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Dal Cile “gli occhi più potenti del mondo” scrutano il cielo

Le lenti dei più grandi telescopi al mondo sono state trasportate in vetta al Cerro Paranal (in secondo piano nella foto) grazie all'utilizzo di camion appositamente adattati (foto ESO) Keystone

L'ESO (European Southern Observatory) ha messo in funzione le quattro unità del telescopio ottico più potente al mondo, il VLT. In occasione di questa "rivoluzione dell'astronomia moderna", alcuni esponenti dell'ESO stanno visitando i paesi membri al fine di presentarne i risvolti tecnologici e scientifici. Giovedì è stato il turno di Berna e della Svizzera. L'incontro ha riunito parecchi esponenti del mondo astronomico elvetico.

Una postazione sudamericana

Sulla vetta del Cerro Paranal, nel cuore del deserto d’Atacama, in Cile, a 2600 metri ed a 12 km in linea d’aria dal mare. Ecco dove è situato il nuovo gioiello dell’astronomia mondiale: il Very Large Telescope (VLT), un insieme di quattro telescopi identici, ciascuno dotato di un diametro di 8.2 metri. Questa struttura, fornita delle tecnologie più avanzate, costituisce il più potente telescopio terrestre esistente.

Ma perché mai l’organizzazione internazionale europea installa i propri punti d’osservazione in Sudamerica? Si tratta di siti eccezionali che garantiscono poca distorsione dovuta alla luce delle città, un alto numero di notti senza nuvole (che possono essere 350 all’anno), limitate turbolenze atmosferiche e un aria contenente pochissimo vapore acqueo, ciò che aumenta l’efficacia delle onde infrarosse. La direttrice dell’ESO, Prof. Catherine Cesarsky, ha però ricordato che il motivo principale della scelta dell’emisfero sud è la visione che esso offre, direttamente verso il centro della nostra galassia.

Un progetto comune

Catherine Cesarsky ha riferito del “suo” VLT con evidente entusiasmo e sincera riconoscenza nei confronti dei paesi che ne hanno permesso la costruzione. Tra questi anche la Svizzera, membro dell’ESO dal 1981, che partecipa con un montante di circa 120 milioni annui alle sue attività di ricerca. Gli altri paesi membri sono Germania, Belgio, Danimarca, Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Svezia.

Cosa significa per la comunità scientifica questo nuovo strumento d’osservazione? “L’universo si è fatto più vicino. Potremo così risalirne maggiormente la storia” ha sottolineato Catherine Cesarsky, presentando tutta una serie di immagini di comete, stelle e sistemi multipli scattate grazie al nuovo telescopio.

Gli sviluppi futuri

E questo è solo l’inizio. In effetti il prossimo futuro riserverà altri passi da gigante verso l’esplorazione “visiva” dell’universo. Presto al VLT sarà applicato l’interferometro VLTI che garantirà una maggiore sensibilità e risoluzione delle immagini spaziali. A dipendenza delle diverse configurazioni, la risoluzione angolare offerta sarà paragonabile a quella di un telescopio da 130 fino a 200 metri di diametro, ciò che permetterà di fotografare pianeti extra-solari (finora individuati, ma mai fotografati).

Presto sarà inoltre varcata un’ulteriore frontiera. Quella dell’astronomia submillimetrica: l’astrofisica dei “luoghi freddi”, le galassie primordiali. Queste regioni remotissime, a milioni di anni-luce da noi, sono impossibili da visualizzare tramite telescopi ottici o ad infrarossi. Nel prossimo decennio vedrà quindi la luce il progetto ALMA (Atacama Large Millimeter Array – una rete di radiotelescopi) che, assieme al VLT/VLTI, rappresenterà il futuro della ricerca astronomica mondiale. Gli esperti concordano sul fatto che l’astronomia submillimetrica aprirà nuovi esaltanti orizzonti agli scienziati del cielo.

Tra gli esponenti di spicco presenti in rappresentanza degli istituti astronomici svizzeri (Basilea, Berna, Ginevra, Losanna e Zurigo), anche il prof. Michel Mayor, che con la sua équipe ha già scoperto una ventina di pianeti al di fuori del sistema solare. Egli non ha esitato a parlare di “rivoluzione” nel descrivere gli effetti di queste nuove tecnologie. La scienza astronomica svizzera, definita “eccellente” dalla direttrice dell’ESO, si occupa in particolare della ricerca di pianeti extra-solari e dell’evoluzione delle stelle, delle galassie e dell’Universo.

Terminiamo con una citazione di Galileo Galilei, il quale 400 anni fa sosteneva che “…con il tempo, potremo vedere delle cose che oggi non riusciamo neppure ad immaginare”. Verità inconfutabile. Che sorprese potrà quindi riservare l’esplorazione dell’infinito?

Al momento conosciamo troppo pochi segreti dell’universo per escluderne ulteriori. Ad esempio oggi non siamo ancora in grado di determinare se la vita è esistita su altri pianeti del nostro sistema solare, costruito attorno ad una stella, il sole, che è soltanto una delle circa 200 miliardi di stelle della nostra galassia, la via Lattea. E nell’universo esistono miliardi di galassie…

Marzio Pescia

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