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Deiss: sì alla riforma del Consiglio di sicurezza

Deiss sostiene un ruolo nuovo per le Nazioni unite, ma nel rispetto dei meno forti Keystone

Durante la seduta plenaria delle Nazioni Unite, il presidente della Confederazione, Joseph Deiss, ha espresso il suo auspicio per una riforma del Consiglio di sicurezza.

Il presidente ha lanciato un appello per il cambiamento, evidenziando le debolezze del sistema attuale dimostratesi con la crisi in Iraq.

Il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha aperto la cinquantanovesima Assemblea Generale con un appello ai governi del mondo per il rispetto della legalità.

Il segretario generale che, la settimana scorsa, in un’intervista alla Bbc, aveva criticato come «illegale» l’invasione dell’Iraq, non ha volutamente puntato i riflettori nel suo discorso sul caso, auspicando un dialogo aperto con tutte le parti in causa.

Le parole di Annan, precedute dal rintocco della Campana della Pace nel giardino del Palazzo di Vetro, sono risuonate nell’aula dell’Assemblea di una sessantina di altri capi di Stato, 25 primi ministri e 86 ministri degli esteri, tra cui il presidente della Confederazione Joseph Deiss e la consigliera federale Micheline Calmy-Rey.

Lo stato del pianeta

La seduta d’apertura dell’Assemblea è tradizionalmente dedicata ai discorsi di fondo, tenuti dai capi di Stato. In un incrocio di prospettive, dunque, la riunione si è dimostrata uno specchio di problemi e realtà del pianeta intero.

La guerra, ma anche la lotta internazionale al terrorismo, la povertà e la giustizia sociale sono stati al centro delle relazioni.

Il presidente americano Gorge W. Bush, rispondendo implicitamente alle accuse rivoltegli non solo da Annan, ha difeso la guerra preventiva come strumento di battaglia per un «futuro nella libertà». Secondo i commentatori statunitensi, il discorso sarebbe piuttosto da interpretare come parte della sua campagna elettorale e non come contributo alla discussione fra nazioni.

La Svizzera vuole un’Onu forte

Analogamente al segretario generale Kofi Annan, anche il presidente della Confederazione Joseph Deiss non ha mascherato il disappunto ufficiale svizzero verso gli Stati Uniti. Ma non ha nemmeno risparmiato le Nazioni unite e la loro debolezza, dimostrata durante la crisi.

Nel suo intervento, Deiss ha infatti affermato che «l’esperienza ha dimostrato che un’azione, condotta senza un mandato chiaramente definito da una risoluzione del Consiglio di sicurezza, è votato al fallimento».

Inoltre, la crisi in Medio Oriente avrebbe dimostrato che le strutture dell’Onu non sono più adeguate. Il Consiglio di sicurezza deve trarre le conseguenze dai cambiamenti avvenuti negli ultimi quindici anni e offrire maggiore spazio ai paesi in via di sviluppo, ha continuato Deiss.

Si impongono quindi «riforme e un rafforzamento dei mezzi di azione collettiva», ha detto Deiss. Le istituzioni multilaterali devono poi reagire precocemente già nel momento in cui le crisi stanno per manifestarsi. Spetta al Consiglio di sicurezza svolgere questo compito: la sua composizione deve tuttavia essere riveduta.

Appello per le riforme

«La Svizzera si oppone però all’assegnazione di nuovi posti con il diritto di veto», ha continuato Deiss. Questo perché l’attuale sistema che assegna d’ufficio questo diritto a cinque potenze – USA, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna – non corrisponde ai principi democratici auspicabili.

Andando avanti, Deiss ha ricordato che la prevenzione dei conflitti richiede anche un intervento più deciso contro la povertà. Il consigliere federale ha invitato l’assemblea a rispettare gli impegni presi per dimezzare l’indigenza. La prevenzione deve agire lungo due assi privilegiati, monitorando i conflitti a carattere religioso e quelli legati al controllo delle risorse naturali.

Un percorso ancora lungo

Malgrado gli appelli accorati, i cambiamenti non sembrano ancora vicini. Alla fine dell’anno, un gruppo di esperti dovrebbe presentare delle proposte. Sulla base del rapporto, il segretario Annan intende presentare un pacchetto di riforme.

Nell’Assemblea generale del 2005, gli Stati membri saranno poi chiamati ad esprimersi. Se il Consiglio di sicurezza continuerà ad essere composto da cinque membri permanenti e dieci a rotazione, è questione ancora aperta.

Giappone, Brasile, India e Germania hanno annunciato la volontà di entrare a titolo definitivo nel «governo» dell’istituzione internazionale. Per la Svizzera, piccolo paese e giovane membro dell’organizzazione, come ha ricordato Deiss, l’interesse è invece centrato sulla garanzia di rappresentatività delle istituzioni comuni.

swissinfo e agenzie

La Svizzera ha aderito alle Nazioni unite nel 2002
È stata il 190esimo paese entrato nell’organizzazione internazionale dalla sua nascita nel Dopoguerra
Il punto forte della politica del Consiglio federale è il diritto umanitario internazionale

Il presidente della Confederazione Svizzera per il 2004, Jospeh Deiss, ha fatto appello ai delegati della 59esima Assemblea delle Nazioni unite per portare avanti le riforme del Consiglio di sicurezza.

Le strutture dell’organizzazione internazionale, nata dopo la Seconda guerra mondiale, non corrisponderebbero più alle mutate condizioni geopolitiche.

Malgrado si auspichi una maggiore partecipazione degli altri Stati, la Svizzera non sostiene l’ampliamento del diritto di veto.

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