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Dalle salsicce al Botox: storia della tossina botulinica

Come funziona

La tossina botulinica (BTX) prende il nome dal latino «botulus» che significa «salsiccia». Infatti, è studiando le cause di un’intossicazione alimentare seguita ad un banchetto nuziale durante il quale furono consumate delle salsicce che, nel 1793, Justinius Kerner coniò questo nome.

Un secolo più tardi, nel 1897, fu isolato il Clostridium botulinum, il batterio all’origine della tossina. Il Clostridium può svilupparsi in tutti gli alimenti mal conservati (verdure in scatola, pesce, fegato) e, in assenza di aria, produrre la BTX.

Pochi microgrammi di questa sostanza sono sufficienti a provocare una paralisi letale dei muscoli. La BTX è ritenuta una delle armi batteriologiche più potenti. Proprio le ricerche militari statunitensi hanno dato origine, alla fine degli anni Quaranta, all’ipotesi che la BTX potesse essere utilizzata come strumento terapeutico.

All’inizio degli anni Ottanta si è cominciato ad iniettare la BTX per correggere lo strabismo. Col tempo si sono aggiunte una cinquantina di altre patologie (disturbi del movimento, sudorazione eccessiva, spasticità) e l’impiego in ambito cosmetico per cancellare le rughe d’espressione.

La BTX attacca l’apparato neuromuscolare provocando una paralisi progressiva. I muscoli diventano flaccidi e deboli, perché la tossina impedisce la liberazione dell’acetilcolina, il neurotrasmettitore responsabile della contrazione muscolare.

Proprio questa caratteristica fa della BTX un utile strumento per contrastare quei disturbi che, come la distonia, sono caratterizzati da una contrazione forzata dei muscoli.

Iniettata nel muscolo o nel fascio muscolare distonico, la tossina viene assorbita dalle terminazioni nervose. Questo processo dura alcuni giorni, dopo di che subentra il rilassamento del muscolo. L’effetto di un’iniezione dura dai due ai sei mesi, a seconda della velocità di rigenerazione delle terminazioni nervose.

Le dosi di BTX usate a fini medici sono di molto inferiori a quella letale. La tossina, inoltre, è sempre più purificata, il che riduce la possibilità di sviluppo di anticorpi che renderebbero inefficace la cura. Si tratta di un farmaco sicuro con poche controindicazioni: ematomi nel punto d’iniezione, leggera febbre o, se la dose è mal calibrata, eccessiva debolezza muscolare. In questi casi, però, si tratta di effetti collaterali temporanei e reversibili, visto che l’efficacia della tossina è limitata nel tempo. I casi di forte reazione allergica sono per contro rarissimi.

swissinfo, Doris Lucini

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