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Dalle Alpi alle Ande

Un'acqua potabile di qualità per migliorare la qualità della vita delle comunità rurali in Perù swissinfo.ch

È in corso ad Adelboden nelle Alpi svizzere una conferenza sull'agricoltura di montagna sostenibile. L'esempio delle Ande peruviane, dove la Svizzera contribuisce alla fornitura d'acqua potabile.

Lontani dai centri decisionali del Paese, gli indigeni in Perù sono molto toccati dalla penuria di una risorsa così vitale come l’acqua.

Il 45% della popolazione peruviana è costituito da indigeni. Un peruviano su due è povero, uno su quattro non è in grado di soddisfare il proprio fabbisogno nutritivo. Il 54.8% della popolazione, ossia 14 milioni di persone, vive in condizioni di povertà; il 24% di essi in situazioni di miseria.

Il 70% della popolazione, che conta 26 milioni di abitanti, vive nei centri urbani, dove si concentrano i nuovi immigranti che cercano di sopravvivere in quartieri privi di servizi igienici di base. La povertà estrema si fa più drammatica nelle aree rurali, in particolare nei dipartimenti di Huancavelica, Huánuco, Apurímac, Puno, Cajamarca e Cusco.

Da un recente studio ufficiale risulta che nei centri urbani un peruviano su dieci sopravvive con meno di un dollaro al giorno. Le disparità sono più evidenti e marcate nelle zone rurali, poiché la miseria tocca il 51.3% dei “più poveri tra i poveri”. Le maggiori carenze riguardano indiscutibilmente l’acqua potabile e i servizi igienici.

La povertà ha il volto di indigeno

La vita del villaggio di Lacaypata, a più di 3.900 metri di altitudine, si articola attorno alle 35 famiglie che vivono in piccole casupole di fango dal tetto di paglia.

Come nelle altre comunità indigene della sierra andina, le famiglie vivono della pastorizia (pecore, lama, alpaca e vicuña) e dell’agricoltura di sussistenza composta essenzialmente da patate e frumento.

L’acqua: un’aspirazione

“Prima dovevo camminare quasi mezz’ora per andare a prendere l’acqua. Oggi invece posso fare il bucato, lavare le stoviglie e fare il bagno ai miei figli senza uscire di casa”, ci racconta in quechua Cirila Mayu Furco, 25 anni, sposata e madre di tre bambini. Come quasi tutte le donne che vivono nelle zone rurali, Cirila è analfabeta.

Visibilmente soddisfatta, apre il rubinetto e lascia scorrere l’acqua nella vasca di cemento (lavatoio). L’accesso alla rete di acqua potabile le costa 50 centesimi di sol (20 centesimi di franco) al mese.

A Markjupata, nella provincia di Quispicanchi, Esther Verduzco Huallpa, 22 anni, anche lei analfabeta e madre, aspetta con impazienza il momento di poter aprire il rubinetto senza più temere che l’acqua veicoli malattie come la diarrea, che provocano un’alta mortalità infantile.

L’intera comunità – i 62 capifamiglia, le donne e i bambini – partecipa allo scavo dei canali di scorrimento, alla posa dei tubi e agli altri lavori. Ogni famiglia sceglie il punto dove saranno installati i servizi e il tipo di vasca di cemento. La vasca più cara costa 35 soles (circa 17 franchi), la più economica 10 soles.

Le due comunità fanno parte del Progetto di risanamento rurale SANBASUR (Proyecto de Saneamiento Básico Rural), creato lo scorso 12 giugno 1996 grazie ad un accordo bilaterale tra il governo peruviano e svizzero. L’obiettivo fondamentale è di contribuire al miglioramento delle condizioni di salute e alle condizioni di vita della popolazione più povera di Cusco.

A Lacaypata verrà costruito un sistema che prevede 2 prese di captazione situate sul pendio, 240 metri lineari di tubi, un serbatoio di 3 metri cubici, una rete di distribuzione lunga 5’918 metri e 35 collegamenti agli impianti sanitari delle singole abitazioni con le rispettive vasche e latrine dotate di pozzo secco ventilato. Potranno beneficiare del nuovo impianto 210 persone. A Markjupata si prevede di costruire un sistema simile per 310 persone.

Nel 1996, quando il progetto SANBASUR fu avviato, la mortalità era pari a 100 morti per 1000 nati vivi, solo il 20% delle case disponeva di acqua potabile e solo il 6% disponeva di latrine e fogne; l’80% degli impianti costruiti era abbandonato o inutilizzato. Con l’avanzare del progetto, la situazione sta migliorando considerevolmente.

La DSC ha contribuito alle tre fasi del progetto SANSABUR stanziando 5’700.000 dollari. L’ultima fase del progetto si concluderà nel 2003.

Progetto partecipativo

SANBASUR interviene per aiutare le popolazioni rurali dei dipartimenti di Cusco, Chumbivilcas, Quispicanchi, Paruro, Acomayo e Calca. Non ha funzione esecutiva, bensì si impegna per promuovere e stimolare le comunità e funge da supervisore e coordinatore dell’intero processo.

Il crescente coinvolgimento delle istituzioni governative, in particolare delle autorità comunali, allarga l’orizzonte del progetto, anche se, per conseguire gli obiettivi perseguiti, è necessario convivere con determinate contingenze politiche.

Ciò nonostante, il nucleo del progetto rimane la partecipazione della comunità, con un approccio che permetta una maggiore partecipazione delle donne in tutte le fasi del progetto.

Juan Espinoza, Cusco

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