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Diabete, malattia del benessere

La ricerca medica offre molte possibilità per la lotta al diabete, da nuovi farmaci al possibile futuro trapianto di cellule che producono insulina, ma la prevenzione rimane fondamentale swissinfo.ch

Più di un miliardo di franchi l'anno: sono i costi provocati in Svizzera dal diabete, una malattia che interessa più di 250'000 persone. E che è spesso sottovalutata.

Il diabete legato all’invecchiamento, il cosiddetto diabete di tipo 2, è in aumento. Uno studio dell’Istituto di medicina preventiva e sociale di Zurigo, reso pubblico lunedì, rileva che i casi di diabete di tipo 2 diagnosticati in Svizzera ogni anno sono circa 20’000.

A livello mondiale il numero di diabetici, stando alle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), potrebbe passare dagli attuali 150 milioni a 300 milioni nel 2025, sino a diventare una delle principali cause di morte. Un’evoluzione legata alla diffusione di modelli di vita occidentali, contraddistinti da sedentarietà e cattiva alimentazione.

Malati più giovani

La malattia, dovuta ad una produzione rallentata di insulina da parte del pancreas, insorge generalmente dopo i 45-50 anni. Se non diagnosticato e curato per tempo, il diabete può condurre a gravi complicazioni, quali cecità, insufficienza renale, infarto. In Europa il 75% dei decessi imputabili al diabete sono dovuti a una crisi cardiaca.

Una tendenza preoccupante, osservata dapprima negli Stati Uniti e quindi anche in Europa, è l’abbassamento dell’età delle persone affette da diabete. Un fenomeno legato ad uno stile di vita malsano, che potrebbe avere dei gravi effetti sui costi della salute a lungo termine.

Costi elevati

Lo studio dell’Istituto di medicina sociale di Zurigo, condotto su 1479 pazienti, calcola a più di 4150 franchi i costi della cura del diabete per paziente e per anno.

I costi medici veri e propri ammontano a circa 3500 franchi l’anno, mentre 650 franchi sono costi indiretti dovuti ai congedi malattia. Non sono invece considerati i costi per il pensionamento anticipato, l’invalidità e l’assistenza da parte dei familiari.

Accanto alla preoccupazione per lo stato di salute della popolazione, sono cifre queste che invitano a evidenziare le possibilità di diagnosi precoce e di prevenzione della malattia.

La prevenzione prima di tutto

Vi sono misure relativamente semplici che possono dare ottimi risultati nel prevenire gli effetti più gravi del diabete di tipo 2, come ci spiega il dottor Enzo Fontana del Centro ospedaliero universitario del canton Vaud (CHUV).

“Per la diagnosi precoce della malattia, nelle persone sopra i 40 anni, si può raccomandare un controllo annuale della glicemia venosa. Per le persone più giovani, che non presentino sintomi della malattia, il controllo può essere fatto con frequenza meno regolare, magari anche solo ogni cinque anni”.

Fondamentale è la prevenzione perché, spiega il dottor Fontana, tra lo stato ‘normale’, non diabetico, e la malattia vera e propria vi è uno stadio di “intolleranza al glucosio”. Nell’arco di dieci anni, tra il 25 e il 75% delle persone che presentao questa intolleranza sviluppa il diabete.

Studi rappresentativi compiuti in Cina, in Finlandia e negli Stati Uniti dimostrano che un’attività fisica e un’alimentazione adeguate possono far ridurre del 30-50%, e anche oltre, il rischio per queste persone di sviluppare il diabete. Lo studio statunitense indica anzi che per questa categoria a rischio, una riduzione moderata del peso (tra il 1 e il 7% in un anno) può essere più efficace dell’assunzione di un medicinale.

Per i pazienti già affetti da diabete, non vi sono dati abbastanza rappresentativi per parlare di un effetto così incisivo dell’attività fisica sul livello della glicemia, ma “vi è comunque un miglioramento della prognosi a livello cardiaco”, osserva il dottor Fontana, “l’attività fisica permette quindi anche in questo caso di ridurre i rischi per la salute del paziente”.

Andrea Tognina

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