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Dopo Sharon il diluvio?

La stampa svizzera si interroga sulle incertezze nelle quali è sprofondato Israele dopo l'ictus che ha colpito Ariel Sharon swissinfo.ch

La stampa svizzera sottolinea il vuoto lasciato dalla scomparsa dal paesaggio politico israeliano del primo ministro Ariel Sharon.

Secondo molti editorialisti, Sharon, malgrado un bilancio molto contrastato, era il solo a poter raggiungere un accordo di pace.

«Sharon lascia improvvisamente un vuoto», titola il suo editoriale la Neue Zürcher Zeitung. E come il prestigioso quotidiano zurighese anche il resto della stampa svizzera sottolinea l’incertezza nella quale sono sprofondati Israele e il Medio Oriente dopo l’ictus cerebrale che ha colpito il primo ministro dello Stato ebraico. Un’emorragia che, a detta dei medici, rende praticamente impossibile il ritorno sulla scena politica dell’ex generale.

Un’intera regione priva di una bussola

«Come se la situazione in Medio Oriente non fosse già abbastanza ingarbugliata», si rammarica il Tages Anzeiger, rilevando che la regione è ormai priva di una bussola.

«Una volta ancora – scrive Le Temps facendo un paragone con la situazione creatasi dopo l’assassinio di Rabin dieci anni fa – Israele è in preda alle vertigini». Il popolo israeliano è ora confrontato a una questione esistenziale. «Quale strada, e con quali limiti territoriali, prenderà ora? Chi lo condurrà in porto? E come si chiama questo porto?», si interroga il giornale della Svizzera francese.

«Come i visi degli israeliani, è tutto l’orizzonte regionale che si è improvvisamente oscurato», sottolinea dal canto suo La Liberté, secondo la quale senza questo attore di primo piano i dialoghi tra sordi rischiano di amplificarsi.

Quale futuro per il processo di pace?

La stampa elvetica ricorda poi l’approssimarsi delle elezioni israeliane (e palestinesi) e le speranze riposte nel nuovo partito fondato da Ariel Sharon, Kadima, «un partito – rammenta la Neue Zürcher Zeitung – che oggi si trova senza guida».

«Chi spera che Ehud Olmert (viceprimo ministro e membro di Kadima, ndr) o un altro successore del primo ministro possa continuare sulla strada tracciata da Sharon per trovare una soluzione al conflitto mediorientale si fa delle illusioni», osserva l’editorialista della Berner Zeitung.

Un’opinione condivisa da Le Temps, secondo il quale, visto che Sharon «viaggiava solo e aveva riunito dietro di sé un’alleanza eteroclita, è assai probabile che la sua visione non sopravviva alla fine della sua carriera politica». «Tutti, in Israele, si apprestavano a vivere con la sua ombra imponente ancora per qualche anno. Ora il rischio è che ci si strattoni, mostrandosi pronti a tutto per apparire sotto le luci della ribalta».

«Dove porterà il viaggio è da entrambe le parti un’opzione ancora aperta», scrive Der Bund facendo riferimento anche alle prossime elezioni legislative nei Territori, «il Medio Oriente trattiene comunque il fiato».

Un bilancio dalle tinte contrastate

Ampio spazio è dedicato pure alla carriera di Ariel Sharon, «un politico che probabilmente al pari di nessun altro ha così profondamente influito sulla storia di Israele», sottolinea ancora Der Bund.

«Rabin-Sharon. Due uomini molto diversi ma che, paradossalmente, hanno finito per avvicinarsi sull’essenziale: la capacità ad evolvere nel senso della Storia», scrive La Liberté.

Un bilancio tutto in chiaroscuro quello stilato dalla stampa svizzera. Sharon – ricordano molti commentatori – è stato l’uomo dell’occupazione del Libano, dei massacri di Sabra e Shatila, degli insediamenti nei Territori occupati e ha contribuito non poco a far scoppiare la seconda Intifada con la sua visita al Monte del Tempio a Gerusalemme, la Spianata delle Moschee per i musulmani, terzo luogo sacro dell’Islam.

Sharon è però anche stato colui che ha evacuato le colonie ebraiche nella striscia di Gaza, una mossa i cui obiettivi non sono tuttora perfettamente chiari, ma che ha contribuito a dare un nuovo slancio al processo di pace.

«Chi avrebbe mai pensato qualche anno fa – conclude la Berner Zeitung – che Sharon sarebbe stato considerato il principale portatore di speranza per tempi di pace».

swissinfo

Ariel Sharon è stato colpito da un’emorragia cerebrale mercoledì.
Il primo ministro israeliano, 77 anni, ha subito un intervento chirurgico ed è mantenuto in stato di coma artificiale. Le sue condizioni sono critiche, ma stabili.
Il vicepremier Ehud Olmert assicura l’interim alla testa del Governo.
Sharon, un ex generale, è entrato per la prima volta a far parte del Governo nel 1977. Facendo campagna contro il piano di pace tra Israele e Palestina, è diventato primo ministro nel 2001.

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