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Diritti umani sotto la lente a Ginevra

Prigionieri talibani a Guantanamo: il rispetto dei diritti umani nella lotta al terrorismo figura tra i temi presi in esame dalla Commissione Keystone Archive

La Commissione dell'ONU sui diritti umani ha aperto la sua sessione annuale con un occhio puntato anche sulle conseguenze della lotta al terrorismo.

Le delegazioni dei 53 paesi membri saranno nuovamente impegnate per 6 settimane nel delicato compito di identificare e denunciare le continue violazioni dei diritti fondamentali, compiute in ogni angolo del pianeta. Anche per la 58esima sessione della Commissione delle Nazioni unite l’agenda dei lavori si presenta alquanto fitta: dalla lotta al razzismo all’abolizione della pena di morte, dall’interminabile crisi in Medio oriente alla situazione in Iraq, Iran, Sudan, Birmania o Cecenia.

Tra i temi che figurano quest’anno al centro dell’attenzione vi sono anche le conseguenze della campagna di lotta al terrorismo, lanciata dopo gli attentati che hanno scosso gli Stati uniti e la comunità internazionale lo scorso 11 settembre. Nel suo discorso di apertura, l’alto commissario delle Nazioni unite, Mary Robinson, ha messo in guardia contro il pericolo d’indebolire ulteriormente il rispetto dei diritti umani nell’ambito delle misure attuate per colpire i responsabili degli attentati.

“Gli edifici distrutti lo scorso 11 settembre potranno essere ricostruiti”, ha affermato la signora Robinson, ” ma se i pilastri del diritto internazionale verranno danneggiati, allora sarà piuttosto difficile ricostruirli”. L’alto commissario dell’ONU ha invitato quindi la Commissione a porre la sua priorità sulla riaffermazione del rispetto dei diritti umani nel dopo 11 settembre.

Medio oriente e Cecenia

Mary Robinson ha inoltre lanciato un nuovo appello in favore dell’invio di osservatori internazionali nei territori palestinesi. Una richiesta già avanzata l’anno scorso e respinta finora dallo Stato israeliano.

L’alto commissario dell’ONU ha pure deplorato nuovamente le continue violazioni dei diritti umani in Cecenia, commesse da entrambi i belligeranti: “è giunto il momento di trovare una soluzione politica per porre fine a questo ciclo di violenze”. Sempre secondo la Robinson, le autorità russe hanno cominciato a perseguire i responsabili di queste atrocità, ma “il numero delle condanne rimane nettamente inferiore all’entità delle violazioni perpetrate”.

Stati uniti in qualità di osservatori

Per la prima volta dall’avvio dei lavori della Commissione nel 1947, gli Stati uniti non fanno parte quest’anno dei 53 paesi che compongono l’organismo delle Nazioni unite. L’anno scorso, infatti, la delegazione americana non era stata rieletta, sollevando una certa sorpresa e non poche polemiche.

I rappresentanti di Washington hanno tuttavia annunciato di voler seguire attentamente i lavori, in qualità di osservatori, alla stregua ad esempio della Svizzera.

Il ruolo della Confederazione

Dopo il voto popolare favorevole all’adesione alle Nazioni unite, lo scorso 3 marzo, la Svizzera dovrà aspettare ancora fino al prossimo mese di settembre prima di poter esercitare pienamente i suoi diritti all’interno dell’organizzazione internazionale. A partire dall’autunno potrà quindi far valere un’eventuale richiesta per entrare a far parte della Commissione.

Negli ultimi anni, la Confederazione ha comunque svolto un ruolo attivo dietro le quinte che ha suscitato a più riprese testimonianze di riconoscimento da parte dei paesi membri della Commissione. La delegazione svizzera interverrà anche quest’anno nell’ambito di una decina di dossier scottanti, tra cui i diritti fondamentali, i diritti dei bambini, la pena di morte, il razzismo, ecc. Il ministro degli esteri, Joseph Deiss, pronuncerà inoltre un discorso dinnanzi alla Commissione il prossimo 26 marzo.

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