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Divergenze sullo stile nel primo partito svizzero

Il presidente dell'UDC Ueli Maurer davanti ad un controverso cartellone di propaganda politica del partito Keystone

La sezione basilese dell’Unione democratica di centro si spacca in due.

Una crisi che segna forse l’inizio di tensioni tra falchi e colombe di questo partito della destra dura anche a livello nazionale, dopo l’elezione in governo del suo leader Christoph Blocher.

L’Unione democratica di centro di Basilea città è in crisi: le divergenze tra rappresentanti dell’ala moderata e di quella più dura hanno aperto una profonda frattura nel corso della rielezione della presidentessa cantonale, Angelika Zanolari.

Le colombe del partito, che criticano soprattutto lo stile aggressivo e polemico della Zanolari, sono state messe in minoranza.

Il dibattito sembra essere stato alquanto animato. Secondo una rappresentante della sezione cantonale, i dissidenti sono stati perfino insultati dallo schieramento della presidentessa.

La disputa è destinata a lasciare il segno sull’UDC basilese: circa la metà dei suoi membri nel parlamento cantonale hanno annunciato di voler rinunciare al loro incarico o di voler dimettersi dal partito.

“È un fenomeno normale in ogni grande partito popolare, quando emergono posizioni diverse. Però, finché le adesioni al partito superano di dieci volte le dimissioni, possiamo dire di essere sulla buona strada”, relativizza Gregor Rutz, segretario generale dell’UDC nazionale.

Uno stile già noto

Ma alcuni avversari politici intravvedono già i primi segnali di una crescente tensione all’interno dell’UDC che, dall’inizio dell’anno, con l’ingresso di Cristoph Blocher in governo, ha perso il suo leader popolare.

“Se l’UDC conserva una linea aggressiva, sarà confrontata sempre più a grandi tensioni. La crisi di Basilea potrebbe estendersi ad altri cantoni. Divisioni sono già emerse a San Gallo e si preannunciano anche a Zurigo”, ritiene Jean-Philippe Jeannerat, portavoce del Partito socialista svizzero.

Secondo Jeannerat, l’UDC è riuscita a mobilitare l’elettorato locale, fino a diventare il più grande partito nazionale, ma ora si trova confrontata alla mancanza di personalità per occupare i seggi conquistati negli esecutivi.

Le divergenze tra falchi e colombe all’interno di questo schieramento politico non sono cosa nuova. E, finora, più che le questioni di fondo, spesso queste vertenze riguardavano proprio lo stile politico imposto dalla corrente più dura, maggioritaria.

Già nel corso di diverse campagne politiche, in vista di votazioni o elezioni federali, l’UDC nazionale aveva lanciato pesanti attacchi agli altri partiti, poco abituali sulla scena politica svizzera.

Lo schieramento di Blocher non ha neppure esitato ad impiegare immagini o termini piuttosto discutibili per attaccare anche alcune minoranze sociali, come gli invalidi o i richiedenti l’asilo.

Crescita troppo rapida

Già in passato, questo stile polemico e aggressivo non era stato apprezzato da tutte le sezioni cantonali, a cominciare da quelle dei cantoni di Berna e Grigioni, considerate più moderate.

I dirigenti dell’UDC – e in particolare Christoph Blocher che ha guidato per un decennio il partito da un successo elettorale all’altro – erano riusciti finora a smorzare le critiche e le resistenze delle colombe.

Ma ora lo stesso Blocher si vede costretto, nella sua nuova funzione di ministro, ad utilizzare un tono più moderato e conciliante. E l’UDC si vede privata di una figura riunificatrice e autoritaria.

La crisi di Basilea potrebbe quindi riprodursi anche in altri cantoni, ritiene il politologo Oscar Mazzoleni, direttore dell’Osservatorio della vita politica del canton Ticino e autore di uno studio sull’UDC e il populismo in Svizzera.

“In generale, un partito nuovo che cresce in fretta – come la sezione UDC di Basilea città e quella di diversi altri cantoni – attira persone con idee e stili eterogenei. Se una leadership riconosciuta non riesce a consolidarsi in fretta, questa eterogeneità può favorire problemi di intesa e l’emergere di conflitti, sia in merito allo stile di conduzione del partito, sia sulla linea politica”.

Rischio di indebolimento

Simili frizioni rischiano evidentemente di indebolire il partito che, nel giro di due elezioni, è passato dal quarto al primo posto tra le forze politiche nazionali.

“Potrebbe effettivamente succedere. Una parte dell’elettorato, soprattutto quello recente, si è mobilitato in favore dell’UDC per protesta e per il richiamo rappresentato dal suo leader carismatico. L’integrazione parziale di Blocher nel sistema di governo e la difficoltà di agire nel sistema di concordanza potrebbero deludere una parte del nuovo elettorato UDC”, afferma Mazzoleni.

Un parere condiviso anche dal politologo Andreas Ladner, docente all’Università di Berna: “L’UDC deve affrontare alcune contraddizioni in relazione al suo nuovo ruolo in governo. Se Blocher farà un buon lavoro nell’esecutivo, il partito non avrà più bisogno di schierarsi nell’opposizione”.

Di certo, l’ombra di Blocher continuerà quindi anche in futuro ad influenzare la politica dell’UDC, come sottolinea Oscar Mazzoleni: “La dipendenza da Blocher costituisce la forza, ma anche la debolezza di questo partito”.

swissinfo

1936: fondazione del Partito svizzero dei contadini, degli artigiani e degli indipendenti.
1971: dopo la fusione di questo partito con altre forze politiche cantonali nasce l’Unione democratica di centro (UDC).
2003: l’UDC vince le elezioni federali e diventa il primo partito nazionale.

L’Unione democratica di centro è oggigiorno rappresentata in tutti i cantoni svizzeri.

Sostenuta da 80’000 membri, dispone di 63 seggi nel Parlamento federale (55 Consiglio nazionale e 8 Consiglio degli Stati).

Con l’ingresso di Christoph Blocher in governo, l’UDC dispone dal gennaio 2004 di due seggi nell’esecutivo federale.

L’elezione di Blocher, a cui viene attribuita buona parte dei successi dell’UDC nell’ultimo decennio, rischia di indebolire il partito e di rafforzare le divisioni tra l’ala più dura e quella più moderata.

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