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Perché dobbiamo riconquistare la democrazia

Redazione Swissinfo

«There is no alternative», predicava Margaret Thatcher negli anni in cui era alla testa del governo britannico, mentre amputava lo stato sociale in nome del neoliberismo. Con la frase «non ci sono alternative» intendeva dire che non ci sono alternative a una politica orientata alla concorrenza e al profitto, a scapito delle rivendicazioni ecologiche e sociali. 

Oggi il sistema neoliberista, a cui secondo Thatcher non c’è alternativa, attraversa una crisi profonda. Le notizie infauste si susseguono – crisi bancarie, crisi finanziarie, crisi dell’euro – e i perdenti della globalizzazione diventano sempre più numerosi. La paura di perdere il proprio status sociale e di non avere abbastanza di che vivere si diffonde in strati sempre più ampi della popolazione. Persino al Forum economico mondiale i leader globali cominciano a discutere della prospettiva dei perdenti e dei costi della globalizzazione.

Questo contributo fa parte di #DearDemocracy, la piattaforma di swissinfo.ch sulla democrazia diretta.

Il neoliberismo è chiaramente fallito. Non è riuscito a dare alla popolazione mondiale una vita dignitosa, né tantomeno buona. Mai nella storia c’erano state tante persone in fuga come oggi. Mai c’erano stati altrettanti schiavi. Mai siamo stati così vicini alla fine del mondo a causa della distruzione delle risorse naturali. 

Nel contempo le imprese multinazionali diventano sempre più influenti. Decidono sul destino di interi stati, ricattano le economie nazionali con la minaccia di andarsene e sono pronte a camminare sopra i cadaveri per massimizzare i loro profitti. 

Tamara Funiciello è presidente di Gioventù socialista svizzera, vice presidente del Partito socialista e parlamentare della città di Berna. zvg

Le briciole che lasciano a pochi paesi privilegiati come la Svizzera servono a legittimare i loro crimini. Sponsorizzano tornei di tennis per darsi un’immagine sociale. Nell’antichità si parlava di panem et circernses ed è un approccio che ha funzionato a lungo. 

Ma ora la misura è colma. Le persone, a giusta ragione, non credono più nel neoliberismo. Cercano alternative. 

Alternative für Deutschland, Donald Trump, Marine Le Pen, Unione democratica di centro (UDC) sono le alternative proposte dalla destra. Predicano l’isolamento, il nazionalismo e l’abbandono del principio di solidarietà, ispirandosi al nazionalismo e al conservatorismo di destra, con slogan come «America First» o «La Germania ai tedeschi». La loro è una politica escludente e razzista. Il sistema economico lo vogliono cambiare ben poco. 

Ma non siamo già arrivati una volta a questo punto? Circa 80 anni fa? Non dobbiamo dimenticarlo: la politica di sterminio nazista non è iniziata con le camere a gas, è cominciata con la distinzione tra «noi» e «loro» in base all’origine, alla religione e al colore del passaporto. 

Per tale motivo noi – e con «noi» intendiamo tutte le persone che credono allo stato di diritto, alla solidarietà e alla libertà – opponiamo la democrazia a questa ideologia pericolosa e disumana. Una democrazia che non si ferma alle porte delle fabbriche e delle nazioni, ma che pervade al vita di tutte le donne e gli uomini. Una democrazia legata in modo indissolubile ai diritti umani e che corrisponde all’applicazione coerente di questi diritti. Noi ci impegniamo per una società che si orienti ai bisogni degli esseri umani e non al profitto delle multinazionali. 

Basta con una politica priva di alternative. In una democrazia ci sono migliaia di alternative. Le alternative democratiche devono sempre basarsi sui valori della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà.

Quindi: “Reclaim DemocracyCollegamento esterno“, affinché il futuro non vada perso.

“Reclaim Democracy”

Nel congresso che si tiene fra il 2 e il 4 febbraio a Basilea in primo piano ci sono le sfide che la democrazia deve affrontare in tutto il mondo. 

Il congresso propone quattro assemblee plenarie dedicate ai temi: democrazia sostanziale e buen vivir; l’Europa e la democrazia quotidiana; razzismo, nazionalismo, democrazia; democrazia, movimento, partito. Inoltre il programma prevede 50 atelier. 

Tra i partecipanti vi sono Alberto Acosta (ex ministro dell’Ecuador), Jodi Dean (filosofa e politologa), Andreas Gross (parlamentare e politologo), Jakob Tanner (storico), Cédric Wermuth (parlamentare), Bruno Gurtner (Tax Justice Network), Tamara Funiciello (presidente della Gioventù socialista svizzera). 

Il convegno è organizzato da Denknetz, un think tank indipendente di sinistra. Ne fanno parte circa 1200 membri individuali, oltre a varie organizzazioni scientifiche, politiche e sociali. Denknetz si impegna per una democratizzazione della società.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono esclusivamente all’autrice e non devono necessariamente corrispondere a quelle di swissinfo.ch.

Traduzione di Andrea Tognina

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