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Donne e artiste: cinque secoli di storia da scoprire

"I pattinatori", un'opera di Marianne Werefkin, che ha vissuto ad Ascona fino alla sua morte

È la maggiore retrospettiva sulla pittura e la scultura al femminile mai realizzata finora: Milano celebra le più grandi artiste con un'esposizione di oltre duecento opere.

Nelle sale di Palazzo Reale spiccano anche quattro artiste svizzere, tra cui Angelica Kauffmann, ritrattista adorata dai sovrani d’Europa e amica di Goethe.

Frida Kahlo, la grande pittrice messicana, presta il suo “Autoritratto con vestito di velluto” al manifesto della mostra milanese. Impossibile non incrociare quello sguardo intenso che accoglie il visitatore ai piedi della scalinata che conduce al primo piano di Palazzo Reale.

Un volto penetrante che sembra moltiplicare la propria forza nella sequenza delle copertine dei cataloghi esposti, l’uno accanto all’altro, all’ingresso della mostra.

Percorrere l’esposizione è come seguire sentieri silenziosi. Ai lati, le opere delle artiste suggeriscono la presenza di ognuna di loro. Come se, riunite per la prima volta in un unico luogo, riuscissero in qualche modo a materializzare la forza delle donne.

La mostra, con le 260 opere di 140 artiste, si propone infatti di valorizzare la figura della donna come pittrice e non più solo come soggetto dipinto, assegnandole il ruolo di protagonista della scena artistica, a lungo declinata al maschile.

Rinascimento anche per le donne

Nelle sale si incontrano volti familiari. Oltre alle inconfondibili sopraciglia nere di Frida Kahlo, spicca Tamara de Lempicka, Camille Claudel, Constance Marie Charpentier, Sofonisba Anguissola, Artemisia Gentileschi, Marianne Werefkin e la svizzera Angelica Kauffmann, una delle artiste più note presenti a Palazzo Reale.

Il percorso della mostra si articola partendo dal Rinascimento, momento peculiare per l’evoluzione della figura della donna come artista. Diversamente dal Medioevo, le donne pittrici, disegnatrici e scultrici non sono più un caso isolato: sono molte, spesso figlie, sorelle e mogli di pittori e lavorano alacremente in botteghe e studi d’artista.

La strada dell’arte è però tutt’altro che scontata. Anche durante il Cinquecento le donne faticano ad affermare la loro professionalità artistica. Ci riesce, ad esempio, Sofonisba Anguissola, famosa per i suo ritratti e autoritratti, prima donna a godere dell’appoggio dei monarchi europei.

Spicca, in questo secolo, il fascino dei dipinti della celebre romana Artemisia Gentileschi, pittrice vittima dei pregiudizi e delle violenze del suo tempo. Poiché donna, le fu proibito l’accesso all’Accademia. Stuprata dal suo maestro pittore, subì anche l’umiliazione del processo in cui da vittima diventò colpevole.

Dalla Svizzera Angelika, Alice e le altre

Palazzo Reale accoglie nei suoi spazi anche quattro artiste svizzere: Angelika Kauffmann (Coira 1741, Roma 1807), Alice Bailly (Ginevra 1872, Losanna 1938), Aloïse Corbaz (Losanna 1886, Gimel 1964), Sophie Taeuber Arp (Davos 1889, Zurigo, 1943). E poi c’è anche Marianne Werefkin, che svizzera non è ma che ha vissuto in Ticino, ad Ascona, fino alla sua morte, lasciando al comune tutta la sua opera.

Ritrattista adorata dai sovrani d’Europa, amica e confidente del poeta tedesco Goethe con il quale intrecciò un forte legame, Angelika Kauffmann è considerata dai curatori della mostra una delle pittrici più affascinanti. Presente con quattro tele, è definita “colta interprete di un precoce neoclassicismo ancora intriso di grazie roccocò, splendidamente rappresentato in diverse sue opere”.

Alice Bailly si afferma come una pittrice che usa il colore in modo prorompente. Prima vicino al fauvismo, aderisce al cubismo e in seguito al futurismo italiano. Decisa nel suo modo di esprimersi a livello pittorico, la sua arte viene giudicata troppo astratta a Berna e a Ginevra. Presente con due dipinti, Marianne Werefkin è considerata l’amazzone del “Der Blaue Reiter”, il movimento di artisti espressionisti nato a Monaco nel 1911.

Il vento del movimento di emancipazione

Nella sezione dedicata al Novecento si possono ammirare, per esempio, due capolavori di Elisabeth Chaplin, i lavori di Gabriele Münter, Marianne Werefkin, Paula Modersohn-Becker, Käthe Kollwitz. Trovano spazio anche le opere dell’inglese Vanessa Bell (1879-1961), protagonista, con la sorella Virginia Woolf, di un movimento straordinariamente vivace nell’Inghilterra tra i due secoli.

E l’impatto che il movimento di liberazione della donna ha avuto sulla produzione artistica, non è affatto da sottovalutare. Scrive Hans Albert Peter, curatore della mostra: “Dove saremmo oggi senza le femministe europee e americane dell’Ottocento, senza il movimento di liberazione della donna degli anni Settanta”?

Ecco la sua risposta: “Forse non troppo lontani dall’alba e di sicuro non ancora al tramonto di una società definita agli esordi da uomini raccoglitori e cacciatori e gestita con una filosofia poco mutata ai tempi moderni”. E poco mutata, fondamentalmente, ancora oggi.

swissinfo, Françoise Gehring, Milano

La mostra “L’Arte delle Donne, dal Rinascimento al Surrealismo” è allestita nelle sale di Palazzo Reale a Milano ed è aperta al pubblico fino al 9 marzo.

Si propone di promuovere ed evidenziare il ruolo della donna nell’arte basandosi sul panorama internazionale che comprende Europa, Stati Uniti e Messico. La mostra ripercorre le tappe fondamentali della produzione artistica al femminile degli ultimi cinque secoli.

Il 5% degli incassi verranno destinati alla Fondazione Umberto Veronesi e ABO PROJECT per finanziare un progetto di ricerca nel trattamento del carcinoma del seno.

La mostra si compone di 260 opere realizzate tra il XVI e il XX secolo e provenienti dai più prestigiosi musei e collezioni nazionali e internazionali.

140 artiste sono state selezionate da un comitato scientifico presieduto da Hans Albert Peters, storico dell’arte, ex direttore del Kunstmuseum di Düsseldorf.

Punto di partenza del percorso espositivo il Rinascimento, a cui seguono le opere del Cinquecento italiano e delle artiste seicentesche. Si passa poi al Settecento, all’Ottocento e all’Impressionismo per poi concludere con il Novecento.

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