Prospettive svizzere in 10 lingue

Alle città svizzere manca un “intermediario istituzionale” per farsi sentire

Foto edificio e orti
In Svizzera, città e campagna sono spesso a due passi l'una dall'altra, ma il divario è sovente importante sul piano politico. © Keystone / Martial Trezzini

Dall'elezione di due nuovi membri del Consiglio federale, il 7 dicembre, il contrasto tra campagna e città si è riacceso nella Confederazione. Quasi assente dal Governo, la Svizzera urbana è a rischio senza una rappresentanza ai più alti livelli statali?

In un discorso pronunciato in occasione della Festa nazionale del Primo di agosto 2021, il presidente dell’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista), il ticinese Marco Chiesa, si è scagliato contro le grandi città del Paese come Zurigo, Basilea, Ginevra e Losanna, da decenni guidate da una maggioranza di sinistra (Partito socialista e Verdi). Aveva lanciato un avvertimento: “Dichiariamo guerra a questa sinistra moralizzatrice che detta agli altri come vivere e pensare”.

Sembra che sia stato accontentato a inizio dicembre, quando la socialista Eva Herzog, di Basilea, si è fatta soffiare il posto in Consiglio federale dalla collega di partito Élisabeth Baume-Schneider, di Breuleux, un borgo di un migliaio di anime nelle Franches-Montagnes, distretto rurale del Canton Giura. Prima dell’elezione, Baume-Schneider non aveva esitato a far leva sulle  sue origini per cercare di convincere la maggioranza dell’Assemblea federale.

Uno scenario quasi identico si è verificato alla destra dello scacchiere politico, dove il cittadino di Zurigo e membro dell’UDC Hans-Ueli Vogt non ha rappresentato un ostacolo  all’elezione di Albert Rösti, di famiglia contadina e abitante della località di Uetendorf (popolazione: 5’800), nel Canton Berna.

Il Consiglio federale dello 0,5% della popolazione

Risultato: solo due città di media importanza possono ancora vantarsi di una rappresentanza nel Governo federale: Briga, nell’Alto Vallese, 13’000 abitanti, è patria della responsabile dell’esercito, la centrista Viola Amherd. Wil, nel Canton San Gallo, con una popolazione di poco meno di 25’000 abitanti, è dove vive la consigliera federale del Partito liberale radicale (PLR, destra) Karin Keller-Sutter, che ha in mano il Dipartimento delle finanze.

Gli altri membri del Governo abitano in campagna. Il presidente della Confederazione, Alain Berset, è domiciliato nel comune friburghese di Belfaux (3’200 abitanti). Il capo della diplomazia, Ignazio Cassis, a Montagnola (2’000), in Ticino. Guy Parmelin è di Bursins, nel Canton Vaud, villaggio di 800 abitanti.

Se si contassero solo i comuni di domicilio, i consiglieri e le consigliere federali rappresenterebbero circa 50’000 persone, ovvero poco più dello 0,5% della popolazione svizzera (8,9 milioni). È poco in un Paese in cui quasi tre quarti della popolazione vivono in zone urbane, secondo l’ultimo censimento dell’Ufficio federale di statistica.

Le città hanno perso il peso che i dati demografici dovrebbero conferire? Nel Municipio di Zurigo, città più grande del Paese, con oltre 440’000 abitanti, ci si lamenta che “la Costituzione garantisce ai Cantoni il diritto di essere ascoltati, mentre le città e i Comuni continuano a svolgere un ruolo secondario”. Anche se l’articolo 50 della Costituzione federale obbliga da 20 anni la Confederazione a tenere in considerazione la situazione particolare delle città, “questo resta insufficiente”, sostiene la sindaca di Zurigo Corine Mauch. “Il fatto che, nella sua composizione attuale, nessun esponente del Consiglio federale provenga da una grande città è problematico”, aggiunge.

Città sfavorite. Davvero?

In una prospettiva storica, tuttavia, le città sarebbero invece sovra-rappresentate nel Consiglio federale. Secondo un conteggio realizzato da due politologhe e un politologo dell’Università di Berna, apparso di recente sul quotidiano bernese Der Bund, sui 52 membri del Governo che hanno – o hanno avuto – un mandato dal 1960 (ovvero dall’introduzione della cosiddetta “formula magica” che regola la ripartizione dei seggi tra i principali partiti) i e le rappresentanti delle grandi città sono nettamente in vantaggio.

