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Desertec: un raggio di sole per un’Europa ecologica

Keystone

L'azienda elvetica ABB è uno dei 12 operatori industriali alla base dell'iniziativa Desertec: questo progetto transcontinentale da 400 miliardi di euro, basato sull'energia solare, dovrebbe rafforzare la distribuzione europea di energia rinnovabile.

«In sei ore, i deserti ricevono più energia solare di quella consumata da tutta l’umanità nell’arco di un anno». Gerhard Knies, presidente della fondazione Desertec, riassume così il potenziale dell’Iniziativa industriale Desertec.

La fondazione in questione è stata creata dalla sezione tedesca del Club di Roma, un gruppo di riflessione sull’ambiente che riunisce scienziati, industriali e funzionari provenienti da una cinquantina di paesi.

Il progetto Desertec, che abbraccia tutta l’area euro-mediterranea, ha un obiettivo ambizioso: coprire entro il 2050 il 15% del fabbisogno energetico europeo. Le prime forniture sono previste tra un decennio.

Operatori solidi

A tal fine, dodici aziende – prevalentemente germaniche – hanno siglato lunedì 13 luglio a Monaco un protocollo d’accordo per la creazione di un ufficio di studi, dotato di un budget di 1,8 milioni di euro. L’ufficio sarà costituito entro la fine di ottobre, con il compito di elaborare piani d’investimento realizzabili nel corso dei prossimi tre anni.

Il consorzio creato lunedì è guidato dal riassicuratore Munich Re e dalla fondazione Desertec. Vi partecipano inoltre altri importanti attori del mercato energetico tedesco come E.ON e RWE, Deutsche Bank, la Siemens, la società spagnola Abengoa Solar, l’azienda agroalimentare algerina Cevital e il gruppo elettrotecnico elvetico-svedese ABB.

Il progetto – stimato a 400 miliardi di euro (circa 600 miliardi di franchi) – dovrebbe garantire all’Europa un’importante fonte di energia non inquinante, permettendo in tal modo di diminuire sensibilmente le emissioni di gas a effetto serra.

Sfida impegnativa

«Si tratta del maggiore progetto basato sull’energia solare del mondo. Esso poggia comunque su tecnologie già esistenti», sottolinea Wolfram Eberhard, portavoce di ABB.

«Questo consorzio non riunisce unicamente delle aziende attive nel settore della tecnologia. Anche la finanza e le assicurazioni sono infatti coinvolte: si tratta delle condizioni necessarie per trasformare una visione in una realtà a lungo termine», aggiunge.

Eberhard precisa: «Una delle sfide di questo progetto consiste nell’assicurare un trasporto affidabile dell’energia. In questo ambito, il nostro gruppo dispone già di un’esperienza notevole». ABB è infatti in grado di costruire linee ad alta tensione con un perdita limitata al 10% sull’arco di 2’000 chilometri.

Il portavoce di ABB fa comunque presente una della difficoltà dell’impresa Desertec: il suo costo faraonico. «L’energia solare è più cara di quella eolica», rileva.

Know-how svizzero

La questione dei costi è ben nota ad Aeneas Wanner, membro della fondazione Desertec e direttore di Energie Zukunft Schweiz, un’istituzione di Basilea attiva nell’elaborazione di progetti legati alle energie rinnovabili.

In un’intervista concessa al quotidiano economico L’Agefi, Aeneas Wanner ha annunciato l’avvio di un progetto di centrale solare in Spagna. L’opera prevede l’impiego di una tecnologia meno costosa di quella delle centrali termiche solari pianificate per Desertec.

«Anche se ha un certo ritardo nel settore dell’energia solare, la Svizzera può contare su eccellenti ricercatori nell’ambito delle energie rinnovabili; inoltre, le aziende elvetiche hanno fondi da investire», ha evidenziato Wanner.

