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Discrezione attorno ai furti

Dieci quadri rubati nella chiesa di Novazzano (Ticino) sono stati ritrovati in Italia, dentro sacchi della spazzatura Keystone

Spesso l'opinione pubblica rimane all'oscuro di tutto. Il furto d'opere d'arte è imbarazzante per le persone coinvolte.

Anche i derubati preferiscono in genere la discrezione.

La notizia di un furto può infatti danneggiare la reputazione dei derubati, sia che si tratti di privati, sia se le rapine avvengano ai danni di musei, gallerie, case d’asta o assicurazioni.

Nessuno vuole inoltre aumentare il rischio di furti, attirando su di sé l’attenzione dei ladri.

D’altro canto anche i rapinatori hanno spesso dei problemi. Gli oggetti rubati sono troppo noti per essere venduti subito.

Ricerca difficile

“Esiste un numero crescente di banche dati che elencano le opere rubate”, spiega Andrea Raschèr, dell’Ufficio federale della cultura. “Negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi in questo ambito”.

Ma altri passi devono ancora essere compiuti, perché vi sia un’informazione più trasparente rispetto ai furti di opere d’arte. Un’opinione che trova d’accordo anche Roberto Conforti, generale dei carabinieri italiani, intervistato dal quotidiano “Tages-Anzeiger”.

Chiese in pericolo

Il traffico illegale di opere d’arte è al terzo posto dopo il traffico di droga e di armi.

Dal momento che la maggior parte dei musei ha ormai efficaci strumenti di protezione per le proprie collezioni, sono soprattutto chiese e cappelle ad essere nel mirino dei ladri.

Nel febbraio scorso, ad esempio, degli ignoti hanno sottratto cinque tele antiche di pittori fiamminghi dalla chiesa di Santa Maria dell’Anima, la chiesa dei cattolici tedeschi a Roma.

In precedenza a Roma vi erano state incursioni analoghe nel Collegio polacco e nella cappella dell’Università gregoriana.

Il segreto della biblioteca

In Alsazia un ladro, grande conoscitore di libri antichi, ha razziato la biblioteca del convento di Mont Sainte-Odile. Secondo fonti giudiziarie, il 32enne è riuscito in due anni a sottrarre più di mille volumi.

Per raggiungere la biblioteca, utilizzava un passaggio segreto della cui esistenza era venuto a conoscenza leggendo un articolo in una rivista accademica.

I libri rubati, tra cui alcuni preziosi incunaboli, sono stati rinvenuti dalla polizia in buono stato nella biblioteca privata del ladro a Strasburgo.

Beni culturali danneggiati

Ma non sempre gli oggetti rubati sono trattati con riguardo. È noto il caso della madre di un ladro alsaziano che, per scagionare il figlio arrestato, ha gettato la sua collezione in un canale.

Opere d’arte del valore complessivo di un miliardo e mezzo di franchi, tra cui capolavori di Breughel, Cranach il Vecchio, Bouche e Codde, sono state irrimediabilmente danneggiate.

Anni fa un ladro a Zurigo si impossessò di una tela di Ferdinand Hodler ritagliandola dalla cornice, ripiegandola più volte e nascondendola nel taschino della giacca. Il dipinto è stato più tardi ritrovato, ma oggi non ha più alcun valore.

E si potrebbero fare molti altri esempi.

Grandi maestri tornano

Mercoledì scorso è ricomparso un quadro di Peter Paul Rubens rubato in Irlanda 16 anni fa. È una dei 18 capolavori sottratti alla collezione Beit, una delle maggiori collezioni private al mondo. Ma i ladri non sono riusciti a vendere nessuna opera.

Poco tempo prima, è stato ritrovato in Francia anche un quadro di Picasso, nove anni dopo il furto.La polizia ha trovato il dipinto, del valore di 750’000 franchi, in un deposito a Lione.

Ma spesso di quadri e oggetti rubati manca ogni traccia. Sia perché scompaiono in qualche collezione privata, sia perché i ladri non riescono a venderli.

La notorietà delle opere è spesso uno svantaggio per i rapinatori. Il caso Rubens l’ha di nuovo dimostrato.

Christian Rauflaub

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