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Due terzi per la libertà di espressione

La libertà di espressione, un diritto utilizzato anche da un migliaio di musulmani sabato a Berna swissinfo.ch

Secondo un sondaggio, gli svizzeri difendono la libertà di espressione anche su temi religiosi, pur respingendo la pubblicazione delle vignette su Maometto.

Mentre un migliaio di musulmani hanno manifestato pacificamente sabato a Berna, la ministra svizzera degli affari esteri Micheline Calmy-Rey invita al dialogo.

In base ai risultati del sondaggio, pubblicato domenica dal SonntagsBlick, il 66% degli svizzeri ritengono che libertà di espressione deve essere illimitata anche su questioni di carattere religioso.

Le percentuali divergono però a seconda della confessione degli intervistati: questo principio viene difeso, senza restrizioni, dal 70% dei protestanti, contro il 59% dei cattolici e il 29% dei musulmani intervistati.

Solo il 29% delle oltre 1000 persone interrogate tra l’8 e il 10 febbraio affermano invece che anche la libertà di espressione deve avere dei freni, mentre il 5% non ha espresso una sua opinione.

Pubblicazione sbagliata

Nonostante questo chiara posizione contro ogni censura, il 60% della popolazione considera che la pubblicazione delle caricature di Maometto da parte del giornale danese Jyllands-Posten è stata uno sbaglio.

La pubblicazione ha infiammato gli animi in diversi paesi musulmani, dove si sono svolte nelle ultime settimane numerose manifestazioni di protesta, di cui alcune sono degenerate in atti di violenza.

Soltanto il 30% degli svizzeri giudicano giusta la decisione di pubblicare le vignette della discordia, mentre il 10% si astiene da ogni valutazione.

Fondamentalismo pericoloso

Molto compatta anche la posizione della maggioranza della popolazione nei confronti dei movimenti islamici più radicali.

Il 78% degli interrogati percepiscono infatti le forze integriste come una minaccia per la pace mondiale, mentre il 19% che non intravede pericoli particolari.

Da notare comunque che solo il 24% delle persone intervistate ritengono che i musulmani residenti sul territorio elvetico rappresentano un pericolo per la Svizzera. Per il 71% non vi è ragione di inquietarsi.

Il 37% sarebbe perfino favorevole a porre la religione islamica sullo stesso piano di quella cristiana nella Costituzione federale. Una proposta respinta dal 53% della popolazione.

Limiti etici

Sulla vicenda, che ha sollevato grandi passioni nelle ultime settimane, si è espressa domenica anche la ministra degli affari esteri svizzera Micheline Calmy-Rey.

In un commento pubblicato sul SonntagsBlick e in un’intervista concessa alla SonntagsZeitung, la consigliera federale ha invitato a un maggiore rispetto reciproco nella controversia sulle caricature di Maometto.

A suo avviso, la Svizzera, paese neutrale e depositario delle Convenzioni di Ginevra, dovrebbe impegnarsi per promuovere il dialogo fra il mondo islamico e quello occidentale.

Micheline Calmy-Rey ha condannato le violenze e ha ricordato che la libertà di espressione è un diritto fondamentale garantito dalla nostra Costituzione.

Anche questo diritto, secondo la ministra degli esteri, ha però dei “limiti non solo legali, ma anche etici”: la frontiera si situa “dove si comincia a colpire la dignità di altri esseri umani”.

Sempre a detta di Micheline Calmy-Rey, è corretto mostrare le vignette per spiegare la vicenda, come hanno fatto alcuni giornali svizzeri e stranieri. È invece inaccettabile pubblicare le caricature solo per provocare i musulmani.

Manifestazione anche a Berna

Sabato, anche nella capitale elvetica si è svolta una manifestazione di protesta contro le vignette satiriche su Maometto, alla quale hanno preso parte un migliaio di persone.

I partecipanti, in maggioranza uomini, hanno innalzato striscioni con slogan in francese e tedesco come “Libertà di espressione sì, offese no”, “Chiedete scusa”, “Avete superato i limiti”.

I manifestanti hanno inoltre pregato e letto brani del Corano sulla Piazza federale, dove diversi oratori si sono succeduti alla tribuna esprimendosi, nella maggior parte dei casi, in arabo.

La libertà di espressione non deve essere un pretesto per offendere i musulmani, hanno dichiarato i promotori della manifestazione, che si è svolta pacificamente.

swissinfo e agenzie

Nel 2005, il quotidiano danese Jyllands-Posten, vicino ai partiti borghesi di governo, ha pubblicato 12 caricature di Maometto.

In seguito alla pubblicazione, rappresentanti diplomatici di diversi paesi musulmani hanno inoltrato delle proteste al governo danese, respinte dallo stesso primo ministro.

Nel gennaio scorso, anche una rivista norvegese ha pubblicato le vignette, seguita da diverse altre testate europee e alcune svizzere.

A inizio febbraio, numerose manifestazioni di protesta si sono svolte nei paesi musulmani, accompagnate in alcuni casi da atti di violenza, costati la vita a diverse persone.

Secondo il censimento 2000 della popolazione, in Svizzera risiedono circa 311’000 musulmani.
La maggioranza delle persone appartenenti a questa comunità provengono dai Balcani e dalla Turchia.
Nel 1990, il 2,2% della popolazione era di religione musulmana. Nel 2000, questa quota è salita al 4,3%.

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