“Mentre il 17% della popolazione vive in agglomerati con più di 50’000 abitanti, la loro rappresentanza complessiva alla testa dello Stato raggiunge il 34%”, scrivono Alina Zumbrunn, Hans-Peter Schaub e Rahel Freiburghaus. Inoltre, la Svizzera non può essere suddivisa in grandi città e campagna. Il Paese è fatto anche di cittadine e comuni di agglomerazione, sottolineano. Tra questi figura per esempio Belfaux, patria dell’attuale presidente della Confederazione.

>>>In Svizzera la popolazione vive spesso a cavallo tra campagna e città:

Altri sviluppi
chalet

Altri sviluppi

Dove si incrociano trattori e monopattini elettrici

Questo contenuto è stato pubblicato al Molte persone in Svizzera vivono in aree che coniugano l’aspetto rurale e quello urbano. Viaggio a Bulle, “città di campagna”.

Di più Dove si incrociano trattori e monopattini elettrici

Divario città-campagna in progressione

Un fenomeno si è comunque ampliato: il divario tra città e campagna durante le votazioni federali ha preso ormai il sopravvento su quello tra regioni linguistiche (Röstigraben).  “Anche se è esagerato di parlare di una frattura che minaccia la coesione nazionale, bisogna constatare che eletti ed elette delle città fanno fatica a far passare le loro idee, spesso più progressiste, quando si tratta di temi legati alla modernizzazione della società, alla politica europea e all’immigrazione”, sottolinea Pascal Sciarini, rettore del dipartimento di scienze sociali all’Università di Ginevra e analista politico, che ha spulciato i risultati delle votazioni federali degli ultimi trent’anni.

È successo anche di recente, nel 2021, quando il popolo ha respinto al 51,6% la legge sul CO2 e l’introduzione di tasse per lottare contro il riscaldamento climatico. Le principali città elvetiche (come Zurigo, Basilea o Ginevra) hanno ampiamente sostenuto il testo, osteggiato nelle zone rurali.

Secondo Sciarini, la divisione città-campagna sarebbe più netta nella Svizzera tedesca che in quella francese. “La situazione è particolarmente evidente nel Canton Zurigo, in cui l’elettorato vota sempre a sinistra in città e sempre UDC nelle campagne”, indica il politologo. Lo stesso succede nel Canton Berna, dove l’UDC, discendente del vecchio Partito dei contadini, ottiene risultati di gran lunga migliori nell’hinterland rispetto a quanto accada a Berna o a Bienne.

>> Nonostante tutto, il divario città-campagna in Svizzera è meno profondo rispetto ad altri Paesi.

Altri sviluppi

“Alle città, che condividono una base di valori comuni, manca soprattutto un intermediario istituzionale per far passare proposte e messaggi, ma il tessuto urbano non è in pericolo”, sostiene Sciarini.

L’esperto ricorda l’idea lanciata negli anni Novanta dall’ex sindaca di Losanna Yvette Jaggi, la quale difendeva un’urbanità politica e aveva proposto di sostituire il Consiglio degli Stati (Camera alta del Parlamento) con un Consiglio delle città. Già allora parlava del divario sinistra-destra di città e campagne e della “diffidenza” nei confronti delle prime. Sosteneva anche che ci fosse “un’insufficiente rappresentanza politica” delle città.

Interpellato a metà gennaio dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ), il presidente dell’Unione delle città svizzere, Anders Stokholm, ha messo in guardia contro questo divario. “Dato che i due terzi della popolazione vivono in zone urbane e che ciò non si riflette in Parlamento, bisogna trovare al più presto delle voci da zone che hanno del peso”, ha sottolineato.

Il ritorno del doppio mandato?

Secondo lui, questo sarebbe possibile permettendo che i membri degli esecutivi municipali possano essere anche parlamentari federali, che a loro volta eleggono il Consiglio federale. In numerose città il doppio mandato non è o non è più autorizzato. “Le nostre città si sono indebolite da sole”, si rammarica Stokholm.

A Zurigo, il Municipio non sarebbe contrario a un ripristino del doppio mandato a livello cantonale e nazionale per ridare peso alle competenze e alla rappresentanza delle città. Ma non si fa illusioni. “La città di Zurigo di recente ha voluto revocare il divieto, ma il Parlamento ha rifiutato”, spiega Corine Mauch.

Senza sottovalutare la forza potenziale del doppio mandato, Sciarini sostiene che una volta elette in Governo, le persone “generalmente difendono gli interessi della collettività”, non quelli della propria regione d’origine.

A cura di Samuel Jaberg

Traduzione: Zeno Zoccatelli

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR