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Divieto di nuovi minareti: “una via sbagliata”

Per Samuel Schmid, questa iniziativa non contribuisce a risolvere le questioni religiose in Svizzera Keystone Archive

Il ministro della difesa Samuel Schmid respinge l'iniziativa contro la costruzione di nuovi minareti, lanciata tra l'altro da alcuni esponenti del suo partito, l'Unione democratica di centro.

“Così non si risolve niente”, ha dichiarato il consigliere federale in un’intervista rilasciata alla “SonntagsZeitung”. L’iniziativa ha suscitato un’ondata di critiche in Svizzera e nel mondo musulmano.

“Simili divieti non possono essere la strada giusta da seguire in un paese, come la Svizzera, che conta così tante minoranze”, ha affermato il capo del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport nell’intervista pubblicata dal giornale domenicale.

Secondo Samuel Schmid, l’iniziativa non offre nessun contributo per risolvere la questione della libertà di culto in Svizzera, anche perché “nel nostro mondo globalizzato saremo sempre più confrontati nei prossimi anni a numerose altre religioni”.

A suo avviso, l’imposizione di divieti non costituisce in ogni caso una “delle ricette che hanno fatto il successo della Svizzera”.

Opposizioni e ricorsi della popolazione

Lanciata da alcuni esponenti dell’Unione democratica di centro (UDC) e dell’Unione democratica federale (UDF), due schieramenti politici che rappresentano la destra nazionalista, l’iniziativa chiede di iscrivere nella Costituzione federale un divieto sulla costruzione di nuovi minareti.

Sul territorio svizzero esistono finora soltanto due moschee che dispongono di un minareto – a Ginevra e a Zurigo. Queste costruzioni hanno più che altro un carattere simbolico, dal momento che non vengono impiegate per chiamare i fedeli alla preghiera.

I due minareti non hanno d’altronde sollevato finora problemi particolari nelle rispettive città. Le controversie e le opposizioni riguardano invece nuovi progetti di costruzione lanciati in questi ultimi anni in altre località svizzere, tra cui Wangen nel canton Soletta, Langenthal nel canton Berna e Wil nel canton San Gallo. Questi progetti sono attualmente in sospeso, in seguito a vari ricorsi presentati da cittadini e organizzazioni private.

A detta dei promotori dell’iniziativa, la loro proposta non vuole restringere la libertà di culto. Mira tuttavia a bloccare i tentativi degli ambienti islamici di “imporre in Svizzera un sistema basato sulla sharia”.

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Espressione di una certa preoccupazione

“L’iniziativa è l’espressione di una certa preoccupazione, che va presa sul serio”, ha dichiarato nell’intervista Samuel Schmid, secondo il quale, tuttavia, “l’islam è altrettanto rispettabile del cristianesimo, dell’ebraismo, del buddismo e delle altre religioni”.

“Nel nostro paese è garantita la libertà di religione e di coscienza. Non tolleriamo però diritti non compatibili con la nostra legislazione, come matrimoni forzati o delitti d’onore. Ma tutto questo non ha nulla a che vedere con la questione dei minareti”.

Nell’intervista, il ministro della difesa non ha voluto criticare direttamente il suo partito, affermando che l’UDC non si è ancora espressa formalmente sull’iniziativa. Il tema sarà trattato probabilmente il prossimo 30 giugno dall’assemblea dei delegati del maggiore partito svizzero.

Da notare che nel comitato di sostegno figurano 35 dei 55 consiglieri nazionali dell’UDC, 1 consigliere agli Stati su 8 dello stesso partito ed entrambi i deputati dell’UDF.

Critiche e indignazione

Criticata da altri partiti ed esponenti politici in Svizzera, l’iniziativa contro nuovi minareti ha sollevato numerose reazioni indignate da parte dei musulmani in Svizzera e all’estero.

Questa iniziativa minaccia la pace e ferisce i musulmani, ha dichiarato nei giorni scorsi Adel Méjri, rappresentante della Lega dei musulmani in Svizzera.

A suo avviso, solo con il dialogo si possono trovare delle soluzioni. “Quale organizzazione che aiuta i musulmani ad integrarsi in Svizzera, siamo scioccati da questa proposta”.

Alcuni articoli sull’iniziativa pubblicati dai media nel mondo musulmano hanno inoltre suscitato l’indignazione di diversi lettori, che hanno reagito proponendo tra l’altro di boicottare le banche svizzere.

Al centro delle critiche figurano in particolare alcune affermazioni anti-islamiche pronunciate da Christian Waber, membro dell’UDF e del comitato di iniziativa. Secondo il parlamentare, “l’islam non è soltanto una religione, ma soprattutto una dichiarazione di guerra, in particolare, al mondo cristiano”.

swissinfo

In Svizzera più dei tre quarti della popolazione sono di confessione cristiana: il 42% cattolici, il 35% protestanti e il 2,2% ortodossi o di un’altra comunità cristiana.

La religione musulmana è la seconda in ordine d’importanza, con oltre 310’000 persone, pari a più del 4,3% della popolazione. Il 12% di loro ha un passaporto svizzero. La maggioranza dei musulmani in Svizzera proviene dai Balcani e dalla Turchia.

Gli ebrei sono circa 18’000 (0,2%). La maggior parte di loro (80%) è di nazionalità svizzera.

In Svizzera vivono inoltre 28’000 indù, 21’000 buddisti e circa 1000 Baha’i.

Le moschee sono generalmente dotate di un minareto, una torre da cui tradizionalmente il muezzin chiama i fedeli musulmani alla preghiera.

Negli ultimi anni i muezzin sono stati sostituiti un po’ ovunque dagli altoparlanti.

In Svizzera solo le moschee di Ginevra e Zurigo hanno un minareto, che non viene però usato per chiamare i fedeli alla preghiera.

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