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Dall’ Himalaya all’altopiano elvetico

Keystone

Fuggiti dalla loro terra d'origine dopo l'occupazione cinese negli anni '50, numerosi tibetani hanno trovato una seconda patria in Svizzera.

La Confederazione è il paese europeo che finora ha accolto il maggior numero di rifugiati dal Tibet.

«I tibetani si sono integrati molto bene e i commenti dei cittadini a loro proposito sono solitamente positivi», dice a swissinfo Lobsang Gangshotshang, presidente della comunità tibetana in Svizzera.

Composta da circa 3’500 persone – residenti per lo più nella Svizzera tedesca – la diaspora di origine himalayana residente nella Confederazione è la più grande in Europa. E la terza nel mondo, dopo quella rimasta nella regione tra India e Nepal, e la comunità negli Stati Uniti.

Porte aperte a rifugiati e orfani

«La maggior parte di noi è arrivata qui più di 40 anni fa», rileva Jampa Tsering, ex presidente nazionale della comunità. «All’inizio degli anni ’60, la Croce rossa aiutò molti fuggitivi a lasciare i campi profughi in India e ad ottenere lo statuto di rifugiato in Svizzera».

Dopo i tumulti del 1959 – anno in cui si verificò la prima ribellione popolare contro l’occupazione cinese del Tibet e il successivo esilio in India del 14esimo Dalai Lama – il Consiglio federale decise infatti di aprire le porte a 1’000 profughi.

Grazie ad un accordo tra lo stesso Dalai Lama (il padre spirituale del popolo tibetano) ed un medico di Olten, anche numerosi orfani hanno avuto la possibilità di lasciarsi alle spalle le difficili condizioni dei campi di rifugiati di Dharamsala, nel nord dell’India.

«Circa 300 bambini sono così stati adottati o affidati alla Fondazione Villaggio Pestalozzi», indica Gangshotshang.

Svizzeri, ma ancora legati al Tibet

Dopo aver svolto lavori nelle fabbriche del ramo tessile e industriale durante i primi decenni della loro immigrazione, i tibetani di oggi sono attivi in vari settori dell’economia elvetica. Non è raro imbattersi in uno di loro in un’aula di scuola o allo sportello di una banca.

«Molti hanno ormai ottenuto la cittadinanza elvetica», dice Jampa Tsering. I legami con la cultura e le tradizioni del Tibet rimangono però forti, soprattutto tra gli immigrati della prima generazione.

«La comunità finanzia scuole tibetane in tutta la Svizzera e organizza ritrovi e feste tradizionali», aggiunge.

Lo scopo è quello di preservare una lingua ed una cultura che in Tibet – rileva Jampa – stanno invece scomparendo a causa della “soffocante” presenza cinese.

Il monastero di Rikon

Punto centrale della vita spirituale e culturale dei tibetani in Svizzera, il monastero di Rikon nel canton Zurigo.

Fondato nel 1967 grazie agli sforzi congiunti del Dalai Lama e dei fratelli Henri e Jacques Kuhn – la cui ditta metallurgica è stata una delle prime ad impiegare profughi tibetani – il monastero di Rikon ospita da oltre 30 anni l’Istituto di studi tibetani.

L’edificio di cemento bianco sulla collina che sovrasta il paese ospita una decina di monaci buddisti. Accanto ai loro riti religiosi, insegnano l’arte della meditazione e la lingua tibetana: «Riceviamo da 10 a 30 persone a settimana: la maggior parte sono tibetani, ma l’interesse non manca anche presso i cittadini svizzeri», racconta Tokhang Khedup, a Rikon dal 1969.

Il Dalai Lama in Svizzera

Il viaggio del Dalai Lama in Svizzera – che nell’agosto 2005 ha dato conferenze sul tema della «Via al superamento delle emozioni perturbanti» all’Hallenstadion di Zurigo – ha rappresentato per tutti i tibetani, e non solo, un evento immancabile.

«È stata un’occasione per ascoltare i suoi insegnamenti, assieme agli amici svizzeri e di tutto il mondo. Siamo stati molto felici di averlo tra noi nell’anno del suo 70esimo compleanno», ci confida Tashi Albertini.

Secondo la presidente dell’associazione Ticino-Tibet, la generosità dimostrata dalla Confederazione nell’accogliere i rifugiati tibetani ha creato un legame del tutto particolare tra il Dalai Lama e la Svizzera.

A testimonianza di questa affinità, lo stesso Dalai Lama ha scritto in un’autobiografia che «le montagne svizzere mi ricordano quelle del Tibet».

swissinfo, Luigi Jorio

Il Tibet si estende per 1’200’000 km quadrati (Svizzera: 41’000) nella regione compresa tra Cina, Birmania e India e conta circa 2,5 milioni di abitanti.

Nel 1950, l’esercito cinese guidato da Mao Tze Tung occupa la regione himalayana.

La presenza cinese provoca, nel 1959, una ribellione popolare repressa nel sangue.

Il XIV Dalai Lama è costretto all’esilio in India, a Dharamsala, dove crea un governo tibetano.

Si stima che siano oltre 150’000 i tibetani ad essere fuggiti all’estero.

In Svizzera vivono circa 3’500 tibetani.
Si tratta della comunità tibetana più grande in Europa e della terza nel mondo.

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