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Duro colpo per gli studenti stranieri

Ogni anno tra 500 e 600 studenti provenienti dall'estero seguono i corsi organizzati a Friburgo Keystone

Le autorità accademiche sopprimeranno dal 2012 la loro partecipazione di 2,2 milioni di franchi ai corsi d'introduzione agli studi per gli stranieri, compresi gli svizzeri dell'estero. Trattative sono in corso per trovare un'alternativa.

Lo scorso autunno, il Segretariato di Stato per l’educazione e la ricerca (SER) e la Conferenza universitaria svizzera (CUS), che riunisce i dieci cantoni universitari, hanno deciso di chiudere i rubinetti dei finanziamenti per i Corsi d’introduzione agli studi universitari per gli stranieri (CIUS) a partire dal giugno del 2010, dopo aver sostenuto per oltre 20 anni gli studenti stranieri che volevano intraprendere una formazione accademica nella Confederazione.

Per la Fondazione dei CIUS e l’Oeuvre Saint-Justin di Friburgo, che nell’autunno del 2007 ha inaugurato un nuovo edificio destinato ad accogliere i 500-600 studenti che ogni anno arrivano nella città per prepararsi ad entrare in un’università svizzera, seguendo in particolare dei corsi intensivi di francese o tedesco, si tratta di un durissimo colpo.

Viste le proteste che si sono sollevate dopo questa decisione, la data è stata spostata al gennaio del 2012. Manfred Zimmermann, direttore dei CIUS, non capisce per quale ragione il SER abbia desistito, nonostante tutte le università abbiano sempre sostenuto questi corsi. Il segretario di Stato Mauro Dell’Ambrogio ha esercitato delle pressioni?

Ognuno per sé

«Dell’Ambrogio ha preso questa decisione poco dopo essere entrato in carica – afferma Manfred Zimmermann. Penso che i rettori delle università abbiano accettato la scelta perché non hanno i mezzi per colmare da soli il deficit che si viene a creare (2,2 milioni di franchi). Poi la CUS ha deciso a sua volta di sostenere la misura… È un affare politico».

Perché buttare nel cestino una formula che funziona da quasi 50 anni? Mauro Dell’Ambrogio riconosce che la decisione è stata molto difficile da prendere, ma spiega che gli imperativi della riforma di Bologna fanno sì che le università cerchino soprattutto di attirare studenti stranieri del livello master, piuttosto che di quello bachelor.

«Eventuali lacune potranno essere colmate nel corso degli studi presso l’università nella quale lo studente si è iscritto. Ogni accademia creerà un dispositivo appropriato, in funzione della sua strategia», scrive il segretario di Stato nella sua ultima newsletter.

A Manfred Zimmermann questa politica dell’ognuno per sé proprio non piace:«È completamente illogico, tanto più che secondo lo scenario 2009-2018 per le Alte scuole pubblicato dall’Ufficio federale di statistica, il numero di studenti di livello bachelor aumenterà in maniera più netta rispetto a quello degli studenti di livello master».

Privilegiare i privilegiati

La metà degli studenti toccati dal provvedimento proviene dai paesi emergenti, il 15% dai paesi in crisi, mentre gli svizzeri dell’estero rappresentano pure il 15% (addirittura il 20% quest’anno). La nuova politica «liberale» del SER avvantaggerebbe quindi coloro che già nel loro paese sono dei privilegiati.

È in ogni caso l’opinione dell’Organizzazione degli svizzeri dell’estero (OSE), che non nasconde la sua delusione: «Questa misura è discriminatoria, poiché i candidati provengono soprattutto da paesi che non hanno un buon sistema educativo e dove non vi è una scuola svizzera», osserva Arianne Rustichelli.

Secondo la portavoce dell’OSE, la decisione è assurda poiché condurrà a una decentralizzazione, mentre la tendenza attuale è piuttosto quella di centralizzare. «Inoltre questa misura va nel senso contrario della mobilità, elemento centrale del processo di Bologna».

Inoltre, la Confederazione e gli altri partner si erano impegnati dal 2002 a sostenere il progetto di costruzione della Cité Saint-Justin di Friburgo e ad accollarsi i relativi costi supplementari per l’affitto (500’000 franchi all’anno) fino al 2017. Manfred Zimmermann non è però preoccupato per questo aspetto, visto che i locali potranno facilmente essere riaffittati.

Opzione DSC?

Prima di compiere un simile passo, Zimmermann aspetterà però di conoscere la risposta del governo a due interpellanze parlamentari presentate in giugno. La prima è stata depositata dal consigliere agli Stati popolare democratico (e friburghese) Urs Schwaller, la seconda dalla consigliera nazionale socialista zurighese Jacqueline Fehr. Quest’ultima ha proposto in particolare che i CIUS siano finanziati dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione.

La risposta del Consiglio federale dovrebbe giungere durante la sessione parlamentare di marzo o al più tardi di giugno. «I nostri corsi costituiscono una forma di aiuto allo sviluppo, di integrazione degli stranieri e di aiuto umanitario. Tocca quindi alla Confederazione trovare una soluzione», conclude Manfred Zimmermann.

La DSC per il momento non rilascia commenti, ma fa notare che, a prima vista, i corsi di introduzione non fanno parte del suo mandato. «La DSC si impegna nel settore dell’educazione nei paesi partner del sud, in particolare cercando di rafforzare le strutture istituzionali. Le istituzioni svizzere possono beneficiare di un sostegno quando esiste un legame diretto con il nostro lavoro nei paesi partner», osserva la portavoce Nadine Olivieri Lozano.

I corsi, intanto, proseguiranno sino alla fine del 2011 e la fondazione ha avviato dei negoziati. «Alcune università sono interessate a proseguire la collaborazione – si rallegra Manfred Zimmermann. Contiamo in particolare sulla Conferenza universitaria della Svizzera occidentale, che riunisce Friburgo, Losanna, Ginevra, Neuchâtel, Berna e Basilea».

Isabelle Eichenberger, swissinfo.ch
(traduzione di Daniele Mariani)

I corsi d’introduzione agli studi universitari in Svizzera esistono dal 1962, sono dispensati a Friburgo e permettono ogni anno a 500-600 studenti provenienti da 70-80 paesi di prepararsi ad entrare in un ateneo elvetico.

I candidati agli esami d’ammissione sono degli svizzeri dell’estero (15%), nonché persone provenienti da regioni in crisi (15%) o da paesi emergenti (50%).

Dal 1988 sono sostenuti dal Segretariato di Stato per l’educazione e la ricerca (SER) e dalla Conferenza universitaria svizzera (CUS), che hanno creato una fondazione a tale scopo.

Il budget di 4,5 milioni è coperto nella misura del 40% dalle tasse scolastiche. Il resto è finanziato dalla fondazione, che riceve il 70% del budget dal SER e il 30% dai cantoni universitari.

Questi due partner hanno annunciato di volersi ritirare alla fine di gennaio del 2012. Se non saranno trovate soluzioni alternative, la fondazione sarà liquidata.

Per l’anno scolastico 2009-2010, si stima che il numero di studenti delle scuole universitarie svizzere sia progredito del 6,8% a 197’300.

La barriera delle 200’000 unità dovrebbe essere superata dal 2010.

Secondo le previsioni, tra il 2008 e il 2018, il numero di studenti dovrebbe crescere in una percentuale compresa tra il 16 e il 24%.

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