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Democristiani, ma non più tanto cattolici

La Chiesa non sembra più così sacra in casa democristiana

Nello spazio di qualche giorno tre pesi massimi del Partito Popolare Democratico (PPD, democristiani) hanno lanciato frecciate alla Chiesa cattolica.

Si tratta di opportunismo elettorale o di una chiara volontà del partito di prendere le distanze dalle posizioni più rigoriste del Vaticano?

“Il celibato dei sacerdoti e il divieto di ordinare preti anche le donne non hanno nessun fondamento biblico”, una critica abbastanza normale tra i detrattori dell’ortodossia vaticana, più inaspettata se viene dal presidente dei democristiani svizzeri.

Il 1° aprile sul giornale domenicale NZZ am Sonntag, Christoph Darbellay si spingeva ancora più in là: “Portando il ragionamento all’estremo, si dovrebbe anche interdire il matrimonio per le persone fortemente impegnate in politica, o professionalmente, perché possano concentrarsi di più sui propri compiti.”

Anche se il presidente dei democristiani svizzeri si è affrettato a dire che si tratta di un’opinione personale, non è il primo del suo campo a formulare questo tipo di critiche.

«Senza il celibato sarei prete»

Una settimana prima, sullo stesso giornale svizzerotedesco il senatore Carlo Schmid aveva già sparato a salve contro il celibato, il divieto del sacerdozio per le donne e il rifiuto di unire in matrimonio i divorziati.

L’ex presidente del partito si spingeva fino a profetizzare che il cattolicesimo in Svizzera “si farà fuori da solo nello spazio di una generazione, semplicemente perché non ci saranno più preti”.

Contemporaneamente, Jacques Neirynck, che non tralascia occasione per ricordare il suo fervore cattolico, spiegava sul mensile della Chiesa protestante del cantone di Vaud, che senza la regola del celibato, lui stesso avrebbe scelto la carriera religiosa, invece di quella scientifica.

Da poco eletto nel parlamento cantonale, l’ex deputato federale proporrà una mozione per tagliare i viveri alla Chiesa cattolica, di cui denuncia il sessismo.

“Lottiamo in ogni campo contro le discriminazioni, e dunque non dobbiamo tollerare quest’atteggiamento”, spiega Jacques Neirynck, a proposito del divieto di sacerdozio per le donne e del celibato.

Dare a Cesare …

“Non mi sento di giudicare gli altri, è la loro posizione personale. Quando si tratta di Chiesa, non si può parlare a nome del partito”, risponde Dominique de Buman, vicepresidente, che aggiunge: “Sono dichiarazioni legate all’ultimo documento del Vaticano”, ossia l’esortazione apostolica di Benedetto XVI, che riafferma posizioni molto conservatrici.

“Non dimentichiamo che siamo in un anno elettorale”, rammenta Andreas Ladner, docente presso la Scuola superiore d’amministrazione pubblica di Losanna. Il PPD, il cui elettorato resta in maggioranza cattolico, vuole assolutamente sedurre altri settori della popolazione.

“Lo abbiamo visto difendere posizioni che non sono in linea con la Chiesa cattolica”, aggiunge il sociologo. In particolare, l’inasprimento della legge sull’asilo e l’apertura domenicale dei negozi.

Le spiegazioni si danno in privato

In quelle due occasioni il partito si era attirato le critiche della Conferenza episcopale svizzera (CES). Questa volta le spiegazioni vengono date in privato.

“Abbiamo deciso di non commentare le dichiarazioni di queste tre persone. Ne discutiamo in privato con il PPD, ma non in pubblico”, dice Walter Müller, portavoce della CES.

“Con il vescovo abbiamo avuto un incontro sei mesi fa, proprio per definire i ruoli e le posizioni di ognuno – ricorda Dominique De Buman, che ne era stato l’istigatore – ci teniamo in contatto per discutere di questioni morali, e di argomenti sui quali l’approccio del politico non è necessariamente quello del religioso”.

I vescovi curano le relazioni anche con gli altri partiti, perché “la Chiesa fa parte della società”, come dice Walter Müller. Ma di questioni come il celibato e le donne preti non si discute in Svizzera: “Sono questioni che spettano alla Chiesa universale”.

Senza confessione

Formalmente il PPD non è più un partito cattolico. I suoi principi fondamentali affermano che s’ispira ad una “concezione cristiana della persona e della società, senza essere legato ad una confessione”.

Nel 2004 ha portato avanti un largo dibattito interno, in cui si è a lungo discusso se lasciar cadere o meno la definizione “cristiana”.

“Alla fine quest’idea ne è uscita rafforzata, ricorda Dominique de Buman, perché “fa riferimento ad un certo numero di valori morali ai quali anche chi non è cristiano può sentirsi legato”.

Resta il fatto che gli sforzi del PPD di guadagnarsi elettori nei grandi cantoni e nelle città, piuttosto protestanti, “non incontra per il momento molto successo”, fa notare Andreas Ladner.

swissinfo, Marc-André Miserez
traduzione, Raffaella Rossello

Il PPD discende dal Partito cattolico conservatore. A lungo opposti allo Stato federale, i cattolici si sono integrati alla fine del XIX secolo, occupando uno, poi due seggi in Governo. Ancorato nelle campagne, il PPD ha ampliato i suoi orizzonti dagli anni ’70, proponendosi come il partito di centro delle famiglie e di un’economia di mercato dai valori sociali. Ciò non ha tuttavia impedito un’erosione costante del suo elettorato, a partire dagli anni ’80, in favore soprattutto della destra nazionalista (UDC). Relegato al rango di ultimo partito di governo nel 1999, ha ulteriormente perduto forza nel 2003 e ha dovuto rinunciare al secondo seggio governativo. Come nella maggior parte dei paesi europei, anche il partito democratico svizzero non è più il braccio politico della Chiesa cattolica, anche se il suo elettorato resta essenzialmente cattolico. Nei parlamenti e nei governi dei cantoni cattolici resta ancora una forza importante.

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