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Dino Bellasi sotto processo

Bellasi sei era costituito un vero e proprio arsenale privato Keystone Archive

Tre anni e mezzo dopo la scoperta del caso, si è aperto a Berna il processo contro l'ex contabile dei servizi segreti svizzeri.

Bellasi è tra l’altro accusato di truffa, appropriazione indebita, riciclaggio e infrazione della legge sulle armi.

Al primo giorno di udienze, Dino Bellasi si è presentato disteso e sorridente, ma poco propenso a collaborare con il Tribunale penale economico di Berna. L’imputato e ex tesoriere degli 007 elvetici non ha nemmeno ripetuto quanto affermato agli inquirenti in fase istruttoria.

Eppure da dire ci sarebbe: il caso Bellasi assomiglia infatti ad un’avventurosa storia di spionaggio da romanzo giallo. Un fatto piuttosto unico in Svizzera.

Truffa milionaria

Nell’agosto del 1999, un revisore di conti del servizio di informazioni dell’esercito – ovvero lo stesso successore di Bellasi – scoprì delle irregolarità nella contabilità. Con un considerevole ammanco di quasi 9 milioni di franchi.

Grazie a false fatture per presunti corsi militari, Bellasi avrebbe sottratto alla Confederazione, tramite prelevamenti presso la Banca nazionale, 8,84 milioni di franchi.

Da parte del DDPS, il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport, allora diretto del consigliere federale Adolf Ogi, venne annunciata la scoperta di un grave delitto patrimoniale da parte di un funzionario. E qualche ora più tardi, Bellasi fu arrestato all’aeroporto di Zurigo-Kloten in compagnia della moglie.

Tesi avventurosa

In seguito, fu un succedersi di avvenimenti, speculazioni e rivelazioni sorprendenti a tener occupati i mass-media. Finché a Bümpliz, nei pressi di Berna, venne scoperto un vero e proprio arsenale con armi e munizioni – mentre l’arrestato continuava a sostenere di aver impiegato i soldi rubati per allestire una cellula di servizi segreti paralleli su ordine dei suoi superiori. Lo scandalo era perfetto.

Tanto che il consigliere federale Ogi, dopo aver dichiarato che il caso stava assumendo dimensioni colossali, fece aprire indagini contro quattro superiori gerarchici di Bellasi.

In seguito però tutti e quattro, tra cui anche il capo dei servizi di informazione dell’esercito, Peter Regli, vennero completamente riabilitati sul piano penale.

La bella vita del funzionario

L’inchiesta preliminare giunse alla conclusione che la teoria dell’esercito segreto, sostenuta da Bellasi, era poco attendibile. Nel suo atto d’accusa, il procuratore federale Thomas Hopf scrisse che Bellasi aveva adoperato i milioni «soprattutto per coprire i costi del suo stile di vita sempre più dispendioso». Ovvero per soggiorni in alberghi di lusso, per voli, regali, case, società fantasma, armi.

Gli inquirenti riuscirono a ricostruire le spese di Bellasi per un totale di 6,6 milioni di franchi. Rimane invece il mistero su dove siano finiti i rimanenti 2,2 milioni.

Un caso che ha lasciato il segno

Lo scandalo nel servizio di informazioni dell’esercito ha avuto ripercussioni sul DDPS: il capo del servizio, Regli, ha perso il posto – sebbene, fosse stato riabilitato unitamente agli altri alti responsabili. E il servizio di informazioni è stato smilitarizzato e trasformato in un’organizzazione civile.

Il procedimento contro il 43enne Bellasi, in carcere preventivo fin dal suo arresto nell’agosto del 1999, dovrebbe durare tre settimane. La sentenza del tribunale penale del canton Berna è infatti attesa per il 14 febbraio. E se verrà riconosciuto colpevole, il presunto truffatore milionario rischia parecchi anni di detenzione.

swissinfo, Gaby Ochsenbein (traduzione: Fabio Mariani)

la sentenza è attesa per il 14 febbraio
Bellasi è accusato di truffa, appropriazione indebita, falsità in documenti e riciclaggio
avrebbe sottratto 8,84 milioni alla Confederazione

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