Prospettive svizzere in 10 lingue

Ecologia industriale, il cerchio che si chiude

Nel quartiere delle Nazioni unite a Ginevra l'acqua del lago serve per climatizzare alcuni edifici picswiss.ch

L'industria che inghiotte risorse ed espelle rifiuti sta lentamente scomparendo. Al suo posto, un sistema che valorizza gli scarti e fa gli interessi di economia, ambiente e società.

Si chiama ecologia industriale, una disciplina ancora giovane che dal 2007 si potrà studiare alla Scuola di formazione continua del Politecnico e dell’Università di Losanna.

Un lungo autunno caldo, i ghiacciai che si sciolgono, le fonti d’energia fossile che si esauriscono: possiamo andare avanti così? No, a meno di giocarci il nostro futuro. La risposta sembra banale, eppure sono dovuti passare due secoli d’industrializzazione prima di rendersene conto e mettere in dubbio l’assunto cartesiano dell’umanità padrona della natura.

«La biosfera ci pone dei limiti e abbiamo tutto l’interesse a rispettarli se vogliamo assicurare la sopravvivenza del nostro sistema economico», spiega Suren Erkman, professore di geoscienze all’Università di Losanna.

È qui che entra in gioco l’ecologia industriale con la sua proposta di ripensare l’economia alla luce dei limiti imposti dall’ambiente. L’idea ha già qualche decennio, ma è solo negli anni Novanta che comincia a prendere piede, dopo la pubblicazione di un articolo nel quale due ricercatori americani si chiedono perché il nostro sistema industriale non dovrebbe funzionare come un ecosistema, dove i rifiuti di una specie possono diventare delle risorse per un’altra.

Corsi di contabilità fisica

Negli ultimi anni, diverse aziende hanno preso questa strada risparmiando energia e materie prime, producendo meno rifiuti e migliorando il loro impatto ambientale. Di queste innovazioni si è parlato ad inizio dicembre a Losanna, dove si è tenuta una Conferenza internazionale sull’ecologia industriale.

Il simposio è stato organizzato dall’Università e dal Politecnico di Losanna per inaugurare i corsi di formazione continua in ecologia industriale che le due scuole offriranno dal 2007. A giudicare dal numero e dall’eterogeneità delle persone intervenute alla conferenza, l’iniziativa suscita un notevole interesse. «È un approccio che piace perché è pratico e perché non riguarda più solo la difesa dell’ambiente, ma la sopravvivenza e lo sviluppo del sistema economico», spiega Erkman.

Losanna sembra essere il luogo ideale per corsi di formazione continua in ecologia industriale. «Nella regione sono concentrate competenze, basti pensare alla presenza di tutti gli esperti che si trovano nella vicina Ginevra e che lavorano per le Nazioni unite o alle associazioni non governative come il WWF».

I corsi tratteranno temi come la contabilità fisica, un approccio che sta prendendo piede in tutti i paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e che impone alle aziende, ma anche all’amministrazione pubblica, di non fare soltanto un bilancio delle entrate e delle uscite in termini di denaro, ma anche in termini di materia ed energia.

Il lago al posto del petrolio

In sostanza si tratta di dematerializzare le attività economiche, ovvero di ridurre contemporaneamente la quantità di materia immessa in un processo di produzione e la quantità di scarti che ne deriva. Altro cavallo di battaglia dell’ecologia industriale è il ricorso a fonti d’energia alternative a carbone, gas e petrolio.

Gli esperti la chiamano decarbonizzazione e almeno per quanto riguarda il riscaldamento e la climatizzazione degli edifici sta cominciando a prendere piede. Un esempio in questo senso è il progetto Lac-Nations della città di Ginevra. «Ci siamo chiesti perché diavolo sprecare preziosa energia fossile, che permette di arrivare a temperature altissime, quando nelle case servono acqua calda a 60 gradi e una temperatura dei locali di 20–27 gradi», ha spiegato alla Conferenza di Losana Rémy Beck, uno dei responsabili del progetto ginevrino. La risposta a questa domanda è stata sfruttare l’acqua del lago per far funzionare il sistema di climatizzazione del quartiere in cui risiedono le organizzazioni internazionali e per alimentare le fontane.

«L’obiettivo dell’ecologia industriale non è quello di demonizzare le fonti d’energia fossile che sono state e continuano ad essere di grandissima utilità », commenta Suren Erkman. «Dobbiamo però renderci conto che il loro uso sconsiderato pone dei problemi e che i giacimenti prima o poi si esauriranno». Serve dunque un cambio di mentalità, perché se «nel campo dei trasporti non ci sono ancora alternative valide al petrolio, per la climatizzazione degli ambienti le cose non stanno più così. In paesi come la Svizzera è un più un problema d’inerzia che di fattibilità: ci si è abituati in un certo modo ed adattarsi costa fatica».

I nuovi corsi di ecologia industriale della Scuola di formazione continua di Losanna, spera Erkman, diffonderanno l’abitudine di «vedere i limiti che ci pone l’ambiente non come un ostacolo, ma come un’opportunità d’innovazione e sviluppo tecnologico».

swissinfo, Doris Lucini, Losanna

Il primo passo concreto verso un nuovo approccio all’ambiente da parte della società industriale è stato fatto nel 1987 con la pubblicazione del rapporto Brundtland. Il rapporto prende il nome dall’allora presidente della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo Gro Harlem Brundtland.

Intitolato «Il futuro di tutti noi», il rapporto definì il concetto di sviluppo sostenibile, uno sviluppo «che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri».

La nascita vera e propria dell’ecologia industriale avviene nel 1989 con la pubblicazione di un articolo di R. Frosch e N. E. Gallopoulos sull’American Scientific. Nell’articolo si proponeva di considerare i sistemi industriali come se fossero degli ecosistemi e di passare da un processo di produzione lineare che vede le risorse e i capitali attraversare il sistema per poi lasciarlo come rifiuti ad un sistema a circuito chiuso dove i rifiuti diventano input per nuovi processi.

In Svizzera l’ecologia industriale fa ormai parte dell’offerta d’insegnamento delle università. Particolarmente profilati in questo campo sono i due politecnici federali di Losanna e Zurigo.

Il programma di formazione continua in ecologia industriale messo a punto dal Politecnico e dall’Università di Losanna rappresenta una prima, perché fino ad oggi mancavano dei corsi pensati per le persone attive professionalmente.

Altro attore chiave in questo campo è il Consiglio mondiale delle imprese per lo sviluppo sostenibile (WBCSD), che ha sede a Ginevra. Si tratta di un’associazione alla quale hanno aderito 180 grandi aziende alla ricerca di nuove idee e nuove tecnologie per migliorare il loro bilancio ambientale ed economico.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR