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Dall’ideale all’azione

Educare alla diversità per garantire a tutti gli stessi diritti swissinfo.ch

Coltivare gli ideali dell'UNESCO in Svizzera? Ci pensano i club. L'ultimo è nato in ottobre a Friburgo.

In un periodo in cui la xenofobia guadagna terreno, l’obiettivo principale del club friborghese è la promozione del dialogo interculturale.

Con soddisfazione di molti e timore di qualcuno, il 10 settembre 2002 la Svizzera ha aderito all’ONU. Finalmente anche la Confederazione avrà voce nei grandi dibattiti della politica internazionale.

Non che prima di questa data gli svizzeri se ne stessero zitti zitti in un angolo. Erano già membri a pieno titolo delle organizzazioni specializzate con statuto giuridico indipendente dall’ONU. Tra queste si trova l’Organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO).

Ciò non toglie che “con l’adesione all’ONU, la Svizzera ha guadagnato credibilità e peso politico anche all’interno delle organizzazioni di cui faceva già parte”, come dice a swissinfo Francesca Gemnetti, presidente della Commissione nazionale svizzera per l’UNESCO.

Macro e microcosmi

Fondata nel 1945, l’UNESCO ha accolto la Svizzera nel 1948. Un anno dopo il Consiglio federale ha creato la Commissione nazionale svizzera per l’UNESCO. Da allora la Commissione cura i contatti con l’associazione madre e ne diffonde gli ideali.

Una delle attività più conosciute dell’UNESCO è la difesa del patrimonio culturale e ambientale. Tra i monumenti svizzeri dichiarati patrimonio culturale mondiale ci sono la biblioteca dell’abbazia di San Gallo, il centro storico di Berna, il convento di San Giovanni a Müstair, i castelli di Bellinzona e il ghiacciaio dell’Aletsch.

Si conosce meno, invece, il lavoro sul campo effettuato da una rete mondiale di volontari, impegnati a garantire il rispetto dei diritti umani e a diffondere gli ideali di tolleranza e dialogo propri dell’UNESCO.

Nel nome dell’UNESCO

Il primo club UNESCO svizzero è stato fondato in Ticino nel 1999. Secondo Francesca Gemnetti non è un caso che sia stato proprio il cantone di lingua italiana a svolgere un ruolo di pioniere in terra elvetica. “I ticinesi sono persone ricche di entusiasmo. Scambiando idee ed esperienze con i club UNESCO della vicina Italia, hanno fondato un club che si occupa soprattutto di problemi della gioventù e di problemi d’integrazione della popolazione straniera.”

Il club di Berna, la cui nascita nel 2001 si deve a legami d’amicizia tra un membro della sezione ticinese e alcuni cittadini bernesi, è invece più orientato verso la Carta dei diritti umani. Al centro dei dibattiti che organizza stanno problemi come l’integrazione femminile nel mondo del lavoro, l’equità di trattamento o il mobbing.

L’idea di fondare un club a Friburgo è invece partita da Jean-Baptiste de Weck che per più di vent’anni ha lavorato alla sede centrale dell’UNESCO a Parigi.

Un inno alla diversità ed allo scambio culturale

“Noi ci occupiamo soprattutto di fare conoscere le diverse culture presenti sul territorio friborghese. Quello che vogliamo è favorire la comprensione reciproca”, con queste parole Monika Thiébaud, presidente del club UNESCO di Friburgo, presenta a swissinfo il programma d’azione dell’associazione che presiede.

Tra i progetti in corso di realizzazione ci sono una biblioteca interculturale e una serie di tavole rotonde sul problema della presenza di bambini stranieri nelle scuole svizzere.

Ad affiancare la signora Thiébaud – una 56enne con alle spalle un passato in politica e ancora tanta voglia di mettersi in gioco e di combattere per gli ideali in cui crede – c’è un team composto da persone con esperienze diverse, tra le quali si trova anche il professor Patrice Meyer-Bisch, direttore dell’Istituto interdisciplinare d’etica e diritti umani dell’università di Friburgo.

La Svizzera: un paese in cui la gente ama associarsi

La presenza dei club UNESCO in Svizzera non è certo molto marcata. In altri paesi i club non solo sono apparsi prima ma sono anche molto più numerosi.

“Nel nostro paese c’è uno spirito associativo e di volontariato molto esteso”, dice Francesca Gemnetti, “forse inizialmente l’UNESCO è stata percepita come un elemento esterno alla Svizzera e per questo le persone che volevano essere attive in campo culturale o ambientale preferivano farlo senza aderire ufficialmente agli ideali di un’organizzazione sopranazionale. Ora le cose stanno cambiando e anche gli svizzeri tendono a pensare in modo più globale”.

Proprio il gran numero d’associazioni culturali presenti sul territorio elvetico spinge i club UNESCO a definire in modo chiaro i propri obiettivi. Monika Thiébaud è cosciente di questa sfida: “Dobbiamo fare attenzione a non creare dei doppioni, a non fare le stesse cose degli altri. Stiamo cercando il nostro profilo e crediamo di averlo trovato proprio nella dimensione multiculturale della nostra associazione”.

L’importante, secondo la Thiébaud, è andare avanti con entusiasmo e concretezza, perché “non basta parlare dei diritti umani, bisogna viverli nel quotidiano e il club UNESCO è un’occasione per farlo”.

Doris Lucini, swissinfo

L’UNESCO, definita come braccio culturale dell’ONU, s’impegna per il rispetto dei diritti umani e per la salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale mondiale. Le persone che condividono questi ideali possono riunirsi in un club UNESCO e operare a livello locale per promuoverli.

I club UNESCO lavorano su base volontaria. In Svizzera si presta molta attenzione alla riflessione sui diritti umani e al dialogo interculturale.

1945: fondazione dell’Organizzazione delle nazioni unite per l’educazione, la cultura e la scienza (UNESCO)
La sede centrale dell’organizzazione è a Parigi
A Ginevra si trova il Consiglio dell’Ufficio internazionale dell’educazione (BIE), fondato da Jean Piaget e oggi parte integrante dell’UNESCO
La Svizzera aderisce all’UNESCO nel 1948
Attualmente gli stati membri sono 192
Il primo club UNESCO è stato fondato in Giappone nel 1947
Oggi i club sono più di 6000, distribuiti in 120 paesi
I club svizzeri sono tre: Ticino, Berna e Friburgo

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