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A Parigi, l’epilogo del “processo della Svizzera” è vicino

Ex numero tre di UBS AG, Raoul Weil rischia 18 mesi di carcere con la condizionale e 300'000 euro di multa. Copyright 2018 The Associated Press. All Rights Reserved.

Dopo una maratona giudiziaria durata tre anni, il 13 dicembre la Corte d'appello di Parigi emetterà la sua decisione sulla disputa tra UBS e lo Stato francese. La banca svizzera rischia di essere chiamata pesantemente alla cassa per saldare i conti di un sistema di evasione fiscale applicato in passato.

Raoul Weil, Dieter Kiefer, Olivier Baudry e Philippe Wick erano responsabili, con qualche altro, della gestione della fortuna internazionale di UBS. Erano gli anni 2000, anni in cui il segreto bancario elvetico godeva ancora di ottima salute ed era un rifugio sicuro.

Oggi, questi ex dirigenti di UBS potrebbero scrivere dei libri sulla giustizia francese. Fino al 2018, li vedevamo spesso in coda davanti al gigantesco e nuovissimo tribunale di Parigi, disciplinati e ligi al dovere come si confà a dei cittadini svizzeri. Dovevano difendersi contro l’accusa di fornitura illecita di servizi finanziari a domicilio e riciclaggio aggravato del provento di frode fiscale. Capi d’accusa mossi anche nei confronti della casa madre, l’UBS.

Nel marzo 2021, tre anni più tardi, sono di nuovo lì per la sentenza d’appello, un po’ spaesati, ma vestiti di tutto punto, con giacca e cravatta, nel vecchio Palais de la Cité, nell’aula del tribunale dove fu processato il maresciallo Pétain nel 1945. E il settembre scorso, rieccoli a quello che doveva essere l’atto finale. Invece, il verdetto viene rimandato a dicembre perché un giudice è ammalato.

Fine della maratona? Il 13 dicembre, la Corte d’appello deciderà se condannare la banca e quale multa dovrà pagare. Il ministero pubblico ha chiesto “almeno” due miliardi di euro di ammenda, a cui si aggiungono un miliardo di euro di risarcimento danni a favore dello Stato francese. E per i quattro imputati svizzeri: 18 mesi di prigione sospesi e 300mila euro di multa per Raoul Weil, ex numero tre di UBS SA, assolto in prima istanza; 18 mesi di prigione sospesi e 300mila euro di multa per Dieter Kiefer, ex capo della divisione Europa occidentale di UBS; 12 mesi di reclusione sospesi e 300mila euro di multa per Philippe Wick e Olivier Baudry, ex capi della divisione France International di UBS.

“Il processo della Svizzera”

Nel 2012, il giornalista Antoine Peillon rivela nel suo libro “Ces 600 milliards qui manquent à la France” (Ed. du Seuil, Questi 600 miliardi che mancano alla Francia) le presunte pratiche fraudolente di UBS in Francia. Informato dai dipendenti della filiale francese della banca, Antoine Peillon descrive come l’UBS avvicinava i facoltosi clienti, “strangolati” dalle autorità fiscali francesi, invitandoli a concerti, partite a golf e battute di caccia. E così, scoppia lo scandalo.

L’accusa dei giudici inquirenti: fornitura illecita di servizi finanziari a domicilio e riciclaggio aggravato del provento di frode fiscale. Nel 2018, gli imputati si giustificano ricordando che il segreto bancario era ancora in vigore in quel periodo. “Dopo cinque anni di indagini e cinque settimane di processo, il pubblico ministero è riuscito a individuare solo tre nomi di clienti dell’UBS accusati di frode fiscale”, evidenzia Jean Veil, l’avvocato di UBS. “È la Svizzera ad essere sotto processo. Visto che non si può perseguire penalmente uno Stato, ci si è lanciati in questa battaglia legale”.

La corte non ha apprezzato, a quanto pare, la difesa un po’ troppo sicura e baldanzosa degli avvocati di UBS. In prima istanza, la banca è stata multata per la cifra record di 3,7 miliardi di euro (3,9 miliardi di franchi), a cui si sono aggiunti 800 milioni di euro di risarcimento e interessi. Una cifra enorme anche per il gestore patrimoniale più grande al mondo.

Periodo elettorale poco favorevole? 

In appello, l’UBS ha cambiato avvocato che ha seguito una linea di difesa meno “politica”. L’accusa ha ridotto la multa a due miliardi di euro. Com’è stata calcolata questa cifra? Tra il 2008 e il 2015, quando il segreto bancario svizzero cede sotto la pressione internazionale, circa 4’000 clienti francesi di UBS si rivolgono al fisco francese per mettere in regola la loro situazione fiscale. Lo Stato recupera così 3,7 miliardi di euro. Tuttavia, tra i due processi, la Corte di cassazione ha specificato che in questi casi la base di calcolo dovrebbe essere l’importo delle tasse evase e non l’importo totale dei fondi nascosti.

I giudici sposeranno l’atto d’accusa della procura? “Questo periodo elettorale non è probabilmente molto favorevole a UBS”, indica un esperto del mondo bancario elvetico. “Nello stesso tempo, alla giustizia francese piace dimostrare la propria indipendenza”. 

“Qui non si tratta di mettere in dubbio la decisione dei magistrati francesi”, scrive il giornalista Richard Werly nel quotidiano svizzero-francese Le Temps, ricordando che bisogna però “guardare in faccia la realtà. I giudici hanno una grande responsabilità: non devono pronunciarsi solo sul caso UBS, bensì spiegare la morale della storia, scrivendo la parola fine a un sistema di evasione fiscale iniziato negli anni ’30 in Francia”. 

Profitti record per UBS

Anche se la multa sarà salata, UBS la digerirà senza troppi problemi. “Dall’inizio dell’anno, UBS ha già realizzato profitti per 5,5 miliardi di franchi. Il 2021 sarà senza dubbio uno dei migliori anni dalla crisi finanziaria del 2007-2008”, indica il giornalista Yves Genier, autore della pubblicazione “La fine del segreto bancario”.

L’immagine dell’UBS verrà scalfita? “Forse in Francia, ma non altrove. E poi il caso si occupa di acqua passata”, aggiunge Yves Genier. Il giornalista che ha appena pubblicato il libro “Scandale chez Crédit Suisse. Quand les banques perdent la tête!” (Éditions Attinger, Scandalo presso il Crédit Suisse. Quando le banche perdono la testa!), non crede che l’UBS verrà completamente scagionata visto che “si sono raccolte prove su una parte dei fatti di cui è accusata la banca”.



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