzera evidentemente è troppo piccola per aziende della taglia di Novartis. Ma rappresenta una buona piazza per certi campi di ricerca, come quello della bio-sicurezza o della produzione biologica”.

Un ambiente più adatto alla ricerca

Lo specialista Stéphane Garelli dell’istituto di studi economici IMD di Losanna rileva che la strategia di Novartis è anche dettata da considerazioni legislative: “In Europa vige la cautela a riguardo delle leggi sulla ricerca e le sue conseguenze…specialmente nelle scienze farmaceutiche e alcune compagnie non vedono ciò di buon’occhio. Preferiscono spostarsi negli Stati Uniti, che offrono un ambiente più flessibile e dinamico”, ha dichiarato a swissinfo.

Questa, secondo il docente, sarà anche in futuro una delle cause principali della cosiddetta fuga di cervelli: “Molti scienziati svizzeri si trasferiranno negli Stati Uniti, anche per lavorare per compagnie svizzere e non è detto che faranno ritorno”.

swissinfo e agenzie

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