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Dialogare con l’aldilà

Un'immagine di Albert Einstein, apparsa su uno schermo televisivo swissinfo.ch

Il Museo della Comunicazione di Berna, che da oltre 10 anni ha focalizzato l'attenzione sui modi in cui si comunica, supera i confini del reale e ci sorprende con un'esposizione insolita e coraggiosa dedicata alla comunicazione paranormale.

È davvero tutto finito quando moriamo o esiste una vita dopo la morte? Ogni tempo e ogni cultura ha costruito attorno a questa domanda la propria rappresentazione ma un mondo dopo la morte non è dimostrabile e la comunicazione con l’aldilà non è provata. Eppure le persone convinte della sua esistenza o di essere in contatto con i morti sono migliaia.

Sfidando l’intangibile, il Museo della Comunicazione ha fatto proprio di costoro – e in particolare del dialogo che essi hanno instaurato tra il mondo dei vivi e quello dei morti – i veri protagonisti della nuova esposizione. Senza pretesa di soluzioni, la mostra raccoglie e organizza tematicamente, oggetti, esperienze ed episodi contemporanei e del passato recente, accaduti soprattutto in Svizzera.

“La mostra ‘Goodbye & Hello: Dialogo con l’aldilà’ è unica – dice a swissinfo il suo curatore, Kurt Stadelmann – e penso sia la prima volta che in Europa si può vedere un’esposizione con questo genere di oggetti e di fenomeni.”

Strumenti di dialogo

Soluzioni ottico spaziali indovinate facilitano i visitatori nel fittizio accesso all’aldilà. Da un luogo nero e buio, dove una video-presentazione precisa le intenzioni della mostra, si passa infatti allo spazio riservato all’allestimento: bianco e luminoso ma reso fisicamente spiazzante dal gioco di strisce nere parallele che attraversano pavimento e pareti.

Qui sono presentati alcuni oggetti usati dai vivi per mantenere il ‘dialogo con i defunti’, come il Telefonengel – una scatola provvista di telefono portabile e collocata nella tomba – o il diamante formato a partire dalle ceneri di una persona deceduta, che ne ricorderebbe i suoi lati luminosi.

Troviamo poi i primi filmati in cui l’incontro con l’aldilà o il rapporto con il mondo degli spiriti è descritto direttamente dalla voce dei protagonisti. “Inizialmente è stato molto difficile trovare gente disposta a collaborare”, ci dice Stadelmann. “Non volevano parlare della loro esperienza perché la comunicazione con l’aldilà è tabù.” Uno scoglio questo, superato con evidente successo come dimostrano i numerosi filmati – tutti abbordabili perché mai troppo lunghi – che costellano l’esposizione.

Anche i morti cercano i vivi

Molti gli esempi in cui sarebbero i morti a voler entrare in contatto con i vivi. Tra questi, le registrazioni di voci sconosciute che interrompono conversazioni telefoniche rispondendo a volte anche alle domande, o le immagini di persone defunte, anche celebri, che si formano sullo schermo di televisori.

Non mancano poi le storie di spiriti e fantasmi come quella che nel 1862 coinvolse il consigliere nazionale svizzero Melchior Joller (1818-1865). Nella sua casa di Stans – divenuta famosa come la casa degli spiriti – volavano pietre e i mobili si spostavano, fenomeni che ancora oggi sono oggetto d’indagine.

Dettati dall’aldilà

A rompere la regolarità delle linee nere parallele che fanno da cornice alla mostra, troviamo una struttura a scacchiera dove è raccontata la storia della più insolita partita a scacchi di tutti i tempi: quella che, tra il 1985 e il 1993, ha visto scontrarsi il campione Viktor Korchnoi con il grande maestro ungherese Géza Maróczy, morto però nel 1951. Resa possibile grazie all’intervento di un medium – “per nulla esperto di scacchi”, si sottolinea – la partita è stata infine vinta dal campione vivente dopo la 47esima mossa.

Ma anche lo spirito di artisti sembra far ritorno in terra! Questo almeno è ciò che lasciano supporre le immagini del video dedicato alla pittura automatica di cui è protagonista il brasiliano Antonio Gasparetto (1949) che, dipingendo in modo rapidissimo e con gli occhi chiusi riproduce e firma tele di famosi pittori morti come Modigliani o Rembrandt.

Divergenze di opinione

L’esposizione si conclude con 4 testimonianze contemporanee. Su temi come l’aldilà, il rapporto con gli spiriti, i modi e la veridicità della comunicazione paranormale sono stati intervistati una medium, un parapsicologo e spiritualista, un agricoltore e un neurobiologo.

“Ognuno ha un’opinione circa l’aldilà. Noi abbiamo provato a illustrare le posizioni più estreme. Spetta poi al visitatore decidere cosa sia giusto o sbagliato per lui”, precisa Stadelmann. “Viviamo in un mondo molto razionale – conclude – e questa mostra mi ha permesso di fare direttamente l’esperienza che ci sono molte cose che non possono essere spiegate”.

Com’è nel suo stile, il museo della comunicazione non dona risposte definitive ma seminando domande lascia l’ultima parola alla riflessione del singolo che è invitato ad esprimersi, se ne ha voglia, nell’area conclusiva riservata ai questionari.

Forse si sarebbe potuto ricordare, in un’ipotetica sezione dedicata agli scettici, che il bisogno innato di trovare spiegazioni ai fenomeni che ci circondano, rende quasi automatico il passaggio verso l’accettazione di credenze illogiche. Ma è evidentemente una lacuna che non disturba nemmeno i più agnostici come dimostrano le risate divertite che ogni tanto riecheggiano nella sala.

swissinfo, Paola Beltrame, Berna

“Goodbye & Hello: dialogo con l’aldilà”, in corso al Museo della Comunicazione di Berna, rimarrà aperta fino al 5 luglio 2009. La mostra raccoglie esperienze di gente – soprattutto svizzeri – che negli ultimi 100 anni ha stabilito contatti con morti, spiriti e fantasmi. Tutte le interviste sono in tedesco con sottotitoli in francese.

In aprile il gruppo artistico etoy presenterà il progetto “Mission Eternity” – centrato sul culto dei morti – che tematizzata l’immortalità virtuale permessa dalle più moderne tecnologie d’informazione e comunicazione.

Il Museo della Comunicazione di Berna è l’unico museo svizzero che si dedica esclusivamente alla comunicazione e alla sua storia. Nato nel 1907 come Museo Postale, è divenuto Museo della Comunicazione solo nel 1997.

Il museo s’impegna a creare un dialogo tra la storia della comunicazione, il suo presente e il suo futuro, concentrando l’attenzione soprattutto sui nuovi sviluppi, in modo particolare sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e sui nuovi media.

Al centro dell’indagine non pone mai la pura tecnica ma l’individuo. Il risultato è che tutte le sue esposizioni sono un invito attivo a riflettere sulle ripercussioni sociali e culturali della comunicazione e delle sue tecnologie.

In questi giorni il Museo ha ricevuto il prestigioso premio “Dibner Award for excellence in museums and museum exhibits” per la mostra permanente “As Time Goes Byte”, aperta nel maggio 2007, premio che lo annovera nella cerchia dei musei internazionali riconosciuti.

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