Un’opportunità da cogliere

Dal canto suo, Yves Christen – presidente di Swisssolar, l’associazione svizzera dei professionisti dell’energia solare, non nasconde il suo entusiasmo in merito a Desertec. «Ci si sta finalmente rendendo conto che l’energia solare non è affatto marginale. Inoltre, questo progetto non è unicamente solare, poiché coinvolge altri tipi di energie rinnovabili come quella eolica, quella idraulica e la biomassa».

Secondo Christen, «considerati gli enormi vantaggi a livello ambientale, il costo stimato per la realizzazione di Desertec non è affatto esorbitante».

Il presidente di Swisssolar sottolinea a sua volta il ritardo della Confederazione: «La Svizzera disponeva di grandi specialisti per quanto concerne l’energia solare fotovoltaica, ma ha tardato troppo a promuovere questo tipo di energia. Oggigiorno è il mercato che alimenta la ricerca, e siamo stati superati dai paesi che ci circondano».

Yves Christen ritiene comunque che l’iniziativa Desertec possa fungere da stimolo per la Svizzera: «Tale progetto dovrebbe spingere la Confederazione a continuare sulla via del solare fotovoltaico, una tecnologia che al giorno d’oggi è ben conosciuta».

«Desertec – aggiunge Christen – potrebbe quindi fornire lo stimolo per sviluppare delle reti in cui viene inserita l’energia rinnovabile prodotta dai privati. Tale produzione decentralizzata si integra infatti perfettamente nelle infrastrutture previste dal progetto».

Parecchi interrogativi

Nonostante l’ottimismo, il progetto Desertec presenta ancora numerose incognite. In particolare: il luogo d’installazione degli impianti, il costo della corrente prodotta, il reale profitto per i paesi africani e arabi, la mancanza di stabilità politica in alcune regioni produttrici e il meccanismo di finanziamento dell’opera.

Resta inoltre da definire il grado di coinvolgimento degli Stati in questa iniziativa, anche se la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso l’hanno salutata con entusiasmo.

Angela Merkel ha però espresso dubbi in merito alla partecipazione di altri paesi europei oltre alla Germania. Una considerazione piuttosto strana, soprattutto alla luce della creazione – avvenuta nel 2008 – dell’Unione per il Mediterraneo, un organo fortemente voluto dal presidente francese Nicolas Sarkozy.

Frédéric Burnand e Mohamed Cherif, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

L’iniziativa industriale Desertec prevede di costruire una vasta rete di centrali termiche solari in Africa settentrionale e Medio Oriente.

Tali centrali sono formate da batterie di specchi che possono estendersi per chilometri. Di forma cilindrica e parabolica, gli specchi seguono il movimento del sole e riflettono i suoi raggi verso un tubo riempito con olio di sintesi.

L’olio, portato in tal modo a una temperatura di 400 °C, riscalda le canalizzazioni in cui circola l’acqua: il vapore prodotto fa girare le turbine che producono elettricità.

Diversamente dall’energia prodotta mediante le cellule fotovoltaiche, queste centrali termiche possono generare elettricità anche durante parte della notte.

L’elettricità ottenuta viene poi trasportata verso l’Europa attraverso linee sottomarine di corrente continua ad alta tensione.

L’energia solare che giunge sulla superficie terrestre sotto forma di luce e calore può essere sfruttata in diversi modi.

Per la produzione di energia termica attraverso collettori solari (acqua calda e come integrazione agli impianti di riscaldamento), per processi chimici e produzione di elettricità attraverso sistemi di concentrazione e per la produzione diretta di elettricità mediante pannelli fotovoltaici.

I nuovi vettori energetici rinnovabili contribuiscono oggi nella misura del 5,7% circa alla copertura della domanda globale di energia elettrica in Svizzera.

Il 3,72% proviene dalla biomassa (legno e biogas), l’0,79% dall’utilizzazione del calore ambientale, l’0,47% dallo sfruttamento energetico dei rifiuti negli impianti di incenerimento.

Percentuali inferiori provengono dall’energia solare (0,13 %) e dall’energia eolica (0,004 %).

Fonte: Ufficio federale dell’energia

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