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Tornato in Svizzera da 20 anni, il lupo surriscalda gli animi

57 individui censiti dal 1998, un branco nei Grigioni e forse presto uno in Vallese: la presenza del lupo in Svizzera è ancora discreta. wolf.ch

In Svizzera amici e nemici del lupo sembrano essere fermi su posizioni inconciliabili. Vent’anni dopo il ritorno del grande predatore - protetto da una Convenzione internazionale - i due fronti sono sempre più contrapposti. Reportage e bilancio.

I biglietti di annuncio della nascita erano pronti, mancava solo la foto. Ed ecco che è arrivata alla metà di agosto: si vedono tre piccoli venuti al mondo quest’anno nell’unico branco di lupi finora presente sul territorio elvetico, nella regione del Calanda, nei Grigioni. «Dal 2012 ogni anno nascono dei lupacchiotti. Non vi era dunque motivo perché quest’anno fosse diverso», dichiara il responsabile cantonale della fauna.

La presenza dei lupacchiotti è stata “ufficializzata” dagli scatti delle macchine fotografiche disseminate sulla montagna, che rilevano in modo automatico gli spostamenti degli animali.

Non è nemmeno escluso che ne siano nati più di tre. Gli anni scorsi, infatti, la nascita di cinque o sei piccoli, ha potuto essere appurata solo in autunno.

Lo sguardo dei difensori del lupo sono rivolti anche alla regione di Augstbord, nell’alto Vallese. Il lupo battezzato M46 e la lupa F14 avranno avuto dei piccoli? La Svizzera avrà il suo secondo branco? La risposta la si saprà probabilmente solo entro fine estate.

Vent’anni fa… “la bestia della Valle Ferret”

Il 16 luglio 1995, Armel Perrion, di Liddes (Vallese), trova un agnello agonizzante. Quattro pecore sono state uccise da un lupo, poi soprannominato “la bestia della Valle Ferret”. In tre mesi, l’allevatore perde 22 animali. Un suo collega 65.

Questi eventi hanno segnato il ritorno del predatore in Svizzera. Ufficialmente l’ultimo lupo “svizzero” è stato ucciso nel 1871 sopra a Iragna, nel canton Ticino.

In Italia, il lupo era riuscito a sopravvivere negli Abruzzi. Dichiarato specie protetta, dal 1972 è tornato a svilupparsi. È riapparso nel 1987 nelle Alpi italiane e nel 1992 nel Parco nazionale del Mercantour, in Francia.

Altro grande predatore, l’orso ha fatto il suo ritorno in Svizzera nel 2005.

Ruolo regolatore

Questo modo piuttosto allegro di presentare la situazione del lupo in Svizzera non fa certo l’unanimità. Il Vallese ha del resto recentemente autorizzato l’abbattimento di un lupo – non ancora individuato – che ha sbranato 38 pecore tra il 19 giugno e l’8 agosto. Dal suo ritorno, vent’anni fa, il grande predatore non ha mai smesso di surriscaldare gli animi.

I difensori del lupo tracciano un bilancio in chiaro-scuro dell’evoluzione della popolazione. Per alcuni, la Svizzera potrebbe infatti ospitare ben più dei 26 lupi registrati attualmente.

Solo il WWF ha festeggiato l’anniversario, sottolineando l’utilità del predatore: «Il bosco e la natura ringraziano!Collegamento esterno», ha scritto in un comunicato. Secondo l’organizzazione non governativa, il lupo regola le popolazioni di animali selvatici che danneggiano gli alberi e impediscono alle giovani piantine di crescere.

Il grande predatore ha anche obbligato gli allevatori di ovini a sorvegliare meglio le greggi sulle alpi. «Il pascolo libero, ossia la pratica di far trascorrere l’estate agli ovini in montagna senza sorveglianza, è un fenomeno relativamente nuovo (…) e non presenta solo vantaggi. Dei circa 200mila ovini presenti (…), ogni anno circa 4mila perdono la vita a causa di malattie e cadute. Mentre meno del 10 per cento delle morti è riconducibile a grandi predatori», si legge ancora sul comunicato del WWF.

Il lupo ha dunque obbligato gli allevatori a dotarsi di cani per proteggere le greggi, come il patou dei Pirenei o il pastore maremmano. «Per quanto possa sembrare paradossale, il lupo salva la vita a centinaia di animali».

Istinto omicida

Affermazioni che irritano non poco gli allevatori che hanno perso delle pecore, come Daniel Imholz e Werner Herger, entrambi residenti a Isenthal, nel canton Uri. Questo piccolo comune è accessibile da una strada talmente ripida e tortuosa, sopra il Lago dei Quattro Cantoni, che ha ispirato un piccolo film pubblicato su Youtube. Da lì bisogna prendere una teleferica, poi camminare due ore, prima di raggiungere il pascolo dove i due allevatori portavano le greggi d’estate.

“Portavano”, coniugato al passato, dato che in giugno Imholz e Herger hanno deciso di far scendere le greggi al piano dopo il passaggio di un lupo che ha ucciso una cinquantina di pecore. Una ventina era di loro proprietà.

«Questo lupo ha un istinto omicida. Non caccia per sfamarsi. Ha attaccato talmente tante pecore…», afferma Herger. «Dopo il passaggio del lupo, sono venuti degli specialisti per vedere in che modo potevamo proteggere le greggi. Ma hanno ammesso che era difficile utilizzare dei cani», aggiunge il collega.

