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Eccezionale scoperta a Davos

L'analisi di un pesce fossile, una vera impresa da certosino. SNF

Ricercatori zurighesi hanno identificato un pesce morto 230 milioni di anni fa.

Di una specie finora sconosciuta, il fossile è stato battezzato ‘Peltoperleidus obristi’, in onore del grande collezionista di fossili Christian Obrist.

La scoperta di questo pesce nelle Alpi grigionesi suscita un vivo interesse presso gli ittiologi di tutto il mondo.

“Per il canton Grigioni e per le Alpi, si tratta di una scoperta eccezionale”, spiega con entusiasmo Heinz Furrer, conservatore del Museo di paleontologia dell’Università di Zurigo.

L’esperto sa di cosa parla. Fu lui a esplorare il sito del Monte San Giorgio, tanto ricco in fossili marini da essere proposto per l’iscrizione al Patrimonio naturale mondiale dell’UNESCO.

Ma a Davos i ritrovamenti sono più rari. “Abbiamo fatto ricerche in questo sito fin dal 1989”, continua Heinz Furrer, “e sul centinaio di pesci che abbiamo trovato, la maggior parte sono di piccole dimensioni, non più di 4 o 5 centimetri di lunghezza”.

Solo eccezionalmente se ne possono trovare di più grandi, di 10 o 20 centimetri, o addirittura fino a quasi un metro.

Specie finora sconosciuta

Con i suoi pochi centimetri di lunghezza, a prima vista il Peltoperleidus obrisiti non ha nulla di eccezionale.

Tuttavia, dopo un esame minuzioso, Annette Herzog ha potuto constatare di essere in presenza di una specie ancora sconosciuta. “È una sensazione straordinaria, di veder qualcosa che nessuno ha mai visto prima”, confessa la trentaduenne ittiologa tedesca.

È stato grazie all’esame delle relazioni tra le diverse ossa del cranio, che si è potuto differenziare questo pesce dagli altri cinque tipi della sua specie già conosciuti.

“È un piccolo progresso per la scienza”, dichiara con modestia Annette Herzog. “Ma questo genere di scoperte ci permette di capire da dove derivano i pesci attuali”.

L’interesse della comunità scientifica per questa scoperta è stato immediato. “Adesso potremo confrontare questo pesce con altri, che sono stati scoperti sia sul Monte San Giorgio, sia in altre parti del mondo”.

Un lavoro a lunga scadenza

Vestigia di un’epoca in cui le Alpi non erano ancora emerse da terra, i fossili marini di Davos e del canton Ticino testimoniano l’esistenza di un mare che, allora, copriva una buona parte dell’attuale Europa.

Estrarre un fossile dalla roccia senza danneggiarlo è un vero lavoro da certosino. Tanto che a Davos i paleontologi hanno dovuto consacrare tre mesi di sforzi alla scoperta di un solo pesce.

Una volta ritagliato il prezioso lembo di roccia, ogni dettaglio è stato scrupolosamente disegnato e ingrandito. Solo in questo modo si può procedere all’esame e, in seguito, alla precisa classificazione.

Tuttavia, il fossile è piatto, ed è impossibile fornire una precisa descrizione dell’animale in tre dimensioni. “Sarebbe piuttosto una speculazione”, ammette Annette Herzog.

Quel che invece corrisponde perfettamente alla realtà, è che gli scavi paleontologici privati sono proibiti.

E ora gli scienziati approfittano di questa scoperta per ricordare ai dilettanti che qualsiasi fossile scoperto in Svizzera appartiene di diritto al cantone in cui è stato trovato.

Marc-André Miserez, swissinfo

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