«Proteggere le greggi è possibile praticamente ovunque», sostiene dal canto suo la veterinaria Christina Steiner, presidente dell’associazione CHWolfCollegamento esterno, che sostiene gli allevatori nell’applicazione di misure di protezione. «È vero che integrare i cani nelle greggi, in modo che queste non abbiano paura, richiede tempo. Se l’investimento è troppo importante, ad esempio perché il terreno è molto irregolare e sassoso, è possibile che alcune zone alpine non possano più essere utilizzate per il pascolo».

Oggi

Si stima che tra 800 e 1’000 lupi vivono tra la Calabria e le Alpi, dove sarebbero tra 200 e 300. I lupi sono regolarmente avvistati in diverse regioni della Svizzera: in Ticino e nei Grigioni (2001), nel canton Berna (2006), in quelli di Vaud (2007) e di Obvaldo (2008), e nei cantoni di Lucerna e Svitto (2009).

Nel 2014, il canton Zurigo – il più popoloso della Svizzera – ha registrato il primo passaggio di un lupo, morto sotto un treno.

Oggi si contano 27 lupi in Svizzera, un bilancio «molto modesto» agli occhi delle associazioni di difesa dei predatori. Secondo il Gruppo Lupo Svizzera, «c’è spazio per circa 200 lupi».

Dal 1998, sono stati registrati 57 lupi maschiCollegamento esterno (da M01 a M57) e 15 lupe (da F01 a F15), per un totale di 72 individui.

Salvare la valle

È proprio questo il punto per Daniel Imholz: «Siamo i garanti della salvaguardia della valle. Le pecore sono una fonte di reddito importante. Senza di noi, la scuola chiuderà e la valle si spopolerà. La presenza delle linci ha già provocato danni enormi. Il numero di caprioli è diminuito in modo considerevole, così come quello di camosci. Il lupo rischia di uccidere la nostra valle!».

«È comunque vero che il lupo è solo un pezzo del puzzle e che in ogni modo siamo costretti a lottare per mantenere la nostra attività nella regione. Se il lupo dovesse essere ucciso, il problema non si risolverà comunque», relativizza Imholz, consapevole che «non avrà scelta» e dovrà prendere dei cani per proteggere le greggi.

Nei Grigioni, dove vive l’unico branco di lupi del paese, l’uso dei cani si è ormai generalizzato e la situazione «è piuttosto distesa», afferma Georg Brosi, direttore dell’Ufficio cantonale della caccia e della pesca. Dal suo punto di vista, «il branco è relativamente poco problematico. Ma abbiamo anche la fortuna di avere terreni piuttosto semplici» da proteggere.

In Vallese, dove il lupo era riapparso nel 1995, il tono è molto diverso. I cani da protezione sono rari e le pecore uccise attirano regolarmente l’attenzione della stampa. Allevatori, cacciatori e politici chiedono maggiori autorizzazioni per abbattere i lupi. Queste vengono rilasciate solo a determinate condizioni, piuttosto severe, dato che il predatore è protetto da una Convenzione internazionale, firmata a Berna nel 1979.

Regolazione possibile

Da metà luglio, i cantoni dispongono però di nuove possibilità per regolare le popolazioni di lupi. L’ordinanza ad hoc è infatti stata rivista, ma sono comunque necessarie delle condizioni specifiche per poter sparare a un lupo, come la presenza di danni importanti o di un pericolo per gli esseri umani.

«I lupi non sono, di per sé, pericolosi per gli esseri umani, spiega Christina Steiner. Li evitano. Non evitano però forzatamente le abitazioni. Un lupo può diventare pericoloso se perde la sua naturale timidezza di fronte all’essere umano, come quando trova del cibo vicino alle case».

Daniel Imholz e Werner Herger, allevatori di Isenthal e “garanti della sopravvivenza della valle”. swissinfo.ch

La nuova ordinanza prevede la possibilità di uccidere fino alla metà dei piccoli di una cucciolata, ma sarà necessaria un’autorizzazione dell’Ufficio federale dell’ambiente. Nel caso di lupi isolati, invece, i cantoni potranno autorizzare direttamente l’abbattimento, a certe condizioni. Finora, i cacciatori dovevano chiedere il nullaosta a una commissione intercantonale.

«L’ordinanza lascia un margine d’interpretazione troppo grande ai cantoni, critica Christina Steiner. Non è sempre facile distinguere i giovani animali dagli adulti. Se gli adulti vengono uccisi, il branco rischia di disperdersi. I giovani andranno a caccia di facili prede e questo potrebbe aumentare i danni».

L’ordinanza «prevede esplicitamente che i genitori devono essere risparmiati, risponde Rebekka Reichlin, portavoce dell’Ufficio federale di veterinaria. In caso di dubbio, i guardiacaccia non hanno il diritto di sparare».

I vallesani ritengono che le nuove regole non siano sufficienti. Peter Scheibler, a capo del servizio di caccia, pesca e fauna del cantone, sostiene che le procedure per autorizzare l’abbattimento dei lupi avrebbero dovuto essere facilitate.

In Svizzera il lupo è chiaramente il simbolo di un fossato tra città e campagna, con i residenti nelle zone urbane più inclini ad “amare il lupo”. Per il grigionese Georg Brosi, le emozioni e le paure iniziali finiscono però spesso per scemare.

A Isenthal, Daniel Imholz non molla. «È facile dire che il ritorno del lupo è una buona cosa quando si vive in città. I cittadini dicono che bisogna fare qualcosa contro le volpi. Ebbene, noi non abbiamo alcun problema con le volpi!».

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Traduzione dal francese di Stefania Summermatter

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